La popular music […] viene abitualmente caratterizzata nei termini della sua differenza dalla musica seria. Questa differenza, generalmente data per scontata, è concepita come una differenza di livelli considerati tanto ben definiti da potersi giudicare i valori in essi racchiusi come assolutamente indipendenti gli uni dagli altri. […] Ad un giudizio chiaro circa la relazione tra la musica seria e quella popular si può arrivare solo prestando specifica attenzione alla caratteristica fondamentale di quest’ultima: la standardizzazione […].
La standardizzazione strutturale mira a reazioni standardizzate. L’ascolto della musica popular consapevolmente trasformato, non solo dai suoi promotori ma per così dire dalla natura intrinseca di questa stessa musica, in un sistema di meccanismi reattivi totalmente antagonistici all’ideale di individualità in una società libera e liberale. […]
La composizione ascolta per conto dell’ascoltatore. Questo è come la popular music spoglia l’ascoltatore della sua spontaneità e promuove riflessi condizionati. Non solo non gli chiede lo sforzo di seguire il suo flusso concreto, ma gli offre effettivamente gli stessi modelli entro cui ciò che di concreto ancora rimane possa ricondursi. La costruzione schematica detta le condizioni a cui egli deve ascoltare mentre, allo stesso tempo, rende inutile ogni sforzo nell’ascolto. La musica popular è “predigerita” in un modo che ricorda da vicino la moda dei digests del materiale a stampa. È questa struttura della popular music contemporanea ciò che in ultima analisi spiega quei cambiamenti nelle abitudini di ascolto che dovremo discutere più avanti. […]
L’imitazione offre uno spunto per arrivare a comprendere queste ragioni. Gli standard musicali della popular music sono stati originariamente sviluppati da un processo competitivo. Quando una particolare canzone otteneva un grande successo, centinaia di altre prendevano ad imitarla. I pezzi di maggior successo, i loro tipi e le “proporzioni” tra singoli elementi in esse racchiuse, furono così imitati, e il processo è culminato nella cristallizzazione di standard. In condizioni centralizzate come quelle che esistono oggi questi standard si sono “congelati”. Vale a dire, sono stati fatti propri dai cartelli, l’esito finale di un processo competitivo, e rigidamente applicati su materiale da promuovere.
La non accettazione delle regole del gioco è divenuta la base per l’esclusione. I modelli originali che sono adesso standardizzati si sono sviluppati in un processo più o meno competitivo. La concentrazione economica su larga scala ha istituzionalizzato la standardizzazione, rendendola d’obbligo.
Come risultato, le innovazioni di individui poco ossequiosi sono state messe al bando. Ai modelli standard è stata concessa l’immunità della grandezza: “il re non può sbagliare”. È questo che spiega tra l’altro le riprese di vecchi pezzi nella popular music. Questi non hanno ancora il carattere trito di prodotti standardizzati costruiti sulla base di un qualche modello. Il respiro di una libera competizione è in essi ancora vivo. D’altra parte, i vecchi pezzi di successo che vengono riportati in vita definiscono i modelli che sono divenuti standard. Essi rappresentano l’età dell’oro delle regole del gioco.