PASSATO e presente - L’Eneide durante il fascismo

Virgilio UNIT 1 SCRIVERE PER... 13. DESCRIVERE Tu come immagineresti il luogo che attende le anime beate nell aldilà? Scrivi un breve testo descrittivo (massimo 20 righe) facendo ricorso ai tuoi ricordi di letture e film sull argomento. 14. CONFRONTARE Confronta questo brano con quello della discesa agli Inferi di Odisseo ( T7, p. 262): quali sono le somiglianze e quali le differenze? Quali tematiche vengono affrontate? Descrivile in un breve testo (massimo 25 righe). DISCUTIAMONE L incontro con l anima di Anchise rappresenta una soluzione geniale per affidare a una figura rispettatissima, come quella del padre defunto, il compito di delineare le grandi imprese cui è destinata la stirpe di Enea. I moniti dei genitori, soprattutto quando giungono dall aldilà, hanno un valore inestimabile, e Virgilio lo sa bene. Allo stesso tempo, però, Anchise mostra al figlio il suo stesso futuro glorioso, richiamandolo così a una doppia responsabilità: da un lato tenere alto il nome del padre, dall altro avere a cuore le sorti di una intera stirpe che nascerà da lui. La generazione presente dialoga così con quella passata e con quella futura. Avverti mai questo richiamo familiare a fare grandi cose per accontentare i nonni o i genitori? Rifletti su questo tema in classe con l insegnante e con i compagni. PASSATO e presente L Eneide L Eneide durante il fascismo Fin da quando fu pubblicata dopo la morte di Virgilio, l Eneide ebbe un successo enorme e assurse a Roma al ruolo di poema nazionale (aggettivo in verità improprio se riferito al mondo antico), divenendo libro di lettura nelle scuole, come sono oggi in Italia I promessi sposi e la Divina Commedia. Ciò avvenne non solo per il suo valore artistico, ma anche per quello ideologico, dal momento che nell Eneide Virgilio presenta il potere di Roma sul mondo mediterraneo, giunto a compimento sotto l impero di Augusto, come una necessità voluta dalla provvidenza divina, destinata a durare per sempre (nel libro I Giove dice: «A costoro [cioè ai Romani] ho assegnato un dominio senza fine , vv. 278-279). Il concetto è chiaramente espresso proprio nel libro VI, in cui sono nominati tutti i protagonisti principali della storia di Roma fino alla nascita dell impero grazie all espediente della profezia. Tale aspetto dell Eneide fu particolarmente valorizzato in Italia durante il fascismo (1922-1943), quando fu sostenuta una lettura fortemente ideologizzata del poema. Infatti nel Ventennio la propaganda di regime promosse il culto della romanità , che consisteva nell esaltare e celebrare in modo strumentale tutto ciò che era attinente al glorioso passato imperiale dell Urbe, con il fine di dimostrare che il fascismo faceva rinascere e rinnovava le istitu- 370 zioni dell antica Roma. Gli italiani dell epoca venivano così presentati come eredi degli antichi Romani e per questo avevano il diritto di fondare nuovamente un impero, che fu proclamato da Mussolini dopo la conquista dell Etiopia il 9 maggio 1936. Secondo tale prospettiva l Eneide era interpretata in chiave attualizzante, come se il poema avesse una valenza politica e storica anche per l epoca contemporanea. A essere sfruttati in tal senso furono in particolare i versi che suggellano il discorso di Anchise a Enea, in cui Virgilio esprime con mirabile sintesi ed efficacia i cardini dell imperialismo romano e dell ideologia augustea del principato: ma tu, Romano, ricorda di governare i popoli / [ ] imporre la tua pace al mondo, perdonare / agli sconfitti, ai deboli e domare i superbi! (libro VI, vv. 1030-1033 della trad. di C. Vivaldi, T7, p. 363). Essi divennero una sorta di manifesto del nazionalismo e imperialismo fascista, tanto da essere continuamente citati nei discorsi pubblici, nella stampa, in libri e pubblicazioni di ogni tipo e al pari di altri passi di autori classici in epigrafi su monumenti ed edifici dell epoca, spesso accompagnati dalla terza strofa del Carmen saeculare di Orazio, altro celebre poeta di età augustea, la quale nella traduzione del 1919 di Fausto Salvadori suona: «Sole che sorgi libero e giocondo / sul colle nostro i tuoi cavalli doma, / tu non vedrai nessuna cosa al mondo / maggior di Roma .

La luce del futuro - volume C
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Epica