1 - Comenio e l’educazione universale

1. Comenio e l’educazione universale

1.1 L’educazione per tutti

Teologo, pedagogista, filosofo, scrittore e educatore, Comenio ▶ L’AUTORE, p. 173 |, è una delle personalità più rilevanti del Seicento ed è considerato il padre della pedagogia moderna. Il motivo di fondo della concezione pedagogica di Comenio va rintracciato nella sua concezione della condizione umana, che egli mutua direttamente dalla spiritualità del  movimento hussita, cui apparteneva.

Per Comenio l’uomo è un essere “decaduto” ed è chiamato, attraverso l’educazione, a recuperare la propria integrità originaria, come condizione del suo ritorno a Dio (salvezza).

L’intervento educativo si esplica in due momenti fondamentali:

  • uno negativo, finalizzato alla soppressione dei danni provocati dal peccato originale;
  • uno positivo, indirizzato alla riabilitazione dell’uomo, che deve essere messo in grado di adempiere responsabilmente ai suoi compiti nei riguardi di Dio, delle cose e degli uomini.

La riforma dell’individuo diviene, pertanto, strumento per attuare la restaurazione dell’armonia dell’universo.

Da queste premesse discende il principio del «tutto a tutti». Nell’introduzione della parte più squisitamente pedagogica della Consultazione universale sulla riforma degli affari umani, la  Pampaedia (“educazione universale”), Comenio afferma che si deve aspirare a che:

tutti gli uomini siano dediti alla cultura, alla cultura universale, alla cultura solida, che li trasformi veramente in uomini nuovi, secondo la vera immagine di Dio.

Comenio, Pampaedia, trad. di P. Cammarota, Armando, Roma 1993, p. 20.

Nel progetto educativo di Comenio la diffusione del sapere universale (▶ pansophia) è legata a doppio filo con la rinascita dell’umanità. È necessario educare tutti gli uomini intorno a tutte le cose per attuare il rinnovamento morale e religioso della società, per stabilire la pace tra i popoli e realizzare la riforma politica dell’Europa, un’esigenza questa che egli avvertiva in modo acuto anche per le traversie subite in seguito alle vicende della Guerra dei Trent’anni ▶ APPROFONDIAMO, p. 174 |.

L’ideale pansofico del sapere di Comenio richiede la ricomposizione della sapienza cristiana e il superamento dei contrasti politico-religiosi. Da qui discende l’idea di una consultatio catholica, di una “riunione di tutti i cristiani per realizzare una riforma globale.

Comenio pone l’esigenza di un’educazione universale, che non faccia differenze di genere e di ceto sociale di appartenenza. Si tratta di una presa di posizione importante, se si considera che all’epoca la scuola aveva un carattere fondamentalmente elitario, era cioè appannaggio di pochi. Questo concetto è ben espresso nella Didactica magna, dove Comenio afferma:

alle scuole debbono essere affidati non solo i figli dei ricchi, o delle persone più importanti, ma tutti alla pari, di stirpe nobile o comune, ricchi e poveri, bambini e bambine, in tutte le città, paesi, villaggi, caseggiati […]. Né è di ostacolo che alcuni sembrino per natura ebeti o stupidi: questo mostra ancor più l’urgenza e l’importanza di educare l’animo di tutti. Quanto più uno ha una natura tarda e infelice, tanto più ha bisogno di aiuto, per potersi liberare, quanto è possibile, dalla sua animalesca stupidità e ottusità. Né è possibile trovare un’intelligenza così infelice, che non abbia alcun correttivo nell’educazione […]. Né, d’altronde, si può addurre alcun valido motivo per escludere il sesso debole (per dire qualcosa di particolare su questo tema) dagli studi della sapienza (sia in lingua latina che nella lingua materna).

Comenio, Didactica magna, in Id., Opere, a cura di M. Fattori, Utet, Torino 1974, pp. 178-80.

Per Comenio tutti hanno diritto ad essere istruiti, anche le donne e le persone deboli mentalmente, perché si deve dare a ognuno la possibilità di esprimere il massimo del proprio potenziale.

per immagini

Il maestro di scuola

Adriaen van Ostade fu un pittore olandese, di circa venti anni più giovane di Comenio, che ritrasse la vita di ogni giorno in piccoli dipinti di genere, come questo che raffigura un momento della quotidianità di una scuola popolare. Comenio ritiene che l’educazione debba essere universale, senza distinzioni di ceto sociale, poiché il suo fine è il rinnovamento morale e religioso di tutta la società.

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L'AUTORE  Comenio

Jan Amos Segeš (poi Komenský, dal villaggio di Komňa, latinizzato in Comenius e italianizzato Comenio), nasce a Nivnice (Moravia) nel 1592 in una famiglia seguace della dottrina hussita. Frequenta prima la scuola latina di Prerov, poi l’Accademia teologica di Herborn (1611) e, successivamente, l’università di Heidelberg in Germania.

Tornato in Moravia nel 1614, si dedica all’insegnamento nella scuola latina di Prerov, dove ricopre anche l’incarico di rettore. Per rendere più agevole i primi approcci allo studio dei suoi allievi, compone I precetti di una grammatica più facile (Grammaticae facilioris praecepta), pubblicato nel 1616. È il primo esempio di quella copiosa produzione di testi a uso didattico, a cui Comenio si dedicherà nel corso di tutta la sua vita.

In quello stesso anno è ordinato sacerdote e due anni dopo è nominato pastore a Fulnek, dove continua a dedicarsi anche all’insegnamento. Dopo la disfatta della Montagna Bianca del 1620 nella Guerra dei Trent’anni, il popolo boemo subisce dure repressioni da parte delle truppe imperiali e Comenio è costretto a lasciare Fulnek. Le tragiche vicende della guerra segnano profondamente la vita e il pensiero pedagogico di Comenio.

A seguito della ventata restauratrice che si abbatte sulla Boemia, è costretto a lasciare il paese. Dopo un periodo di peregrinazioni per l’Europa, nel 1628 si stabilisce a Leszno, in Polonia, dove, se pur con lunghi soggiorni all’estero, rimane fino al 1656.

Questo è uno dei periodi più fecondi della sua vita. Allarga i suoi interessi, le sue riflessioni mirano alla costruzione di una scienza universale, che permetta il rinnovamento spirituale e culturale di tutti gli uomini, in funzione della pace universale. Nel 1627 inizia a scrivere in boemo la sua opera più nota, poi tradotta in latino nel 1638 e pubblicata ad Amsterdam nel 1657: la Didactica magna.

Tra il 1631 e il 1633 scrive, come approfondimenti della Didactica, la Guida della scuola materna (Schola materni gremii o Schola infantiae) e sei manuali per la scuola elementare, andati perduti. Di questi anni sono anche due opere per l’insegnamento del latino: La porta aperta delle lingue (Janua linguarum reserata) e Il vestibolo della porta delle lingue (Januae linguarum vestibulum).

Questi scritti lo rendono famoso, tanto che è invitato in diversi paesi europei (Inghilterra, Francia, Svezia) per occuparsi della riforma degli studi. Tuttavia, nessuno dei suoi progetti sarà attuato. In questo periodo pubblica Pansophia (1645) e Linguarum methodus novissima (1648), al quale seguiranno altri manuali scolastici.

Trascorre gli ultimi anni della sua vita ad Amsterdam, mantenendo contatti con i maggiori rappresentanti della cultura europea e dedicandosi alacremente alla scrittura di numerose opere. Nel 1657 escono l’edizione completa di tutti i suoi scritti didattici, l’Opera didactica omnia, e la Consultazione universale sulla riforma degli affari umani (Consultatio catholica de rerum humanarum emendatione), ovvero il suo progetto di riforma sociale globale, di cui pubblicherà solo due delle sette parti immaginate inizialmente. L’anno successivo esce Il mondo delle cose sensibili illustrato (Orbis sensualium pictus), che è ritenuto il primo manuale scolastico illustrato.

Muore ad Amsterdam nel 1670.

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approfondiamo  LA GUERRA DEI TRENT’ANNI

All’indomani della Pace di Augusta, il Sacro Romano Impero risultava popolato da protestanti e da cattolici la cui convivenza si mostrò sin da subito non facile. Nel 1608 i principi protestanti formarono una lega difensiva detta Unione evangelica. L’anno successivo i principi cattolici diedero vita alla Lega cattolica.

La situazione divenne particolarmente tesa sotto l’imperatore Mattia II d’Asburgo, che adottò un atteggiamento ambiguo nei confronti dei protestanti. Nel 1618 l’imperatore revocò ai boemi il permesso di erigere chiese protestanti. Il provvedimento scatenò violente reazioni presso il popolo boemo e, quando i delegati imperiali si recarono a Praga per risolvere la questione, furono gettati dalla finestra del palazzo imperiale (“defenestrazione di Praga”).

Questo incidente innescò uno dei conflitti più estesi e devastanti di tutta l’età moderna: la Guerra dei Trent’anni (1618-48). Nelle sue varie fasi coinvolse le maggiori potenze europee e le protagoniste diedero il nome alle più importanti fasi belliche:

  • periodo boemo-palatino (1618-25);
  • periodo danese (1625-30);
  • periodo svedese (1630-35);
  • periodo francese (1635-48).

La guerra si chiuse con la Pace di Vestfalia (1648), che segnò la fine della supremazia mondiale degli Asburgo e decretò il predominio della Francia di Luigi XIV in Europa. In particolare, la Pace riconobbe definitivamente il pluralismo confessionale anche all’interno dei singoli Stati, abolendo il principio del cuius regio eius religio e confermò la struttura federale dell’Impero, concedendo ai principi degli Stati dell’Impero piena sovranità in materia di politica interna ed estera.

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1.2 La questione del metodo

Sul piano dei contenuti, Comenio non mira allo sterile enciclopedismo, non pensa cioè a diffondere una conoscenza esatta e approfondita di tutto lo scibile umano. Egli, viceversa, pone la necessità di un’educazione che prepari alla vita:

Tutti siano educati a una cultura non appariscente ma vera, non superficiale ma solida, sicché l’uomo, come animale razionale, sia guidato dalla propria e non dall’altrui ragione; e si abitui non soltanto a leggere e capire nei libri le opinioni altrui e addirittura a tenerle a memoria e recitarle, ma a penetrare da solo alla radice delle cose, e a ricavarne un’autentica conoscenza e utilità. La stessa solidità è necessaria per la morale e la pietà.

Comenio, Didactica magna, in Id., Opere, cit., p. 193.

Circa il percorso da seguire per acquisire la pansophia, nella Didactica magna Comenio si pone proprio l’obiettivo di proporre un metodo ▶ APPROFONDIAMO, p. 176 | universale per insegnare tutto a tutti.

Egli sostiene innanzitutto il principio della gradualità nell’insegnamento di tutte le discipline, per cui esorta a partire dai rudimenti più semplici di una materia per passare progressivamente alle conoscenze più complesse.

Questo comporta un percorso formativo distribuito in classi, ognuna con un proprio specifico programma di studio, che deve adattarsi alle capacità degli allievi e proporre contenuti utili per la vita presente e futura e ben collegati tra loro, in modo da stabilire connessioni tra le varie materie e i diversi gradi di istruzione.

In tutta l’opera di Comenio è presente l’intento di rendere l’insegnamento:

  • “naturale”, vale a dire ispirato alle norme della natura e conforme a processi di apprendimento spontanei basati sull’esperienza;
  • piacevole, tanto da non far sentire la fatica dello studio.

A questa esigenza rispondono i suoi manuali scolastici. Innovativi nella combinazione di struttura semplice, uso di immagini ed esercizi, inaugurano un nuovo tipo di manualistica, destinata ad avere grande successo nel tempo.

L’esempio più noto e diffuso dei manuali realizzati da Comenio è Il mondo delle cose sensibili illustrato (Orbis sensualium pictus), pubblicato a Norimberga nel 1658. Si tratta di un sussidiario con figure per lo studio delle lingue. Le immagini in questo manuale non hanno una semplice funzione decorativa ma sono parte integrante del testo. Appaiono corredate da titolo e contrassegnate da numeri che permettono di collegare le cose alle parole, amplificando in tal modo le potenzialità didattiche del testo.

È l’autore stesso a chiarire le finalità dell’opera nell’introduzione del testo:

questo libretto […] non è di gran mole: tuttavia è un breviario del mondo tutto e di tutta quanta la lingua, pieno di figure, di nomenclature, di descrizioni delle cose […]. Spero che questo libretto così disposto, serva in primo luogo ad allettare gli ingegni, affinché non pensino che la scuola sia per loro una croce, ma al contrario un luogo di piaceri. Si vede per esperienza, infatti, che i fanciulli (fin dai loro primissimi anni) si divertono con le figure e pascolano piacevolmente i loro occhi in questi spettacoli. Sarà già un gran risultato se si sarà ottenuto di togliere di mezzo dagli orticelli della sapienza gli spaventapasseri.

Comenio, Orbis sensualium pictus, in Id., Opere, cit., p. 564.

 >> pagina 176

approfondiamo  IL METODO: UNA NUOVA VISIONE DELLA NATURA E DELLA SCIENZA

Il Seicento è stato definito anche “secolo del metodo”. Il problema del metodo, ovvero del fondamento razionale della conoscenza, rappresenta una delle questioni più dibattute dell’epoca. Su di essa si interrogano le più grandi menti del tempo: Bacone prima, Cartesio poi e, infine, anche Galileo.


Francis Bacon (italianizzato Bacone, 1561-1626) nel trattato Novum Organum, pubblicato nel 1620, stabilisce una distinzione netta tra metodo deduttivo di stampo aristotelico (fondato sull’autorità dei libri) e metodo induttivo (basato sull’esperienza e sulla sperimentazione). Per Bacone la vera conoscenza deriva dall’esperienza e deve essere utile all’uomo, deve cioè produrre innovazioni tecnologiche e favorire il progresso dell’umanità.

La scienza e le sue applicazioni secondo Bacone possono porre fine ai mali della società e promuovere il miglioramento di tutte le sue componenti. Questa è l’idea forte attorno a cui ruota il racconto utopistico dell’opera, rimasta incompiuta, La Nuova Atlantide (1627), che Bacone ambienta in un’isola immaginaria, chiamata per l’appunto Nuova Atlantide, il cui governo è affidato a un collegio di scienziati. Nell’isola si trovano ovunque stupefacenti macchinari e la scienza non è coltivata da singoli spiriti eletti nel privato delle loro case, ma in luoghi di ricerca “aperti”, come la Casa di Salomone, dove si lavora in team a beneficio di tutti. Questa concezione di sapere tecnico-scientifico come strumento di riforma sociale rispecchia perfettamente lo spirito culturale dell’epoca.


La svolta metodologica teorizzata da Bacone apre a nuovi orizzonti, soprattutto in ambito astronomico, dove assistiamo al passaggio dalla teoria geocentrica alla teoria eliocentrica, secondo la quale la terra non è più immobile al centro dell’universo, ma ruota intorno al sole. È lo scienziato pisano Galileo Galilei (1564-1642) che, basandosi sull’osservazione diretta dei fenomeni naturali e su calcoli matematici, conferma la veridicità di questa tesi già anticipata da Niccolò Copernico (1473-1543). La portata di questa scoperta è enorme. È messa in discussione la stessa posizione dell’uomo nell’universo. Viene ribaltata l’autorità della tradizione e si scardina uno dei punti fermi dell’opinione comune. Per di più la teoria eliocentrica sembra contraddire la Bibbia. Galileo difende la fondatezza della teoria copernicana e l’ortodossia cattolica nelle Lettere copernicane (1613-15) e nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632). Egli intende distinguere le verità della fede da quelle della scienza. Galileo vuole difendere l’autonomia dello studio dei fenomeni naturali, che non può basarsi sull’autorità degli antichi filosofi e su alcuni brani della Sacra Scrittura, ma deve necessariamente procedere per argomentazioni di tipo matematico-deduttivo. Purtroppo, lo scienziato incorrerà nella condanna del Sant’Uffizio e sarà costretto ad abiurare le sue tesi. Ma, nonostante le forti resistenze al cambiamento mosse dagli ambienti accademici ed ecclesiastici, la lezione di Galileo non può essere cancellata. Si è ormai fatta strada una nuova modalità di approcciare la ricerca scientifica.


A fondamento della rivoluzione scientifica del Seicento c’è la fiducia riposta nelle facoltà umane. È René Descartes, filosofo e matematico francese (italianizzato Cartesio, 1596-1650), a stabilire il primato della ragione. Nel Discorso sul metodo (1637), egli arriva a sostenere che la conoscenza sistematica dell’universo si può attuare solo mediante l’applicazione di un metodo razionale di indagine, capace di scardinare tutte le vecchie credenze e convinzioni e di stabilire un criterio affidabile per distinguere il vero dal falso.

Cartesio è il fondatore del razionalismo, il cui principio primo è racchiuso nella nota formula «cogito, ergo sum» (“penso, dunque sono”), che esprime l’originaria certezza dell’uomo di esistere in quanto essere pensante. Cartesio afferma il primato della ragione deduttiva rispetto all’esperienza, in quanto ritiene che la verità derivi da idee innate e non dai sensi. Il razionalismo è la corrente filosofica principale del Seicento e con essa saranno chiamati a confrontarsi tutti i filosofi dell’epoca.

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1.3 L’universalità della scuola e l’ordine degli studi

Il luogo eletto per l’educazione, secondo Comenio, è la scuola pubblica, perché egli ritiene che:

anche se non mancassero genitori tutti dediti all’educazione dei figli, tuttavia sarebbe più utile istruire la gioventù insieme in gruppi più numerosi, perché maggiore è il frutto delle fatiche e vi è maggior gioia, quando gli uni prendono esempio e stimolo dagli altri.

Comenio, Didactica magna, in Id., Opere, cit., p. 177.

Per Comenio le scuole devono essere ben distribuite nel territorio. Questo principio era già stato avanzato da Lutero, che sosteneva l’universalità della scuola per agevolare l’accesso diretto dei fedeli alle Scritture. In Comenio, però, la scuola è universale perché deve supportare il diritto all’educazione di ogni uomo.

L’educazione, per il pensatore moravo, non si esaurisce nella semplice assimilazione di contenuti (istruzione), né si compie con la sola formazione morale e non si identifica neppure in quella esclusivamente religiosa. Sono, questi, aspetti importanti, ma non possono essere trattati separatamente, in quanto va educato tutto l’uomo e questo principio di integralità formativa comprende a un tempo la dimensione della conoscenza, della moralità e della pietà religiosa.

 >> pagina 178 
Il percorso formativo
Egli immagina un sistema scolastico unico, organizzato in quattro gradi, ognuno della durata di sei anni e corrispondente a diverse fasi di sviluppo:

  • la scuola materna per l’infanzia, affidata ai genitori e incentrata sullo sviluppo dei sensi grazie al contatto diretto con gli oggetti;
  • la scuola di lingua nazionale o vernacolare, rivolta ai fanciulli e alle fanciulle da sei a dodici anni; si caratterizza per l’uso generalizzato della lingua materna, privilegiata per garantire un’esperienza educativa in continuità con quella quotidiana e familiare dell’alunno e deve essere presente in ogni villaggio e permettere di acquisire una formazione di base;
  • la scuola di latino o ginnasio, basata sullo studio di arti e lingue (materna, latina, greca ed ebraica); deve essere presente in tutte le città;
  • l’accademia, che corrisponde al grado più elevato del sapere, deve essere presente in ogni Stato, è destinata alla formazione della classe dirigente e consente di acquisire una preparazione di livello universitario.

I primi due gradi di questo ordinamento scolastico sono destinati a tutti, al fine di consentire un’acquisizione generalizzata dei fondamenti del sapere; invece, i due gradi successivi sono solo per coloro che hanno attitudini per lo studio: tutti gli altri, terminata la scuola di lingua nazionale, vanno orientati verso l’apprendimento di un mestiere.

In merito al programma di studio, Comenio immagina un sistema ciclico di apprendimento, in base al quale in ogni scuola si insegnano le stesse cose ma con gradi di approfondimento diversi, per cui i contenuti diventano a mano a mano sempre più ricchi e particolareggiati.

Nella Pampaedia Comenio ribadisce il principio dell’omnes, omnia, omnino (“tutto a tutti completamente”), attribuendo un valore molto ampio all’omnes (“tutti), per cui non si riferisce solo ai fanciulli e ai giovani, ma all’uomo in tutte le fasi della vita; tant’è che si stacca dal concetto tradizionale di scuola e utilizza il termine in senso simbolico, aggiungendo quattro nuovi tipi di scuole: scuola della nascita, scuola della maturità, scuola della vecchiaia, scuola della morte. Come è stato giustamente osservato da Marta Fattori, curatrice delle Opere di Comenio, «Qui l’ideale pedagogico di Comenio si amplia in un concetto di universale educazione e perfezione di tutti gli uomini da acquistare durante tutta la vita, dal periodo prenatale alla morte».

In questo modo egli arriva a definire il principio della  panscholia, prefigurando un sistema scolastico-educativo che abbraccia tutta l’esistenza umana, in linea con l’attuale concetto di educazione permanente ▶ APPROFONDIAMO, p. 180 |. Così, oltre ai gradi di istruzione già richiamati, immagina:

  • una scuola del grembo materno, per preparare i futuri genitori ai loro compiti educativi;
  • una scuola della virilità, per l’orientamento morale e pratico degli adulti;
  • una scuola della vecchiaia, per indirizzare gli ultimi anni della vita;
  • una scuola della morte, per preparare alla morte.

Il contributo di Comenio alla storia della pedagogia è rilevante. L’attenzione alle fasi di maturazione del bambino, l’acquisizione di conoscenze con riferimento diretto all’esperienza, il rilievo dato alla programmazione didattica (gradualità e ciclicità), sono aspetti della sua proposta vivi ancora oggi.

per lo studio

1. Che rapporto intercorre, secondo Comenio, nel contesto del suo tempo, tra la diffusione del sapere universale e la rinascita dell’umanità?

2. Quali sono i principi cardine del metodo universale di Comenio?

3. Come si articola il sistema scolastico pensato da Comenio?


  Per discutere INSIEME 

Comenio riteneva che la scuola dovesse preparare alla vita, permettendo a ciascuno – secondo le sue possibilità – di esprimere il proprio potenziale. Ritieni che questo principio sia applicato nella scuola contemporanea?

I colori della Pedagogia - volume 2
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L’educazione dal basso Medioevo al positivismo - Secondo biennio del liceo delle Scienze umane