La luce del futuro - volume C

Odissea nente i venti avversi alla navigazione e la raccomandazione di tenerlo chiuso. L eroe racconta come i compagni, convinti che contenesse un tesoro, non avessero resistito alla tentazione di aprirlo, liberando in tal modo turbini violenti, causa di una tempesta e di un naufragio. Scampato al cannibalismo dei Lestrìgoni, Odisseo era approdato nell isola di Eea, regno della maga Circe, che aveva trasformato i suoi compagni in maiali. Grazie all aiuto di Ermes, egli era riuscito a resistere agli incantesimi della donna e aveva ottenuto che i compagni riacquistassero sembianze umane ( T6, p. 253). Dopo un anno trascorso da Circe (libro X) Odisseo era disceso nell Ade e qui aveva ricevuto dall indovino Tiresia una profezia relativa al suo difficile rientro in patria e alla sua morte ( T7, p. 262). La visita nell aldilà gli aveva concesso anche la possibilità di incontrare l ombra della madre Anticlea e dei compagni Agamennone, Achille e Aiace, quest ultimo ancora offeso per non aver ottenuto le armi di Achille, finite invece a Odisseo stesso. Tornato da Circe, aveva ricevuto altre istruzioni per proseguire il suo viaggio. Giunto in prossimità dell isola delle Sirene, mostri che facevano naufragare i marinai con il loro canto ammaliante, l eroe dopo aver tappato le orecchie dei compagni con la cera si era fatto legare all albero della nave per resistere alle loro lusinghe, pur ascoltandole ( T8, p. 269). Aveva superato, quindi, lo stretto abitato dai mostri marini Scilla e Cariddi ed era arrivato nell isola di Trinacria. Qui aveva perso tutti i compagni perché avevano mangiato le vacche sacre al dio Sole, suscitando la sua ira e la sua tremenda vendetta. La tappa successiva del viaggio era stata l isola di Calipso, Ogigia, dove Odisseo era arrivato ormai completamente solo. L approdo a Itaca Al termine dei racconti riferiti alla corte dei Feaci (libro XII), Alcinoo fa ricondurre Odisseo a Itaca su una nave. Risvegliatosi sulla spiaggia della sua isola d origine, che all inizio non riconosce ( T9, libro XIII, p. 274), l eroe inizia la seconda parte delle sue avventure, non meno complicate delle precedenti. In patria le insidie vengono dai Proci, i tracotanti pretendenti della moglie Penelope e del trono di Itaca, che durante la sua assenza hanno dilapidato i beni della sua famiglia. Assunte le sembianze di un mendicante per l intervento di Atena, Odisseo si reca dal porcaro Eumeo, rimastogli fedele, al quale ancora non rivela sua vera identità (libro XIV). Frattanto, su indicazione di Atena, Telemaco è ritornato a Itaca (libro XV), dove incontra il padre, che si fa riconoscere da lui ( T9, libro XVI, p. 274). Dopo aver discusso insieme il piano per sconfiggere i Proci, il giorno successivo Telemaco conduce il mendicante alla reggia. In prossimità del palazzo un cane solleva la testa e le orecchie: si tratta di Argo, un tempo lo splendido cane da caccia di Odisseo, ormai vecchio e randagio. Riconosciuto dopo vent anni il padrone, che a stento cela le lacrime, il fidato animale muore ( T9, libro XVII, p. 274). Entrato nel palazzo sotto mentite spoglie, Odisseo viene maltrattato dai Proci e ricevuto da Penelope, che vorrebbe avere da lui notizie sul marito (libri XVII-XVIII). In un secondo momento, la vecchia nutrice Euriclea, alla quale Penelope affida lo straniero perché lo lavi e si occupi del suo riposo, riconosce Odisseo da un inconfondibile cicatrice al ginocchio, risalente all infanzia ( T10, p. 283). Quando la donna per l emozione rovescia l acqua, desiderosa di dare subito la notizia a Penelope, è l eroe stesso a imporle il silenzio, necessario a organizzare la vendetta sui Proci (libro XIX). 205

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Epica