Lo stile della narrazione
LE TECNICHE
Il gusto del racconto Nel poema Ariosto utilizza diversi stili narrativi, alternando quello epico, quello elegiaco e quello comico, mentre non ricorre mai allo stile tragico o a quello drammatico. Tuttavia, nonostante la complessità stilistica (oltre all’ampiezza delle coordinate spaziali, alla varietà delle situazioni e al numero dei personaggi), il Furioso gode di una fluidità narrativa davvero notevole, ottenuta grazie alla capacità dell’autore di legare agilmente un episodio all’altro, tenendo sempre desta l’attenzione di chi legge. Consapevole dei gusti del pubblico e in grado di assecondarli, Ariosto è capace di creare attesa, sospendendo sul più bello episodi densi di eventi e andando a riprendere racconti abbandonati molte ottave prima.
La tecnica dell’entrelacement Accanto ai principali filoni narrativi dell’opera ve ne sono moltissimi secondari. I diversi fili della narrazione sono intrecciati tra loro attraverso il cosiddetto entrelacement (letteralmente “interallacciamento”, “interconnessione a incastro”), una tecnica che consiste nel sospendere continuamente la narrazione di un particolare episodio per riprenderla più avanti attraverso un’altra vicenda in qualche modo legata alla prima, e così via. Ugo Foscolo ha spiegato tale procedere narrativo con un’immagine assai efficace: «Nell’istante medesimo che la narrazione di un’avventura ci scorre innanzi come un torrente, questo diventa secco ad un tratto, e subito dopo udiamo il mormorio di ruscelli di cui avevamo smarrito il corso, desiderando pur sempre di tornare a trovarlo. Le loro acque si mischiano, poi tornano a dividersi, poi si precipitano in direzioni diverse». In tal modo, agli occhi del lettore le diverse storie che si intersecano nel poema avvengono in contemporanea, dando un’impressione di simultaneità.
Il narratore onnisciente Il mondo del poema è dominato da forze incontrollabili e apparentemente sfugge al controllo della ragione: la trama ha una struttura labirintica, in cui i personaggi spesso si perdono, impediti nei loro propositi dal caso, dalle passioni o dalla pazzia. Tuttavia l’autore domina dall’alto la complessa materia del proprio racconto attraverso la voce di un narratore onnisciente, che sembra provare gusto nell’intrecciare e nello sciogliere i destini dei personaggi, garantendo così, almeno sul piano della fantasia e della narrazione, un ordine che nella realtà risulta assente.
Le novelle autonome Nella trama del poema sono inserite anche alcune novelle che costituiscono degli episodi a sé stanti. Si tratta di brevi narrazioni autonome e concluse che illustrano virtù e vizi come la fedeltà, la cortesia, la gelosia, l’avarizia, l’inganno, l’ingratitudine verso la persona amata. Con il loro contenuto esemplare, esse vogliono aiutare il lettore a riflettere sui temi del poema.
LA LINGUA E LA METRICA
La scelta del fiorentino illustre L’Orlando furioso, nella sua terza edizione, è la prima opera di un autore non toscano scritta in volgare fiorentino, ormai evidentemente percepito come lingua letteraria nazionale. Come abbiamo visto, se la prima edizione del poema era caratterizzata da una lingua dialettale ferrarese, nella seconda si nota invece una forte ripulitura dalle forme locali e regionali. La terza edizione è infine frutto di un’attenta e sostanziale revisione linguistica.
Una lingua armoniosa Tuttavia, lungi dall’offrire un’immagine di rigidità, la lingua del poema appare mobile e variegata, fondendo vocaboli classici e di ascendenza petrarchesca (ricordiamo che il Canzoniere era per Bembo l’opera poetica a cui bisognava guardare come a un modello) con termini ed espressioni popolari, tipiche del parlato. Da ciò deriva una sintesi linguistica originale, che determina ancora oggi la leggibilità del capolavoro ariostesco.
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento