Troviamo in questo sonetto il rovesciamento di un motivo fra i più presenti nel Canzoniere, cioè la ricerca della solitudine (Solo et pensoso i più deserti campi, ▶ T6, p. 330). Ormai l’angoscia amorosa è così intollerabile per il poeta, che persino la solitudine diventa insostenibile. Egli sceglie dunque di confondersi tra la gente, per provare a lenire la sofferenza d’amore.
T11 - O cameretta che già fosti un porto
T11
O cameretta che già fosti un porto
Canzoniere, 234
O cameretta che già fosti un porto
a le gravi tempeste mie diurne,
fonte se’ or di lagrime nocturne,
4 che ’l dì celate per vergogna porto.
O letticciuol che requie eri et conforto
in tanti affanni, di che dogliose urne
ti bagna Amor, con quelle mani ▶ eburne,
8 solo ver’ me crudeli a sì gran torto!
Né pur il mio secreto e ’l mio riposo
fuggo, ma più me stesso e ’l mio pensero,
11 che, seguendol, talor levòmmi a volo;
e ’l vulgo a me nemico et odioso
(chi ’l pensò mai?) per mio refugio chero:
14 tal paura ò di ritrovarmi solo.
DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
Nelle quartine il poeta si rivolge alla propria stanza e al proprio letto. La prima in passato era un rifugio, ora invece è divenuta un luogo di dolore, nel quale egli sfoga le proprie sofferenze. Il letticciuol (v. 5), che un tempo gli dava riposo, ora viene inondato dalle sue lacrime. L’immagine che segue è piuttosto complessa: Amore versa vasi (urne, v. 6) di lacrime attraverso le mani crudeli (v. 8) di Laura. La donna, creatura gentile, è ritratta come ingiustamente fredda nei suoi confronti.
Del resto, il pensiero d’amore che a volte ha permesso al poeta di sollevarsi ad altezze sublimi (talor levòmmi a volo, v. 11) allo stesso tempo ha alimentato in lui fantasie smentite dalla realtà e perciò causa di frustrazione. La fuga si configura dunque come un’azione disperata: egli sa bene che non sta scappando da un luogo specifico (la sua camera da letto), ma da sé stesso e dalle contraddizioni che lo avvolgono. Questo è il motivo di una scelta per lui insolita: la ricerca della compagnia delle persone, nella speranza di distrarsi e trovare sollievo dalla propria ossessione passionale.
Le scelte stilistiche
Nel contrapporre due distinti momenti temporali, l’autore utilizza una serie di antitesi*. Al già del v. 1 (il passato) si contrappone l’or del v. 3 (il presente). Al porto del v. 1 si oppone la paura del v. 14. Il porto che era la cameretta (v. 1) ora è stato sostituito, nel v. 13, dal refugio che paradossalmente (chi ’l pensò mai?, v. 13) è ’l vulgo (v. 12).
I concetti sviluppati nel sonetto sono introdotti attraverso un’efficace metafora*: la cameretta è un porto che ripara dalle tempeste della vita (vv. 1-2). La cameretta e il letticciuol sono semplici oggetti, che però vengono quasi animati dal poeta perché possano divenire come degli ideali interlocutori ai quali esprimere la propria afflizione interiore. Gli enjambement* tra i vv. 1-2 (un porto / a le gravi tempeste), 5-6 (et conforto / in tanti affanni) e 9-10 (e ’l mio riposo / fuggo) mettono in evidenza l’ultima parola del primo verso delle tre coppie, ovvero, rispettivamente, porto, conforto e riposo: termini chiave che rimandano a quella tranquillità psicologica che il poeta va affannosamente cercando.
VERSO LE COMPETENZE
COMPRENDERE E ANALIZZARE
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SCRIVERE PER…
DIBATTITO IN CLASSE
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento