2.1 Lo studio dei classici e la fede cristiana
Conosciuto soprattutto come umanista e teologo, Erasmo | ▶ L’AUTORE, p. 96 | occupa un posto di spicco anche nella storia della pedagogia, tanto che la sua influenza sul pensiero educativo europeo è incalcolabile. Nella sua concezione pedagogica si intrecciano i tre motivi dominanti della sua vasta produzione letteraria: fede cristiana, cultura classica e concordia universale. Animato da una profonda sensibilità religiosa, Erasmo mira a una sintesi armonica tra cristianesimo e Umanesimo, in quanto crede che solo attraverso un autentico rinnovamento culturale si possa attuare una vera riforma dei costumi.La cultura a cui guarda Erasmo si fonda sull’amore per le ▶ bonae litterae, che va coltivato sin dalla più tenera età, insieme all’autonomia di giudizio e a una religiosità vissuta interiormente. Egli si scaglia contro le metodologie di insegnamento tradizionali, che trova distanti enormemente da questo modello educativo, e ne smaschera tutte le nefande conseguenze nelle pungenti pagine che riserva ai grammatici pedanti nell’Elogio della follia (1511).
Per Erasmo lo studio deve cominciare dalla grammatica latina e greca perché tutto quanto c’è di buono in circolazione è stato scritto in queste due lingue. Consiglia alcuni manuali di grammatica, ma è convinto del fatto che sia del tutto inutile tormentare i ragazzi con cavillosi studi grammaticali perché le lingue si apprendono praticandole nella conversazione. Infatti, nel De ratione studii ac legendi interpretandique auctores, scritto nel 1497, afferma:
appena insegnati i primi elementi preferirei che il bambino fosse subito avviato all’abitudine della conversazione […] e che approfittasse anche dei giuochi […] il maestro lodi gli allievi quando dicono qualcosa di esatto, e li corregga quando sbagliano. Così si abitueranno a discorrere con la massima attenzione e cura, e baderanno di più al precettore quando parla. Sarà anche utile che, con piccoli premi e pene, vengano ridotti a correggersi a vicenda […]. Né sarà inopportuno proporre ai fanciulli come delle formule perché di certi discorsi si servano nel giuoco.
Erasmo, De ratione studii ac legendi interpretandique auctores, in E. Garin, L’educazione in Europa 1400-1600, Laterza, Bari 1957, pp. 166-67.