Le origini della Letteratura

LA POESIA RELIGIOSA DEL DUECENTO Una risposta ai catari? Ai tempi di Francesco la Chiesa era sempre in armi: promuoveva crociate per il recupero della Terrasanta, ma anche contro i suoi nemici politici, gli eretici in generale e in particolare i càtari, il cui movimento fu represso nel sangue. I càtari (dal greco catharòs, puro ) erano presenti soprattutto nella Francia meridionale, ma anche nell Italia settentrionale e centrale. Vivevano in modo semplice e povero: non consumavano carne ed erano contrari alla guerra, in quanto avversi a ogni forma di violenza. Pensavano che esistessero due divinità sempre in lotta fra loro: il Dio del bene, autore di tutto quello che è spirituale, e il Dio del male, autore della materia e di tutte le cose create. Alcuni studiosi hanno letto il Cantico di frate Sole come una risposta ai càtari, in quanto si tratta di un testo volto a mostrare l intrinseca bontà di tutto il creato. I riferimenti alle Sacre Scritture A lungo considerato componimento istintivo e perciò improvvisato, anche per la sua natura di testo dettato (e forse cantato) ai compagni più vicini, il Cantico di frate Sole è invece un opera ben studiata e di notevole elaborazione letteraria, come mostrano il contenuto e la veste formale. stata per esempio evidenziata una non banale conoscenza dei Salmi, soprattutto quelli finali (148-150), e del Cantico dei tre fanciulli (Daniele, 3, 51-90), nonché in generale della tradizione biblica e di altri modelli liturgici ricorrenti negli scritti latini di Francesco. Gli strumenti retorici Il testo presenta anche vari elementi retorici che ne nobilitano il dettato e mostrano la complessità della struttura. Oltre all andamento anaforico (Laudato sie, mi Signore, dalla terza alla nona lassa e ripreso ancora nell undicesima, che rimanda alla formula biblica della lode a Dio), sono presenti dittologie sinonimiche, ossia coppie di sostantivi tra loro sinonimi (sustenta et governa, v. 21; infirmitate et tribulatione, v. 24), un gruppo di nomi collegati da una chiave naturalistica (diversi fructi con coloriti flori et herba, v. 22), allitterazioni in r (sora nostra matre terra, v. 20; sora nostra morte corporale, v. 27) e una paronomasia (utile et humile, v. 16). Dal latino al volgare La lingua del testo è un volgare umbro ancora acerbo, eppure già per noi pienamente comprensibile, caratterizzato da numerosi latinismi, che indicano tanto la cultura elevata dell autore quanto le oscillazioni morfologiche di una lingua ancora in fase di definizione, differente dal latino, ma a esso ancora legato. Certa appare, tuttavia, la consapevolezza da parte dell autore che il volgare, appena punteggiato da una tenue coloritura locale, abbia raggiunto la stessa dignità del latino. Del latino, peraltro, la lingua del Cantico riporta diversi elementi. Vediamo alcune grafie etimologiche latine e altre di tradizione volgare italiana e transalpina. Grafie etimologiche latine h herba, homo, honore, humile, humilitate (la h non va pronunciata nella lettura) ct benedictione, fructi, nocte, sanctissime (la h non va pronunciata nella lettura) t et (la t non va pronunciata nella lettura) pretiosa, pretiose, rengratiate, significatione, spetialmente Grafie di tradizione volgare italiana e transalpina k nelle voci più distanti dal latino: ka, ke, konfano, skappare c nei termini latineggianti o che trovano riscontro nel latino: casta, clarite, coloriti, corporale, creature, cum e con, focu, incoronati, iocundo, peccata, secunda Infine, a parte il plurale in -a di genere femminile (peccata, sul modello del neutro plurale latino), la congiunzione ka ( perché ), derivata dal latino quia, riconduce all Italia centrale e meridionale. 71

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Antologia primo biennio