Cielo d’Alcamo

PARLARE E SCRIVERE BENE Il CONGIUNTIVO non è morto: viva il congiuntivo! I copisti toscani che tradussero nella loro lingua il siciliano d origine di poeti come Giacomo da Lentini hanno fatto molta attenzione a usare in modo corretto il congiuntivo. Ce ne rendiamo conto al v. 10 in cui l io lirico scrive, rivolgendosi alla propria amata: In cor par ch eo vi porti. Questo porti (congiuntivo presente) del verbo portare è una forma obbligata: sarebbe stato sbagliato scrivere In cor par ch eo vi porto . La ragione è semplice: quando nella reggente troviamo un verbo che esprime un dubbio, un impressione (come in questo caso: nota il verbo par, cioè sembra ), un augurio, un desiderio, una speranza o un timore, nella subordinata dobbiamo usare il congiuntivo: Non sono certa che tu ieri abbia studiato storia. Temo che Marco non mi voglia più bene. Anche in altre occasioni, in presenza di subordinate, è bene usare (anche nella lingua parlata!) questo modo verbale spesso trascurato. Per esempio, quando la subordinata è introdotta da affinché, benché, purché ecc., dopo espressioni come è opportuno che, è necessario che, bisogna che, può darsi che, oppure ancora dopo gli aggettivi e pronomi indefiniti qualunque e chiunque: Affinché la mia squadra vinca, è necessario che tutti i calciatori diano il meglio di sé. Restiamo a casa, qualunque cosa accada. PROVA TU Nelle frasi che seguono viene omesso il verbo della subordinata. Fai attenzione a quello della reggente e usa l indicativo o il congiuntivo a seconda dei casi. So che tuo nipote (essere) un bravo ragazzo e che (comportarsi) sempre bene. Giacomo teme che il suo compito (essere) zeppo di errori; sarà necessario che (studiare) di più. Mi sembrava che tu (essere) d accordo con me. Bisogna che tu (uscire) in fretta affinché (giungere) puntuale all appuntamento. Cielo d Alcamo | LA VITA | un poeta a noi noto soltanto per il testo Rosa fresca aulentissima (composto tra il 1231 e il 1250). Cielo (probabilmente diminutivo di Michele) d Alcamo (o dal Camo) è il nome attribuito all autore del testo da un filologo del Cinquecento, Angelo Colocci, in base a fonti a noi ignote. Comunque pare certo che fosse siciliano, visto che tale è da considerarsi la lingua del contrasto che Dante stesso, nel De vulgari eloquentia (I, 12, 6), cita come esempio di siciliano, ma non di siciliano illustre , bensì umile . Benché sia impossibile se non in base al suo scritto stabilirne la personalità, si tratta certamente di uno dei rappresentanti più significativi della poesia popolareggiante nell ambito della Scuola siciliana, ed era molto probabilmente vicino alla Magna Curia di Federico II. FISSO I CONCETTI Cielo d Alcamo è un poeta siciliano noto per Rosa fresca aulentissima, un dialogo realistico tra l amante e la donna amata. | LE OPERE | Rosa fresca aulentissima è un mimo, un dialogo realistico in forma di contrasto, tra l amante che incalza e la donna che, prima sdegnosa, alla fine cede alle sue avances. Miniatura da un manoscritto del Roman de la Rose, un poema allegorico del XIII secolo, che nel Medioevo ebbe grande successo. 112 / LE ORIGINI E IL DUECENTO

Letteratura attiva - volume 1
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento