Quaderno di scrittura

DARE ORDINI, ISTRUZIONI, REGOLE Esercizio 4 Scrivi sul quaderno il foglio illustrativo di tre medicine per curare a. chi non ride mai. b. chi ride troppo. c. chi ride per faccende che non meriterebbero sorrisi ma, piuttosto, lacrime. Per educare alle virtù La scrittrice Natalia GInzburg (1916-1991) esprime in questo testo alcune regole per educare i propri figli alle grandi virtù. Esercizio 5 Leggi il testo e svolgi le attività proposte Per quanto riguarda l educazione dei figli, penso che si debbano insegnar loro non le piccole virtù, ma le grandi. Non il risparmio, ma la generosità e l indifferenza al denaro; non la prudenza, ma il coraggio e lo sprezzo del pericolo; non l astuzia, ma la schiettezza e l amore alla verità; non la diplomazia, ma l amore al prossimo e l abnegazione; non il desiderio del successo, ma il desiderio di essere e di sapere. Di solito invece facciamo il contrario: ci affrettiamo a insegnare il rispetto per le piccole virtù, fondando su di esse tutto il nostro sistema educativo. Scegliamo, in questo modo, la via più comoda: perché le piccole virtù non racchiudono alcun pericolo materiale, e anzi tengono al riparo dai colpi della fortuna. Trascuriamo d insegnare le grandi virtù, e tuttavia le amiamo, e vorremmo che i nostri figli le avessero: ma nutriamo fiducia che scaturiscano spontaneamente nel loro animo, un giorno avvenire, ritenendole di natura istintiva, mentre le altre, le piccole, ci sembrano il frutto d una riflessione e di un calcolo e perciò noi pensiamo che debbano assolutamente essere insegnate. [ ] Poiché siamo tutti assillati, in un modo o nell altro, dal problema del denaro, la prima piccola virtù che ci viene in testa di insegnare ai nostri figli è il risparmio. Regaliamo loro un salvadanaio, spiegando com è bello conservare il denaro invece di spenderlo, in modo che, dopo mesi, ce ne sia molto, un bel gruzzolo di denaro; e come sia bello resistere alla voglia di spendere, per poter comprare, alla fine, qualche oggetto di pregio. Ricordiamo d aver ricevuto in regalo, nella nostra infanzia, un salvadanaio eguale; ma dimentichiamo che il denaro, e il gusto di conservarlo, era al tempo della nostra infanzia meno orribile e sudicio di oggi: perché il denaro, più passa il tempo, e più è sudicio. Il salvadanaio, dunque, è il nostro primo errore: abbiamo installato, nel nostro sistema educativo, una piccola virtù. Quel salvadanaio di coccio dall aspetto innocuo, a forma di pera o di mela, abita per mesi e mesi nella stanza dei nostri figli ed essi si abituano alla sua presenza, s abituano al piacere di introdurre, giorno per giorno il denaro nella fessura; s abituano al denaro custodito là dentro, che là, nel segreto e nel buio, cresce come un seme nel grembo della terra; s affezionano al denaro dapprima con innocenza, come ci s affeziona a tutte le cose che crescono grazie al nostro zelo, pianticelle o bestiole; e sempre vagheggiando quel costoso oggetto visto in una vetrina, e che sarà possibile comperare, come noi gli abbiamo detto, col denaro così risparmiato. Quando infine il salvadanaio viene infranto e il denaro speso, i ragazzi si sentono soli e delusi: non c è più il denaro nella stanza, custodito nel ventre della mela, e non c è più nemmeno la rosea mela: c è invece un oggetto a lungo vagheggiato in vetrina, e di cui noi gli abbiamo vantato l importanza e il pregio: ma che ora nella stanza, sembra grigio e disadorno, appassito da tanta attesa e dopo tanto denaro. Di questa delusione i ragazzi non incolperanno il denaro, ma l oggetto stesso: perché il denaro perduto conserva, nella memoria, tutte le sue lusinghiere promesse. I ragazzi chiederanno un nuovo salvadanaio e nuovo denaro da custodire; e rivolgeranno al denaro dei pensieri e un attenzione che è male gli siano rivolti. Preferiranno il denaro alle cose. Non è male che abbiano sofferto una delusione; è male che si sentano soli senza la compagnia del denaro. 131

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Antologia primo biennio