La luce del futuro - volume C

Il mito greco e romano 110 115 120 125 130 135 140 145 colpevole è l anima mia. Io, sventurata, io ti ho ucciso, io che ti ho spinto a venire di notte in luoghi così malsicuri, e neppure vi venni per primo. Dilaniate il mio corpo, divorate con morsi feroci quest uomo scellerato voi, voi leoni, che vi rintanate sotto queste rupi! Ma è da vili chiedere la morte . Raccolse il velo di Tisbe e lo portò con sé al riparo dell albero convenuto; poi, dopo avere intriso di lacrime e baci quella cara veste: «Imbeviti ora , esclamò, «anche di un fiotto del sangue mio! . E si piantò nel ventre il pugnale che aveva al fianco, poi, ormai morente, fulmineo lo trasse dalla ferita aperta e cadde a terra supino. Schizza alle stelle il sangue, come accade se, logoratosi il piombo, un tubo si fende e da un foro sottile sibilando esce un lungo getto d acqua, che sferza l aria con la sua violenza. I frutti dell albero, spruzzati di sangue, divengono cupi e, di sangue intrisa, la radice tinge di vermiglio i grappoli delle bacche. Ed ecco che, ancora impaurita, per non deludere l amato, lei ritorna e con gli occhi e il cuore cerca il giovane, impaziente di narrargli a quanti pericoli è sfuggita. Ma se riconosce il luogo e la forma della pianta, la rende incerta il colore dei frutti: in forse se sia quella. Ancora in dubbio, vede un corpo agonizzante che palpita a terra in mezzo al sangue; arretra e, col volto più pallido del legno di bosso, rabbrividisce come s increspa il mare, se una brezza leggera ne sfiora la superficie. Ma dopo un attimo, quando in lui riconosce il suo amore, in pianto disperato si percuote le membra innocenti, si strappa i capelli abbracciata al corpo dell amato, colma la ferita di lacrime, confonde il pianto col sangue suo e, imprimendo baci su quel volto gelido, grida: «Quale sventura, quale, Pìramo, a me ti ha strappato? Pìramo, rispondi! Tisbe, è la tua amatissima Tisbe che ti chiama. Ascoltami, solleva questo tuo volto inerte! . Al nome di Tisbe Pìramo levò gli occhi ormai appesantiti dalla morte e, come l ebbe vista, per sempre li richiuse. Solo allora lei riconobbe la sua veste e scorse il fodero d avorio privo del pugnale: «La tua, la tua mano e il tuo amore 111. malsicuri: insicuri. 112. Dilaniate il mio corpo: sbranate il mio corpo. 126-127. la radice bacche: la radice co- lora di rosso i grappoli delle bacche (le familiari more). 133. agonizzante: in agonia, moribondo. 135. bosso: arbusto sempreverde dalle fo- glie lucide e profumate e il legno di colore giallastro. 140-141. confonde sangue suo: mescola le sue lacrime con il sangue dell amato. 81

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Epica