Per approfondire - Dalla storia al mito: il re della Tavola

LA LETTERATURA CORTESE-CAVALLERESCA PER APPROFONDIRE Dalla storia al mito: il re della Tavola Rotonda Re Artù è esistito davvero o è soltanto un invenzione letteraria? Nel VI secolo c è un Artù nella storia dei Britanni, ma il suo mito non sarebbe mai nato né si sarebbe perpetuato se nel XII secolo Enrico II d Inghilterra non avesse avuto bisogno di un antenato illustre. Dalle saghe celtiche alle leggende cristiane Nel 1152 Eleonora d Aquitania va sposa a Enrico II d Inghilterra, portandogli in dote metà dei possedimenti del suo primo marito, Luigi VII re di Francia. In seguito a questa unione, la dinastia inglese si trova ad avere bisogno di rintracciare nel proprio passato un eroe nazionale che possa competere con la sacralità dei discendenti di Carlo Magno: si pensa a un remoto capo della resistenza dei Celti della Cornovaglia contro la conquista anglosassone, all inizio, appunto, del VI secolo. Le prime fonti storiche che parlano di Artù risalgono al X secolo: si tratta dei cosiddetti Annali di Cambria, che menzionano una vittoria nel 516. Già nel secolo precedente però la sua figura aveva acquistato tratti epici in una Storia dei Britanni scritta dal cronista bretone Nennio. Da questi testi prende spunto la Storia dei re di Britannia (1136) di Goffredo di Monmouth, il quale riporta più diffusamente la leggenda arturiana, che inizialmente si ispirava alle saghe della mitologia celtica, fondendola con leggende cristiane. prende sotto la sua protezione. Una volta cresciuto, Artù riesce a estrarre una mitica spada, Excalibur, dalla roccia in cui era magicamente infissa, divenendo re dei Britanni in virtù di questa prodezza. La storia reale, insomma, si confonde con la fantasia: è difficile distinguere l una dall altra. Non mancano studi e ricerche che cercano addirittura di rintracciare i luoghi delle vicende arturiane: alcuni studiosi, per esempio, individuano la tomba del re e della regina Ginevra nell abbazia di Glastonbury, nella regione del Somerset, non lontano da Bristol. Un epopea che non tramonta Di sicuro c è che il mito arturiano è ben lungi dall affievolirsi, come documenta la sua ricchissima presenza nell immaginario collettivo e nella cultura popolare novecentesca. Basti citare i film, i cartoni animati (come il disneyano La spada nella roccia, 1963) e i fortunati cicli romanzeschi ispirati alla sua figura e ai personaggi che gli ruotano attorno, come quelli di Marion Zimmer Bradley (1930-1999) e di Mary Stewart (1916-2014), autrici di best seller venduti in tutto il mondo. Come nasce un mito Poco dopo, il normanno Robert Wace descrive nel suo Romanzo di Bruto (1155) la Tavola Rotonda di Camelot, posta nella sala delle udienze, attorno a cui sedevano tutti i rampolli dell aristocrazia britanna, alla pari, senza che nessuno primeggiasse. Il libro viene dedicato a Eleonora d Aquitania che, insieme alla figlia Maria di Champagne, anima una sorta di cenacolo letterario nella corte di Poitiers. in questo clima culturale che viene suggerito a Chrétien de Troyes di sviluppare una vera e propria saga di trame cavalleresche sulla base delle leggende celtiche: i suoi capolavori Lancillotto o il cavaliere della carretta (1176-1177) e il Perceval o il racconto del Graal (1176-1190) nascono molto probabilmente da questo invito. Una storia ricalcata Intorno al 1450 sir Thomas Malory, nel romanzo La morte di Artù, raccoglie in un unica opera i principali elementi dell epopea arturiana. La storia prende il via dalla passione del re Uther Pendragon per Ygerne, moglie del duca di Tintagel, e dalla nascita del loro figlio, Artù; Merlino il mago consigliere di re Uther lo Re Artù combatte con un generale romano, XV sec., manoscritto del Maestro di Boucicaut. 45

Le origini della Letteratura
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Antologia primo biennio