FINESTRE INTERDISCIPLINARI - La società ideale: Moro e Campanella a confronto

FINESTRE INTERDISCIPLINARI – Pedagogia & Letteratura

LA SOCIETÀ IDEALE: MORO E CAMPANELLA A CONFRONTO

L’isola di Utopia

Grande amico di Erasmo,Thomas More, italianizzato Tommaso Moro (Londra 1478-1535), rappresenta una delle voci più autorevoli del mondo culturale inglese. Insignito di importanti incarichi politici, tra i quali quello di Lord cancelliere di Enrico VIII, viene condannato a morte dallo stesso re per il suo rifiuto di disconoscere l’autorità del papa e di accettare l’Atto di Supremazia, con il quale Enrico VIII si staccò dalla Chiesa di Roma e diede vita alla Chiesa anglicana.

A lui si deve l’invenzione del termine utopia (dal greco ou-tópos, letteralmente “non luogo”), che corrisponde al titolo della sua opera più nota, nella quale descrive il sistema politico di una società ideale impiantata in un’isola immaginaria, denominata per l’appunto Utopia. L’opera è pubblicata per la prima volta nel 1516 e inaugura un vero e proprio genere letterario, destinato alla descrizione di sistemi sociali, politici e religiosi che non trovano riscontro nella realtà e sono proposti come modelli.

Moro immagina per Utopia una repubblica perfetta, nella quale sono state varate riforme innovative, che permettono la convivenza felice e pacifica per gli uomini e che egli vorrebbe applicate anche nella società inglese del suo tempo. I beni sono in comune e distribuiti secondo i bisogni, il lavoro è un dovere esercitato da tutti e tutti i mestieri sono svolti dagli abitanti a rotazione, le cariche politiche sono elettive e vige la libertà religiosa. In questa società armonica e pacifica vige un sistema educativo fondato sull’osservazione e l’esperienza, in cui non si disdegnano le attività manuali e tutti apprendono un mestiere. Nell’opera Moro propone una visione diversa di Umanesimo, che non esalta solo il sapere come alimentazione della libertà, ma rivaluta anche il lavoro come attività degna di un uomo libero che vuole essere parte di un mondo giusto e retto.

La Città del Sole

All’interno del filone della letteratura utopistica si colloca La Città del Sole di Tommaso Campanella. L’opera si situa cronologicamente tra l’Utopia di Moro e la Nuova Atlantide di Bacone. È redatta nel 1602, rimaneggiata nel 1611 e pubblicata a Francoforte nel 1623 in latino. L’autore è un domenicano calabrese, poeta e filosofo, che aspira a riformare il mondo. In conflitto con le autorità religiose e politiche, Tommaso Campanella (Stilo 1568-Parigi 1639) finisce più volte in carcere e in carcere scrive la sua opera più nota: La Città del Sole.

Il testo manca della carica ironica che caratterizza lo scritto di Moro e, a differenza dell’umanista inglese, Campanella assegna alla religione un valore assoluto: da essa fa discendere il sentimento di bene comune e lo stesso assetto politico del mondo immaginario. La vita in questo luogo ideale è tratteggiata attraverso un racconto narrato da un ammiraglio genovese al Gran Maestro degli ospitalieri. La città è situata su un colle, circondato da sette ordini di mura, ciascuno dedicato a uno dei sette pianeti. Alla sommità del colle si trova un tempio dedicato al Sole. La comunità è retta dal Metafisico, che nella lingua del posto si chiama Sole; costui è affiancato da tre ministri: Pon (Potestà), che presiede alle questioni militari; Sin (Sapienza), che si occupa dell’istruzione e della cultura; e Mor (Amore), che sovraintende alla generazione e all’educazione della prima infanzia. Anche nella Città del Sole, come in Utopia, tutti i beni sono in comune e l’educazione dei giovani è pubblica: si insegna tutto a tutti e le arti meccaniche hanno la stessa dignità delle arti liberali. Anche in questo sistema formativo si privilegia l’esperienza diretta rispetto al sapere libresco e i “solari”, nome degli abitanti della città, sono indirizzati verso diversi percorsi educativi, a seconda delle capacità individuali.

Due società ideali a confronto

Sia nel disegno utopico di Moro sia in quello di Campanella si anticipa l’idea di un comunismo in cui assistiamo a una valorizzazione del contatto diretto con la realtà e dell’azione umana nel suo complesso. Però, se nella città di Moro si pratica la libertà religiosa, in quella di Campanella tutto è retto da una teocrazia di saggi e dotti, coordinata da una sorta di supremo capo sacerdotale, il Metafisico, il Sole.

Entrambi i progetti sono frutto della sensibilità e del vissuto personale degli autori e vanno letti alla luce del particolare contesto storico in cui sono elaborati: l’Inghilterra di Enrico VIII da una parte, che matura la spaccatura con la Chiesa cattolica, e l’Italia post-tridentina dall’altra, che vuole riaffermare l’autorità suprema del papato.

I colori della Pedagogia - volume 2
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