T14 - Marco Lombardo

T14

Marco Lombardo

Purgatorio, XVI, vv. 97-129

Marco Lombardo, un uomo di corte vissuto nella seconda metà del Duecento nell’Italia settentrionale, spiegando a Dante come agisca il libero arbitrio (cioè la possibilità che ciascun essere umano possiede di scegliere il bene o il male) individua la responsabilità della corruzione sociale e civile nella debolezza dell’Impero. Tuttavia egli attribuisce di fatto la colpa di tale debolezza all’autorità papale, che, con ingerenza soffocante, ha spento l’autorità imperiale. La causa della corruzione che lacera la società civile è dunque individuata con precisione nella degenerazione del Papato, che, dichiarata ingiustamente e illegittimamente la vacatio imperii (cioè l’assenza di un impero legittimo), ha avocato a sé gli uffici propri del potere imperiale.

Alla corruzione del presente, Marco Lombardo contrappone il tempo in cui soleva Roma, che ’l buon mondo feo, / due soli aver, che l’una e l’altra strada / facean vedere, e del mondo e di Deo (vv. 106-108). Dante supera così la metafora consueta che indicava il Papato con il sole e l’Impero con la luna, cioè con un astro minore rispetto al primo. Ora egli approda alla nuova metafora dei due soli, due guide che devono condurre l’umanità su due diverse strade: e del mondo e di Deo ( T8, p. 207).

«[…]

Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?

Nullo, però che ’l pastor che procede,

99    rugumar può, ma non ha l’unghie fesse;

per che la gente, che sua guida vede

pur a quel ben fedire ond’ella è ghiotta,

102  di quel si pasce, e più oltre non chiede.

Ben puoi veder che la mala condotta

è la cagion che ’l mondo ha fatto reo,

105  e non natura che ’n voi sia corrotta.

Soleva Roma, che ’l buon mondo feo,

due soli aver, che l’una e l’altra strada

108  facean vedere, e del mondo e di Deo.

L’un l’altro ha spento; ed è giunta la spada

col pasturale, e l’un con l’altro insieme

111  per viva forza mal convien che vada;

però che, giunti, l’un l’altro non teme:

se non mi credi, pon mente a la spiga,

114  ch’ogn’erba si conosce per lo seme.

In sul paese ch’Adice e Po riga,

solea valore e cortesia trovarsi,

117  prima che Federigo avesse briga;

or può sicuramente indi passarsi

per qualunque lasciasse, per vergogna,

120  di ragionar coi buoni o d’appressarsi.

Ben v’èn tre vecchi ancora in cui rampogna

per qualunque lasciasse, per vergogna,

123  che Dio a miglior vita li ripogna:

Currado da Palazzo e ’l buon Gherardo

e Guido da Castel, che mei si noma,

126  francescamente, il semplice Lombardo.

Dì oggimai che la Chiesa di Roma,per confondere in sé due reggimenti,

e Guido da Castel, che mei si noma,

129  cade nel fango, e sé brutta e la soma».

 >> pagina 253 

DENTRO IL TESTO

I contenuti tematici

Dante considera vacante ai propri tempi la funzione dell’imperatore, poiché il Papato ne ha usurpato i compiti, che di fatto non gli competono. Il pontefice va davanti al suo gregge e lo guida (procede, v. 98), è in grado di ruminare (rugumar può, v. 99), cioè ha la prerogativa di comprendere e spiegare la dottrina cristiana, ma non ha le unghie divise (non ha l’unghie fesse, v. 99), ovvero non può applicare le leggi nella sfera temporale. Questo è un compito che il papa farebbe bene a lasciare – com’era in passato – all’imperatore. Secoli prima Roma aveva infatti instaurato l’ordine e la civiltà sulla Terra, fondando una monarchia universale (l’Impero) che aveva unificato il mondo nel segno della pace, predisponendolo ad accogliere, nella pienezza dei tempi, l’avvento di Cristo.

Per bocca di Marco Lombardo, Dante esprime la propria nostalgia per un mondo non ancora corrotto come quello in cui si trova a vivere e per la società di un passato non troppo lontano (antecedente di circa un secolo), in cui erano ancora diffuse le qualità cavalleresche (valore e cortesia, v. 116), prima che avesse inizio, nella prima metà del XIII secolo, il contrasto tra il Papato e l’imperatore Federico II. Dante vede l’Italia settentrionale del proprio tempo come una terra di corruzione e di malvagità: le persone buone si contano sulle dita di una mano e sono talmente circondate da esempi di cattiveria che esse desidererebbero morire al più presto pur di non assistere a questa degenerazione.

VERSO LE COMPETENZE

COMPRENDERE E ANALIZZARE

1 L’azione ecclesiastica A che cosa è finalizzata, secondo Marco Lombardo, la ricerca del papato?


2 Due simboli Che cosa rappresentano spada e pasturale?


3 Le metafore Dal v. 98 al v. 102 Marco Lombardo ricorre a una serie di metafore. Individuale, specificando a quale campo semantico fanno capo.

INTERPRETARE

4 Dante e la politica Perché questi versi sono molto significativi per comprendere la concezione politica dantesca?

Educazione CIVICA – Spunti di realtà

Le soluzioni che Dante immagina per risolvere i gravi problemi del suo tempo difficilmente si adatterebbero al nostro: il rimedio da lui sognato consisteva infatti nel concentrare il potere nelle mani di un imperatore assoluto, che ponesse un freno ai desideri smodati degli altri governanti e portasse così pace e serenità in tutto il mondo. L’articolo 1 della nostra Costituzione afferma invece che «la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione» stessa.


• “Appartiene” è il verbo scelto dai Padri Costituenti: eppure le trasformazioni della vita politica oggi sembrano allontanare i cittadini dalla gestione della cosa pubblica e dall’attività dei propri rappresentanti. Quali sono le ragioni di tale disaffezione? Personalmente provi interesse per la politica? In che misura pensi di partecipare alla vita democratica del nostro paese? Discutine in classe.

Letteratura attiva - volume 1
Letteratura attiva - volume 1
Dalle origini al Cinquecento