La luce del futuro - volume C

Iliade SPECCHI di CARTA Non c è incontro più toccante di quello di Ettore con la moglie Andromaca nel libro VI dell Iliade, né separazione più netta dei ruoli tra uomo e donna come quella che traspare dalle parole dell eroe troiano, rassegnato a compiere fino all ultimo il suo dovere verso la patria. Tutti vorremmo che Ettore cedesse alla richiesta di Andromaca di non andare incontro alla morte e potesse curare gli affetti familiari, l amore, il figlioletto, la felicità domestica. Una legge non scritta, però, impone all eroe di combat- tere, non solo per contribuire alla salvezza della patria, e sperare quindi di poter tornare per sempre alla propria famiglia, ma anche per salvare il proprio onore davanti ai Troiani. La guerra è, infatti, un motivo di onore, ben più rilevante di ogni altro valore. Ettore insegna, così, l importanza della fede assoluta in una causa, ma anche il prezzo assurdo che essa comporta: anche in questo possiamo cogliere il senso dell eroismo che anima il mondo antico. ANALISI Il disperato appello di una donna I clamori della battaglia, le gesta degli eroi, le morti dei guerrieri sono sullo sfondo: la scena è ora dominata dal colloquio intimo tra due giovani sposi, angosciati dal futuro che li attende e dalla sinistra percezione della rovina incombente. In preda all ansia, portando con sé un ancella e il figlio, Andromaca si appella subito ai diritti della famiglia e dell affetto privato ricordando al marito Ettore i gravi lutti che lei ha già dovuto subire: cosciente del futuro di schiavitù che la attende se resterà vedova, la donna afferma di essere disposta a morire piuttosto che affrontare la solitudine e la privazione della libertà (oh, meglio per me / scendere sotto terra, priva di te; perché nessun altra / dolcezza, se tu soccombi al destino, avrò mai / solo pene!, vv. 410-413). In alcuni versi destinati a divenire immortali (vv. 429-430) Andromaca descrive il ruolo che Ettore ha nella sua vita, ben più che un semplice marito, avendo lei già perso il padre, la madre e i fratelli: egli rappresenta il suo unico punto di riferimento, la sola persona al mondo che provveda a lei e la protegga dopo la morte dei genitori. D altra parte la donna non chiede all eroe di ritirarsi vilmente dalla guerra, bensì di combattere vicino al fico selvatico, un luogo che gli permetterebbe facilmente di riparare in città, senza avventurarsi altrove. Solo così Ettore potrebbe salvaguardare il futuro del figlioletto, che altrimenti rischia di rimanere orfano e affrontare grandi difficoltà senza l aiuto paterno. La «civiltà di vergogna La risposta di Ettore (vv. 441-465), nella seconda parte del brano, fa riferimento a un codice etico diverso: a determinare la sua ostinazione a combattere fino alla morte sono il rispetto del ruolo assegnatogli dalla comunità a cui appartiene, il timore di passare per vile e la reputazione di combattente intrepido e valoroso (vv. 441-446). L uomo e il guerriero non possono andare d accordo: anche se il primo teme per la sorte della moglie, avendo per di più il chiaro presentimento della caduta imminente di Troia e del doloroso destino che attende la sua famiglia, il secondo non può fare a meno di obbedire ai canoni di quella che gli antropologi hanno definito «civiltà di vergogna , secondo cui la considerazione sociale conta più della coscienza individuale e di ogni esigenza personale o privata: sottrarsi al proprio dovere significa perdere la propria autostima ed essere condannati dalla collettività al biasimo e all emarginazione. Tuttavia il senso del dovere dell eroe non cancella la tenerezza affettuosa e la dolcezza struggente dell uomo, il quale non nasconde che il suo primo pensiero andrà sempre alla moglie e al figlio, ai suoi affetti più stretti, il giorno in cui Andromaca dovesse lavorare come schiava in qualche città greca. Al piccolo Astianatte Ettore augura persino di essere più forte di lui (v. 479), dimostrando così la non comune generosità del padre, che non teme di essere superato un giorno dal figlio in forza e coraggio. 143

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Epica