25 30 35 40 trione;27 pigliavo el meno28 dua, el più sei tordi. E così stetti tutto settembre. Di poi questo badalucco, ancoraché dispettoso e strano,29 è mancato con mio dispiacere: e quale30 la vita mia vi dirò. Io mi lievo la mattina con el sole, e vòmmene31 in un mio bosco che io fo tagliare, dove sto dua ore a rivedere l opere32 del giorno passato, e a passar tempo con quegli tagliatori, che hanno sempre qualche sciagura alle mani33 o fra loro o co vicini. [...] Partitomi del bosco, io me ne vo ad una fonte, e di quivi in un mio uccellare.34 Ho un libro sotto,35 o Dante o Petrarca, o uno di questi poeti minori,36 come Tibullo, Ovidio e simili: leggo quelle loro amorose passioni, e quelli loro amori ricordomi de mia:37 gòdomi un pezzo in questo pensiero. Transferiscomi poi in sulla strada, nell hosteria; parlo con quelli che passono, dimando delle nuove38 de paesi loro; intendo varie cose, e noto varii gusti e diverse fantasie39 d huomini. Viene in questo mentre40 l hora del desinare, dove con la mia brigata41 mi mangio di quelli cibi che questa povera villa e paululo patrimonio comporta.42 Mangiato che ho, ritorno nell hosteria: quivi è l hoste, per l ordinario, un beccaio,43 un mugnaio, dua fornaciai. Con questi io m ingaglioffo44 per tutto dì giuocando a cricca, a trich-trach,45 e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano.46 Così, rinvolto in tra questi pidocchi,47 traggo el cervello di muffa,48 e sfogo questa malignità di questa mia sorta, sendo contento mi calpesti per questa via, per vedere se la se ne vergognassi.49 Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio;50 e in sull uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto,51 e mi metto panni reali 27 che parevo Amphitrione: con autoi- ronia, Machiavelli si paragona allo schiavo Geta che, in una novella anonima quattrocentesca, Geta e Birria, ispirata a una commedia di Plauto, porta sulle spalle i libri del suo padrone Anfitrione, appena tornato in patria dopo gli studi ad Atene. 28 el meno: come minimo. 29 Di poi strano: dopo, questo passatempo (badalucco), per quanto fatto per forza (dispettoso) e inconsueto. 30 quale: come sia. 31 vòmmene: me ne vado. 32 l opere: il lavoro. 33 sciagura alle mani: lite in corso. 34 uccellare: è l uccelliera, il luogo deputato alla cattura (con le trappole) degli uccelli. 35 sotto: sottobraccio. 36 minori: considerati da Machiavelli tali perché poeti di materia amorosa e non epica, quali furono i latini Tibullo (ca 5019 a.C.) e Ovidio (43 a.C. - 17/18 d.C.). 37 ricordomi de mia: mi fanno ricordare dei miei amori. 38 nuove: notizie. 39 fantasie: umori. 40 Viene in questo mentre: e così giunge. 41 brigata: si intende la famiglia. 42 che questa comporta: che questa mo- desta dimora di campagna e il mio piccolo (paululo, latinismo) patrimonio permettono. 43 beccaio: macellaio. 44 m ingaglioffo: il verbo, di originale conio machiavelliano, significa alla lettera mi trasformo in un gaglioffo, in un fannullone , come dovevano essere evidentemente gli abituali frequentatori di osterie. 45 trich-trach: gioco con dadi e pedine da muovere su una scacchiera. 46 si combatte San Casciano: la posta in palio è poca cosa (si combatte un quattrino), ma tuttavia (non di manco) ci sentono gridare (per le discussioni violente generate dal gioco) fino a San Casciano (a tre chilometri di distanza). un iperbole. 47 rinvolto pidocchi: mescolato tra questa gente infima (pidocchi). 48 traggo muffa: con l orgoglio di chi non vuole arrendersi alla malasorte, Machiavelli sottolinea che la forzata inattività non gli ammuffirà il cervello. 49 sendo vergognassi: essendo conten- to che continui a calpestarmi in questo modo, per vedere se alla fine essa stessa (cioè la cattiva sorte) non provi vergogna per avermi inflitto questo trattamento. 50 scrittoio: studio. 51 di fango e di loto: sono sinonimi. Le parole valgono sciagura Il contesto e il tono conferiscono un peso diverso alle parole. Prendiamo sciagura: l etimologia latina di questo vocabolo (da exauguratus, cioè sconsacrato ) richiama l idea di una maledizione; e infatti la sciagura può essere una grave disgrazia, una terribile calamità con perdita di vite umane. Ma nell uso quotidiano la medesima parola può acquistare una coloritura scherzosa: se un genitore dice al figlio «Sei una sciagura! , lo sta rimproverando per la sua vita disordinata o per i guai in cui si è cacciato, ma senza biasimarlo troppo, magari perfino con un pizzico di affettuosa benevolenza. La cattiva sorte e il destino avverso possono essere indicati in vario modo. Individua quale tra questi vocaboli è inappropriato: iattura; tregenda; disdetta; sventura; malasorte. L AUTORE / NICCOL MACHIAVELLI / 635
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento