15 20 25 30 35 40 Foco d amore in gentil cor s aprende come vertute in petra preziosa, che da la stella valor no i discende anti che l sol la faccia gentil cosa; poi che n ha tratto fòre per sua forza lo sol ciò che li è vile, stella li dà valore: così lo cor ch è fatto da natura asletto, pur, gentile, donna a guisa di stella lo nnamora. 11-20 Il fuoco dell amore si sviluppa (s aprende) nel cuore nobile così come in una pietra preziosa si sviluppa la sua proprietà specifica, poiché (che) la proprietà (valor) non le viene conferita (no i discende) dalla stella che ne è origine prima che il sole l abbia purificata (la faccia gentil cosa); soltanto dopo che, con la sua forza, il sole ha eliminato da lei ogni impurità (ciò che li è vile), allora la stella le infonde la sua proprietà: allo stesso modo il cuore che è stato reso dalla natura eletto (asletto), purificato (pur), nobile, la donna, come se fosse la sua stella, (lo) fa innamorare. Amor per tal ragion sta n cor gentile per qual lo foco in cima del doplero: splendeli al su diletto, clar, sottile; no li stari altra guisa, tant è fero. Così prava natura recontra amor come fa l aigua il foco caldo, per la freddura. Amore in gentil cor prende rivera per suo consimel loco com adamàs del ferro in la minera. 21-30 L amore risiede nel cuore nobile per la stessa legge (ragion) per cui il fuoco arde in cima alla torcia (doplero): lì può splendere (splendeli) a proprio piacimento (al su diletto), luminoso, inafferrabile (sottile); non potrebbe fare altrimenti (no li stari altra guisa), tanto è indomabile (fero). Allo stesso modo il cuore malvagio (prava natura) avversa (recontra) l amore come fa l acqua (aigua), per il fatto che è fredda (per la freddura), con il fuoco che è caldo. L amore prende dimora (rivera) nel cuore nobile come nel luogo che gli è più congeniale (per suo consimel loco), come la magnetite (adamàs) prende dimora nel minerale del ferro (del ferro in la minera). Fere lo sol lo fango tutto l giorno: vile reman, né l sol perde calore; dis omo alter: «Gentil per sclatta torno ; lui semblo al fango, al sol gentil valore: ché non dé dar om fé che gentilezza sia fòr di coraggio in degnità d ere sed a vertute non ha gentil core, com aigua porta raggio e l ciel riten le stelle e lo splendore. 31-40 Il sole colpisce (Fere) il fango di continuo (tutto l giorno): ma questo resta vile, senza che il sole perda il proprio calore; dice l uomo superbo (alter): «Io risulto essere (torno) nobile grazie alla mia stirpe (per sclatta) ; paragono questa persona al fango, e il valore della nobiltà al sole: perché non si deve credere (dé dar om fé) che la nobiltà sussista fuori dal cuore (coraggio), per privilegio ereditario (in degnità d ere ), se [l erede] non possiede un cuore nobile, incline alla virtù (a vertute), così come l acqua si lascia attraversare da un raggio di luce ma (e) il cielo trattiene in sé (riten) le stelle e il loro splendore. Splende n la ntelligenzia del cielo Deo criator più che n nostr occhi l sole: 41-50 Dio creatore risplende nell intelligenza celeste più di quanto faccia il sole davanti ai 11 Foco s aprende: Dante si ricorderà di questo verso in Inferno, V, 100, nelle parole di Francesca da Rimini: «Amor, ch al cor gentil ratto s apprende . 12 vertute in petra preziosa: nella cultura medievale si riteneva che ogni pietra avesse una particolare proprietà (per esempio quella di guarire certe malattie). Tali proprietà erano elencate nei lapidari, trattati che illustravano le caratteristiche delle diverse pietre. 19 asletto: gallicismo. 22 doplero: propriamente è il candeliere a due bracci. 25 prava: è il contrario di gentile. 26 aigua: provenzalismo. 30 adamàs: letteralmente significa dia- mante , ma nei lapidari medievali si parla di un tipo di diamante in grado di attirare il ferro, che possiamo quindi identificare con i cristalli di magnetite. Diversamente, tutto il verso com adamàs del ferro in la minera potrebbe essere interpretato come il diamante nella miniera del ferro (in tal caso minera varrebbe miniera ). 33 dis: è forma settentrionale. 36 coraggio: provenzalismo. 41-42 Splende criator: «Guinizzelli fa qui riferimento alle tesi filosofiche cosiddette emanatistiche , di origine aristotelica, variamente riprese e perfezionate dai filosofi arabi Averroè e Avicenna e cristianiz- zate in Occidente soprattutto da Alberto Magno. Secondo queste teorie Dio agisce sul mondo sensibile servendosi di una serie di intermediari che, comprendendo i suoi desideri, li rendono effettivi. Al primo gradino di tale scala vi sono le intelligenze celesti (spesso identificate in seguito con le gerarchie angeliche del Cristianesimo), che fanno muovere i cieli in cui è suddiviso l universo (secondo il modello tolemaico, applicato ad esempio da Dante nella Commedia, la Terra è circondata da nove cieli circolari e concentrici, ognuno dedicato a un pianeta o a un astro), provocando così la crescita delle piante, la generazione degli animali ecc. (Berisso). LA POESIA E LA PROSA DEL DUECENTO / 127
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento