L’UNITÀ IN BREVE

L’unità in breve

TEORIE E CORRENTI SOCIOLOGICHE DEL NOVECENTO

1. LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO: PARSONS E MERTON

Il fondatore della scuola dello struttural-funzionalismo è il sociologo Talcott Parsons. Egli afferma che nella società esistono quattro imperativi funzionali che devono essere risolti da altrettanti sottosistemi, che egli definisce attraverso un linguaggio specifico: l’adattamento, il raggiungimento dei fini, l’integrazione e il mantenimento della struttura latente (l’acronimo inglese è AGIL).
Uno dei suoi principali allievi è Robert King Merton che elabora la teoria dell’anomia, alla base della sua teoria della devianza. Per spiegare perché le forme di devianza sono parte integrante del funzionamento delle società, Merton afferma l’esistenza di uno squilibrio tra la dimensione culturale (le aspettative di successo) e la struttura sociale (le effettive possibilità di ottenere successo). Egli individua cinque combinazioni possibili tra le aspettative e la disponibilità di mezzi per ottenere i propri obiettivi: il conformismol’innovazione, il ritualismo, la rinuncia e la ribellione.
Altro aspetto importante su cui si è concentrato Merton è stato la sociologia della scienza, focalizzata sullo studio del funzionamento della scienza e del lavoro degli scienziati.

2. LA TEORIA CRITICA E LA SCUOLA DI FRANCOFORTE

I principali studiosi appartenenti alla Scuola di Francoforte sono Theodor Adorno, Max Horkheimer e Herbert Marcuse.
I primi due cercano di dare ragione delle trasformazioni dei meccanismi di creazione e di circolazione della cultura nella società di massa, sotto le spinte del capitalismo e del mercato. I due autori spiegano che il capitalismo ha applicato le regole schematiche dell’economia anche al mondo della cultura, attraverso l’industria culturale.
Le riflessioni di Adorno e Horkheimer sull’industria culturale sono la base per il lavoro di Adorno sui rapporti tra musica e società.
Alcune critiche al modello di vita delle società capitalistiche sono elaborate ulteriormente da Herbert Marcuse, che descrive un sistema basato su un doppio sfruttamento: da un lato, sullo sfruttamento del lavoro con il fine di produrre merci e, dall’altro, sulla corsa sfrenata al consumismo, in 
base a falsi bisogni creati ad arte. Questa situazione si traduce in una società piatta e in un’esistenza in cui l’unica dimensione è costituita dall’omologazione degli individui al modello capitalista e consumistico.

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3. LA SCUOLA DI CHICAGO E L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO

I sociologi di Chicago, come Thomas e Znaniecki, sono interessati a comprendere i massicci flussi di immigrazione nelle città dedicandosi alle dinamiche sociali e culturali degli immigrati polacchi in America.
Uno dei temi che ha caratterizzato il lavoro della Scuola di Chicago riguarda le trasformazioni della città, affrontate da Robert Park e Ernest Burgess, i quali propongono un modello di analisi delle zone concentriche suddividendo le città in base alle differenti attività dei diversi gruppi di persone che
vi abitano e vi lavorano.
Tra gli anni Cinquanta e Settanta la tradizione di Chicago è stata ripresa dall’interazionismo simbolico.
La figura di maggiore spicco è Erving Goffman, che sviluppa una prospettiva drammaturgica dello studio della società, compresa attraverso la metafora dello spettacolo teatrale.
Howard Becker si distingue per i suoi studi di sociologia della devianza. A partire da una ricerca condotta negli anni Cinquanta sul consumo di marijuana, egli sviluppa una prospettiva particolare sulla devianza, definita come teoria dell’etichettamento.

4. L’APPROCCIO FENOMENOLOGICO E L’ETNOMETODOLOGIA

Alfred Schütz ha tradotto la fenomenologia in metodo per le scienze sociali, con lo scopo principale di creare le basi per uno studio della società a partire dal carattere intersoggettivo dell’esperienza sociale. Il lavoro di Schütz è ripreso da Berger e Luckmann, che descrivono la realtà come una costruzione sociale, ovvero come il risultato della somma delle esperienze individuali che diventano, così, una conoscenza collettiva alla base della vita dei gruppi sociali. Queste forme di conoscenza condivisa sono, per esempio, i ruoli sociali.
L’etnometodologia fa capo al sociologo statunitense Harold Garfinkel che mette in luce come la vita sociale sia resa possibile da un costante lavoro implicito compiuto dagli individui per ricreare un senso o un ordine condivisopartire dagli eventi caotici che essi incontrano nel corso della loro vita quotidiana.

I colori della Sociologia
I colori della Sociologia
Secondo biennio e quinto anno del liceo delle Scienze umane