Letteratura attiva - volume 1

Glossario E Emistichio Nella metrica classica, ciascuna delle 2 parti in cui il verso viene diviso dalla cesura . Nella metrica medievale e moderna, la prima o la seconda metà di un verso divisibile in due (come, per es., l alessandrino ). Endecasillabo Verso composto di 11 sillabe, il più importante e vario della tradizione poetica italiana per le sue molteplici soluzioni metriche (in base al numero degli accenti e delle pause); di largo impiego nel poema in terzine (Dante, che lo definì superbissimum carmen) e in ottave (L. Ariosto, T. Tasso), nella poesia tragica, nel sonetto o, alternato al settenario , nella canzone antica e leopardiana. Le origini risalgono alla poesia dei primi siciliani (fine XII sec.), che probabilmente lo ripresero dai poeti provenzali. Gli accenti ritmici possono essere disposti in modo vario; l unica costante è l accento fisso sulla 10ª sillaba. Nella varietà delle configurazioni, si presentano con maggiore frequenza gli schemi con accento sulla 4ª sillaba e con accento sulla 6ª sillaba: l e. risulta diviso in 2 membri o emistichi e prende il nome, nel primo caso, di e. a minore («sì che l piè férmo // sempre era l più bàsso , Dante, Inferno, I, 30), nel secondo, di e. a maiore («l amor che move il s le // e l altre stélle , Dante, Paradiso, XXXIII, 145). Endiadi Figura retorica per cui un concetto viene espresso con due termini coordinati, di solito due sostantivi al posto di un sostantivo determinato da aggettivo o complemento di specificazione. Esempi: «con tante note sì pietose et scorte (F. Petrarca, Canzoniere, 311, 4), a significare suoni modulati in maniera tanto commossa . Enjambement Superamento logico e sintattico del limite ritmico del verso, ottenuto con la collocazione nel verso successivo di un termine strettamente connesso ad altro del precedente. Mentre poeti come Dante tendono a far coincidere l unità metrica del singolo verso con l unità sintattica e concettuale di una frase, di modo che ogni singolo verso abbia un significato compiuto e autonomo, a partire dal Cinquecento e sempre più spesso nell Otto e Novecento, i poeti spezzano i nessi unitari, sia per dare maggiore rilievo a singoli elementi dei versi, sia per creare una più intensa fluidità ritmica che modifichi la rigida e monotona scansione dei versi. Esempi: «Così prava natura / recontra amor come fa l aigua il foco / caldo, per la freddura (G. Guinizzelli, Al cor gentil rempaira sempre amore, vv. 25-27); «O dolce selva solitaria, amica / de miei pensieri sbigottiti e stanchi (G. Della Casa, Rime, 63, 1-2). Enumerazione L atto, il fatto di enumerare; enunciazione ordinata e puntuale di una serie di cose. Nella retorica classica, la parte di un orazione in cui si richiamano ordinatamente gli argomenti precedentemente enunciati. Esempi: «che rami e ceppi e tronchi e sassi e zolle ; «e fe il simil di querce e d olmi vecchi, / di faggi e d orni e d illici e d abeti (L. Ariosto, Orlando furioso, XXIII, ott. 131 e 135). Epanalessi Figura retorica che consiste nella ripetizione di una o più parole in un unico segmento testuale sintattico (prosa) o ritmico (verso), sia di seguito, sia con l interposizione di altre parole. figura di emozione, di intensificazione emotiva. Esempio: «Non sono, oimè!, non sono / quel ch altra volta fui (T. Tasso, Rime, 59, 3-4). Epifora Nella retorica, figura speculare all anafora , consistente nella ripetizione di una o più parole alla fine di enunciati. Esempio: «Qui vince la memoria mia lo ngegno; / ché quella croce lampeggiava Cristo, / sì ch io non so trovare essempro degno; / ma chi prende sua croce e segue Cristo, / ancor mi scuserà di quel ch io lasso, / vedendo in quell albor balenar Cristo (Dante, Paradiso, XIV, 103-108). Epistola In diplomatica, sinonimo di littera, nel senso di documento pubblico, imperiale, regio e pontificio, emanato in forma di lettera. Nella letteratura latina, genere di componimento poetico in versi, talvolta affine alla satira, che nella forma e nel tono familiare s avvicina alla lettera, ma tratta anche argomen ti elevati (l Ars poetica di Orazio). Nella letteratura italiana, denominazione di alcuni poemetti liricodidascalici in versi sciolti o in terzine del XVII e del XVIII sec. (come le e. di C.I. Frugoni, l e. A Vincenzo Monti di U. Foscolo e l e. Al conte Carlo Pepoli di G. Leopardi). Nel linguaggio ecclesiastico, le lettere degli Apostoli che fanno parte del Nuovo Testamento. Epitesi In linguistica, aggiunta di qualche fonema alla fine di una parola; per es., in italiano antico -e nelle forme ossitone: fae, faroe, ameroe, piue, tue ecc., e talora -ne, come in sine, none, quine. detta anche paragoge. Esametro Verso tradizionale dell epopea greca e romana da Omero in poi, usato però anche nella poesia religiosa (oracoli e inni), nella didascalica e, unito con il cosiddetto pentametro elegiaco, nella poesia elegiaca (distico elegiaco). Nell e. medievale la cesura pentemimera diventa quasi esclusiva e spesso viene introdotta la rima . Nella metrica italiana cosiddetta barbara il ritmo dell e. è generalmente riprodotto con un settenario più un novenario . Esempio: «Phantasia mihi plus quam phantasti821

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Dalle origini al Cinquecento