T1 - Ugo di San Vittore, Le arti liberali e la filosofia

PAROLA D’AUTORE

|⇒ T1  Ugo di San Vittore

Le arti liberali e la filosofia

In questo brano, tratto dal secondo libro del Didascalicon, Ugo di San Vittore espone la sua idea di sapere, operando una distinzione precisa tra disciplina e arte e assegnando un ruolo fondamentale alla filosofia.

Alcuni ritengono che il vero scopo delle arti liberali sia sempre identico: esse si propongono tutte il fine di ripristinare la nostra somiglianza con Dio. Ciò che per noi è perfezione della forma, in Dio è realtà sostanziale: quanto più ci conformiamo alla perfezione divina, tanto più diventiamo sapienti. Allora comincia a brillare di luce in noi ciò che è sempre splendente nell’intelligenza di Dio e quel bene che entra in nostro possesso in modo transitorio, permane in Lui in modo immutabile1.

In altro modo si definisce la filosofia come arte delle arti e disciplina delle discipline, nel senso che ad essa sono finalizzate tutte le arti e tutte le discipline. Arte può essere detta ogni particolare forma di sapere che si basa su specifiche regole e norme, come ad esempio l’arte della scrittura; per disciplina s’intende un sapere completo, come quello che si esprime in un insegnamento dottrinale. Si dice pure arte quando la trattazione concerne un oggetto verosimile e opinabile; si dice disciplina, invece, quando la trattazione concerne un argomento che viene spiegato con ragionamenti esatti e che non può essere interpretato in modo diverso. Platone e Aristotele hanno riscontrato appunto queste distinzioni tra arte e disciplina. Sotto un altro aspetto si può chiamare arte quel sapere che ha come proprio oggetto qualche materiale corporeo e che si esplica in un modo di operare su di esso, come ad esempio avviene nell’architettura; si dice invece disciplina quel sapere che si fonda sulla speculazione intellettuale e si sviluppa nel solo ragionamento, come avviene ad esempio nella logica2.

La filosofia può essere ancora definita meditazione della morte, ed in questo senso conviene particolarmente ai cristiani che, disprezzando le seduzioni del mondo, conformano la loro esistenza nella vita presente a quella della futura patria dei cieli con un comportamento morale adeguato.

Con altra definizione la filosofia è detta disciplina che ha come proprio oggetto di indagine tutte le cose divine ed umane e che svolge tale compito con ragionamenti persuasivi; in tale accezione tutti gli studi teorici rientrano nell’ambito della filosofia, ma non ogni attività esecutiva: soltanto nel senso che è stato sopra spiegato la filosofia si estende universalmente a tutto ciò che esiste3.

Rispondi
1. Qual è il fine delle arti liberali secondo Ugo di San Vittore?
2. Che tipo di distinzioni stabilisce illustrando i concetti di arte e disciplina?
3. Quali definizioni di filosofia fornisce l’autore?

 >> pagina 54

|⇒ T2  Bonaventura da Bagnoregio

Le tappe dell'ascesa a Dio

Nell’Itinerarium mentis in Deum Bonaventura rilegge da teologo il miracolo delle stimmate ricevute da Francesco d’Assisi sul monte della Verna. Nelle sei ali del serafino apparso a san Francesco egli individua le sei tappe che conducono l’uomo alla contemplazione di Dio. Nel brano che segue il teologo francescano si sofferma sulle tappe principali dell’ascesa verso Dio.

Dato che la beatitudine consiste soltanto nella fruizione del sommo Bene, ed il sommo Bene è una realtà trascendente rispetto a noi, nessuno può pervenire alla beatitudine se non si eleva al disopra di se stesso, non in senso fisico, ma in virtù di uno slancio del cuore. D’altra parte, non ci possiamo elevare al disopra di noi se una forza a noi superiore non ce lo consente. Infatti, per quanto ci disponiamo interiormente a questa ascesa, a nulla serve tutto ciò se non ci soccorre l’aiuto di Dio. Ora, l’aiuto di Dio soccorre coloro che lo invocano di tutto cuore, con umiltà e devozione1. […]

