La luce del futuro - volume C

Odissea ANALISI L innocenza di Nausicaa Dopo aver lasciato Calipso, che lo aveva trattenuto sull isola di Ogigia per ben sette anni, è destino che Odisseo, scampato al naufragio, sia salvato da un altra donna, Nausicaa, la giovanissima figlia del re dei Feaci Alcinoo. La ragazza, intimidita e attratta allo stesso tempo dallo straniero apparso alla foce del fiume, rappresenta la bellezza e il candore dell adolescenza. La situazione iniziale, ambientata in un ridente paesaggio campestre, ha tutto il sapore di una scena idillica; del corteo di amiche che lavano i panni e poi si divertono al gioco della palla (vv. 85-101), Nausicaa è regina incontrastata (vv. 102-109). Rispetto a Calipso, ninfa egoista ed esperta delle arti dell amore, la figlia di Alcinoo affascina piuttosto per il candore generoso di ragazza giovane e inesperta. Colpita dal carisma e dalla maturità dello straniero, dimostra un coraggio insolito, infuso in lei da Atena (v. 140), che la porta ad avvicinarsi all uomo sconosciuto, insieme a una certa femminilità, spontanea ed esuberante, tipica di quella grazia acerba che si coglie nel trapasso dall adolescenza all età adulta. Un discorso esemplare Appena risvegliato dopo il naufragio, sorpreso dalle voci delle ragazze (vv. 119-126), Odisseo sottopone al vaglio della ragione le possibilità che gli si prospettano e arriva alla soluzione più adatta alla circostanza. Ricorre dunque alla metis, la sua proverbiale intelligenza pratica, e decide di scartare l idea di afferrare supplice le ginocchia della fanciulla, gesto inoltre non degno di un nobile quale egli è e che avrebbe imposto a Nausicaa un contatto fisico troppo intimo con un estraneo, peraltro così mal ridotto (vv. 141-142). Preferisce quindi attuare un tentativo di captatio benevolentiae, teso cioè a disporre benevolmente la sua ascoltatrice, intessendo a distanza un discorso di lode della bellezza e delle virtù della giovane, simile a una dea, con il quale riesce a ingraziarsi il suo favore (vv. 149-185). Le parole scelte dall eroe dimostrano un eloquenza raffinatissima, che colpisce il cuore della ragazza: Mai cosa simile ho veduto con gli occhi, / né uomo, né donna: e riverenza a guardarti mi vince. / In Delo una volta, così, presso l ara di Apollo, / vidi levarsi un fusto nuovo di palma (vv. 160-163). Odisseo paragona Nausicaa a un giovane fusto di palma dalla straordinaria bellezza visto una volta a Delo, l isola sacra di Apollo: ogni ragazza greca avrebbe desiderato ricevere un complimento di questo tipo da un uomo forte e valoroso. Forte della sua esperienza del mondo, l eroe rivela la sua profonda conoscenza dell animo umano: avvertendo la purezza virginale di Nausicaa, le augura una vita matrimoniale felice, vissuta all insegna della concordia, la più grande virtù della vita domestica (vv. 180-185). Facendo tesoro della sua consumata abilità oratoria, cattura ulteriormente la sua benevolenza magnificando la felicità dell uomo che avrebbe avuto la fortuna di averla per moglie. Un comprensibile pudore La risposta della principessa dei Feaci è caratterizzata da toni magnanimi, propri della figlia di un re: dopo essersi presentata (vv. 187-197), invita le amiche a non avere paura e ad adoperarsi per aiutare il naufrago, protetto da Zeus come tutti i poveri e gli stranieri (vv. 199-210). Da un punto di vista narrativo, svolge appieno la funzione di aiutante, necessaria a restituire all ospite derelitto lo statuto di eroe. L eleganza della scena è anche negli accorgimenti messi in atto per riprodurre il naturale imbarazzo provato dall uomo maturo in prossimità di giovani fanciulle. Odisseo, per esempio, manifesta il suo pudore, chiedendo di potersi lavare in disparte e non essere visto dalle ancelle (vv. 218-222). Una volta lavato e reso più bello dall intervento di Atena, che gli rende le chiome simili al fiore del giacinto (v. 231), l eroe, ricolmo di grazia sulle spalle e sul capo, si mostra nel pieno della sua bellezza virile e suscita l ammirazione di Nausicaa, che in cuor suo già lo vorrebbe come sposo (vv. 239-246). 239

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Epica