1 Tra mondo antico e cristianesimo
Petrarca può essere considerato il primo intellettuale moderno: il primo a proporsi come l’artefice del proprio mito, da trasmettere ai posteri, e a concepire la letteratura come uno specchio delle proprie aspirazioni e debolezze. Non è un caso che l’elemento centrale della sua opera, ma anche della sua esistenza, sia l’analisi dell’io e dei suoi stati d’animo, sempre soggetti a contraddizioni, entusiasmi, dubbi e slanci emotivi.
Figlio di un’epoca di profonde inquietudini, Petrarca sembra riflettere la precarietà di un secolo, il Trecento, segnato da catastrofi e incertezze. L’unica certezza che non lo abbandona mai è l’amore per la classicità e per gli autori che ne hanno incarnato princìpi e ideali: la sapienza antica costituisce ai suoi occhi un’eredità che non smetterà di appartenerci e che pertanto è necessario riacquistare, conoscere e ammirare. Non a caso il compito intellettuale che Petrarca assegna a sé stesso è quello della cosiddetta translatio, cioè il passaggio del sapere della civiltà greca e romana al mondo moderno e in particolare a quello cristiano.