Ludovico Ariosto

LE OPERE

Satire

Il genere e lo stile Scritte tra il 1517 e il 1524 (verranno pubblicate postume nel 1534) le Satire sono, dopo l’Orlando furioso, l’opera più significativa di Ariosto, che a essa affida una meditata e organica riflessione sulla società del tempo, sulla condizione dello scrittore e sul proprio modo di concepire l’esistenza e le relazioni con gli altri.

La scelta del genere è già di per sé significativa: per mettere a punto una sorta di autobiografia discorsiva, Ariosto si rifà al poeta latino Orazio, autore di componimenti satirici sospesi tra meditazione morale, tono realistico e bonaria polemica contro la mentalità e i costumi dominanti. Con uno stile colloquiale e un vivace andamento narrativo, egli lega alla satira un preciso impulso dialogico: la sua intenzione è attivare uno scambio sincero, autoironico e mai aspro, con gli interlocutori-destinatari in modo da esprimere in libertà il proprio punto di vista su aspetti concreti della realtà vissuta.

Gli argomenti Sono sette le satire composte da Ariosto, tutte in terza rima. Nella Satira I l’autore motiva la propria volontà di non seguire il cardinale Ippolito d’Este in Ungheria, contrapponendo al dilagante servilismo cortigiano il desiderio di un’esistenza tranquilla, dedicata agli studi letterari e indifferente ai piaceri e ai successi mondani. La Satira II è la cronaca di un viaggio a Roma, città dipinta a tinte fosche per gli intrighi politici che caratterizzano la curia papale; la III parla del nuovo servizio del poeta, quello presso Alfonso I; la IV racconta del suo incarico in Garfagnana, con tutti i problemi e i disagi che egli si trova a vivere; la V è indirizzata al cugino Annibale Malaguzzi nell’imminenza del suo matrimonio ed è un elogio della vita matrimoniale; nella VI l’autore traccia un crudo quadro della società letteraria contemporanea; la VII è un garbato rifiuto all’offerta di un posto di ambasciatore presso papa Clemente VII.

Letteratura attiva - volume 1
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento