La luce del futuro - volume C

Odissea 180 185 190 195 200 205 210 215 E fatto questo, scomparve: Odisseo nella capanna rientrò; senza fiato restò il figlio a vederlo, distolse gli occhi, pauroso che si trattasse d un nume, e a lui rivolto disse parole fugaci: «Ospite, ben diverso m appari ora da prima: hai altre vesti e non è uguale l aspetto. Tu sei un nume, di quelli che il cielo vasto possiedono. Ah, siici propizio, che ti facciamo offerte gradite e doni d oro ben lavorato: risparmiaci! E gli rispose Odisseo costante, glorioso: «Non sono un dio, no: perché m assomigli agli eterni? Il padre tuo sono, per cui singhiozzando soffri tanti dolori per le violenze dei prìncipi . Così dicendo baciò il figlio e per le guance il pianto a terra scorreva: prima l aveva frenato. Telemaco poiché non ancora credeva che fosse il padre gli disse di nuovo, rispondendo, parole: «No, tu non sei Odisseo, non sei il padre mio, ma m incanta un nume perché io soffra e singhiozzi di più. Mai un mortale poteva far questo con la sua sola mente, a meno che un dio, senza fatica, a sua voglia venisse a farlo giovane o vecchio; tu poco fa eri un vecchio e malamente vestivi, e ora somigli agli dèi che il cielo vasto possiedono . E ricambiandolo disse l accorto Odisseo: «Telemaco, non va che tu, avendo qui il caro padre tornato, lo guardi stordito, con troppo stupore. Un altro Odisseo non potrà mai venire, perché son io, proprio io, che dopo aver tanto errato e sofferto, arrivo dopo vent anni alla terra dei padri. E questa è azione d Atena, la Predatrice, che mi fa come vuole, e può farlo, a volte simile a un mendicante, altre volte a un uomo giovane, con belle vesti sul corpo: facile ai numi, che il cielo vasto possiedono, fare splendido o miserabile un uomo mortale . E così detto sedeva: allora Telemaco, stretto al suo nobile padre, singhiozzava piangendo. A entrambi nacque dentro bisogno di pianto: piangevano forte, più fitto che uccelli, più che aquile 179. d un nume: di un dio. 187. m assomigli agli eterni: mi paragoni agli dèi. 205. errato: vagato. 207. la Predatrice: epiteto formulare, che fa riferimento alle doti guerresche della dea. 277

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Epica