Così pregando, siamo illuminati in modo da conoscere le tappe dell’ascensione a Dio. Infatti, per noi uomini, nella nostra attuale condizione, l’intera realtà costituisce una scala per ascender a Dio. […] Di conseguenza, per pervenire alla considerazione del primo Principio, che è puro spirito, eterno e trascendente, è necessario che passiamo prima attraverso la considerazione delle sue vestigia che sono corporee, temporali ed esterne a noi, e questo significa essere condotti sulla via di Dio. È necessario, poi, che rientriamo nella nostra anima che è immagine di Dio, immortale, spirituale ed in noi, e questo significa entrare nella verità di Dio. È necessario, infine, che ci eleviamo a ciò che è eterno, puro spirito e trascendente, fissando con attenzione lo sguardo sul primo Principio, e questo significa allietarsi nella conoscenza di Dio e nell’adorazione della sua maestà2. […]

A queste tre tappe progressive corrispondono, nella nostra anima, tre diversi modi secondo cui essa considera le cose. Il primo si volge alle realtà corporee, esterne a noi, ed è chiamato animalità o sensibilità; con il secondo, si volge a se stessa, senza uscire da sé, ed è detto spirito; con il terzo, che è detto mente, l’anima si volge alle realtà che la trascendono. A partire da tutte queste cose, l’anima deve prepararsi ad ascendere a Dio […]; in ciò consistono la perfetta osservanza della Legge e, insieme, la sapienza cristiana.

Rispondi
1. Quale strumento, secondo Bonaventura, favorisce l’ascesa a Dio?
2. Quali sono le tappe principali di tale ascesa?
3. In cosa consiste la sapienza cristiana per Bonaventura?

 >> pagina 55

|⇒ T3  Tommaso d’Aquino

L’inventio e la doctrina

Nella Questione 117 (art. 1) della Somma teologica san Tommaso espone la sua teoria sulla conoscenza e opera una precisa distinzione tra la scienza acquisita con ricerca personale (inventio) e quella acquisita per mezzo dell’insegnamento (doctrina).

Ora, la scienza può essere acquisita dall’uomo, sia mediante un principio intrinseco, come è evidente nel caso di chi acquista la scienza con la propria ricerca personale; sia mediante un principio estrinseco, come nel caso di chi va a scuola. Infatti è innato in ciascun uomo un principio di scienza, e cioè il lume dell’intelletto agente, per mezzo del quale fin da principio vengono subito conosciuti naturalmente alcuni principii universali di tutte le scienze. Quando perciò uno applica codesti principii universali agli oggetti particolari, di cui ha ricordo o esperienza per mezzo dei sensi, acquista la scienza di ciò che ignorava con la propria ricerca personale, procedendo dal noto all’ignoto. Analogamente, qualsiasi insegnante porta il discepolo a conoscere quello che ignorava, facendolo partire da quello che già sapeva; secondo appunto il detto del Filosofo [Aristotele]: «Ogni dottrina e ogni disciplina si acquistano partendo da una cognizione preesistente»1.

Ora, il maestro porta il discepolo alla cognizione di ciò che ignora, partendo dalle cose conosciute, in due modi. Primo, proponendo gli aiuti e sussidi adatti al suo intelletto per l’acquisto della scienza: come quando per esempio, gli propone delle proposizioni meno generiche e universali che il discepolo è chiamato a giudicare con nozioni già possedute; o come quando gli porta degli esempi sensibili, analoghi o contrari, oppure altre cose del genere, per mezzo delle quali l’intelletto dello scolaro è guidato quasi per mano alla conoscenza delle verità che ignora. Secondo, corroborando l’intelletto dell’alunno; non già mediante una virtù attiva quasi di natura superiore, analoga a quella degli angeli illuminati, […] perché tutti gli intelletti umani sono di un medesimo grado nell’ordine naturale; ma mostrando la connessione esistente tra i principii e le conclusioni all’alunno, il quale forse non avrebbe da se stesso tanta capacità dialettica da dedurre le conclusioni dai principii. Per questo Aristotele chiama la dimostrazione «il sillogismo che fa apprendere!»2. Allo stesso modo chi dà una dimostrazione fa apprendere il suo discepolo.

Rispondi
1. Quali sono le principali vie di acquisizione della conoscenza secondo san Tommaso?
2. Con quali modalità il maestro può guidare il discepolo alla conoscenza in atto?
3. Quale percorso conoscitivo è indicato da Aristotele come «il sillogismo che fa apprendere»?

I colori della Pedagogia - volume 2
I colori della Pedagogia - volume 2
L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane