La luce del futuro - volume C

Omero UNIT 1 ANALISI L orgoglio della stirpe A rendere possibile l intera scena di riconoscimento, una delle più belle pagine dell Iliade, tra il licio Glauco, che combatte con i Troiani, e il greco Diomede, è una domanda, quella rivolta dall eroe greco all avversario prima di misurarsi nello scontro: Da quale umana stirpe provieni tu mai, valoroso (v. 122). Non si tratta di una domanda retorica: Diomede vuole anzitutto capire se ha davanti a sé un dio (dubbio più che legittimo, visti i precedenti mitici, riferiti ai vv. 127-140) e, se di uomo si tratta, conoscere chi sia così coraggioso da sfidarlo (vv. 141-142). Il lungo discorso di Glauco (vv. 144-210) risponde alla domanda di Diomede con una rievocazione di memorie familiari: da Eolo nacque Sìsifo, da Sìsifo Glauco, da questi Bellerofonte, che generò Ippòloco, padre di Glauco. Nella successione delle generazioni c è l orgoglio di un intera stirpe e dell uomo che se ne sente parte ( questo il sangue ond io mi onoro, questa è la progenie, v. 210), come dimostra la trasmissione dei nomi di persona. Gli antichi Greci erano maestri delle genealogie, perché esse corrispondevano alla loro storia più vera, alla memoria degli antenati, umani e divini, in un epoca in cui la dimensione della famiglia era centrale nella vita dell uomo. Così per Glauco l eroe familiare è il nonno Bellerofonte, cacciato dalla patria Argo a causa degli intrighi della moglie di Preto, Antea, e costretto all esilio in Licia e a una serie di prove (la Chimera, le Amazzoni, i Solimi). Il lungo e dettagliato racconto, tuttavia, non è fine a se stesso. Omero sembra quasi insegnarci che le parole, sentite e appassionate, al servizio della memoria, come quelle di Glauco, riservano sorprese inaspettate: ascoltando l avversario, Diomede ricorda i racconti del nonno Eneo, che aveva ospitato a casa sua Bellerofonte (vv. 214-216) e rinsalda il vincolo dell ospitalità (Ospite dunque io sono per te, se tu in Argo venissi, / tu ne la Licia a me, se tra il popolo io giungo dei Lici, vv. 223-224). Lo scambio delle armi suggella il rinnovo di un rapporto che oggi potremmo definire di amicizia. Il mito di Bellerofonte e la depressione dell eroe Omero riferisce che Bellerofonte, ormai celebre per le sue gesta, si mise un giorno a vagare soletto pei campi d Alèo, / e si rodeva il cuore, schivava degli uomini l orme (vv. 200-201). Questi versi sono stati spesso individuati come prima testimonianza di quel malessere psicologico che siamo soliti chiamare depressione. Bellerofonte, per motivi non chiari, non riesce a trovare pace in se stesso, vaga senza meta, rifiuta il contatto con gli altri uomini e si chiude in solitudine. In realtà una ragione c è, ci spiega il critico svizzero Jean Starobinski. «Gli dèi, nel loro complesso, si compiacciono di perseguitare Bellerofonte; l eroe, che ha saputo resistere valorosamente alle persecuzioni degli uomini, è impotente di fronte alla loro collera. E chi è perseguitato dall ostilità universale degli immortali non trae più alcun piacere dai rapporti con gli uomini. questo il punto su cui occorre soffermarsi: nel mondo omerico, la comunicazione dell uomo con i suoi simili, la stessa rettitudine del suo cammino, sembrano dipendere da una garanzia divina. Quando nessun dio è disposto a concedere tale favore, l uomo è condannato alla solitudine, al dolore divorante , alle corse senza meta in preda all ansia. La depressione di Bellerofonte è solo l aspetto psicologico di questo allontanamento delle potenze superne. Una volta abbandonato dagli dèi, gli vengono a mancare le risorse e il coraggio necessari per continuare a vivere tra i suoi simili . Una similitudine fortunata Il brano proposto, riportato nella traduzione di Ettore Romagnoli (1871-1938), è famoso soprattutto per la similitudine con cui il licio Glauco accosta le generazioni umane a quelle delle foglie che cadono dai rami degli alberi avvicendandosi secondo i ritmi delle stagioni (vv. 145-148). Si tratta di una delle similitudini più celebri della letteratura greca, che è stata ripresa con variazioni da Virgilio, Dante e molti altri poeti, tra cui Giuseppe Ungaretti nella lirica Soldati («Si sta come / d autunno / sugli alberi / le foglie ). Il successo di questa similitudine e della similitudine in generale, come figura retorica, nell Iliade non è casuale. In quanto relativa alla sfera del significato, essa è particolarmente utile alla rappresentazione epica del mondo nell età di Omero. Dimostra, infatti, l attenzione 136

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Epica