Le origini della Letteratura

LA LETTERATURA CORTESE-CAVALLERESCA consapevole dei propri limiti. In punto di morte, prima pensa al passato, alle conquiste ottenute, al suo sovrano, ai momenti felici e gloriosi; poi si rende definitivamente conto che la sua vita sta per finire, e allora non esita a compiere il gesto di sottomissione a Dio a cui ogni cristiano è chiamato in punto di morte. Il guerriero e il santo Quando sente la fine vicina, Orlando riafferma la propria identità di guerriero con due atti altamente simbolici. In un primo momento, come in preda al furore, tenta di distruggere la propria spada, che il codice cavalleresco impone non debba finire nelle mani del nemico (v. 40). La sua arma, quasi umanizzata, compagna fedele di tante imprese memorabili, ha condiviso ogni momento glorioso con il paladino: deve pertanto spezzarsi proprio come la vita del suo padrone. Tuttavia Orlando, privo di forze, non riesce nell impresa, ma compie l ultimo gesto di eroe orgoglioso. Guarda infatti in direzione del nemico (verso la Spagna ha rivolto il viso, v. 80): non si tratta di uno sguardo di resa, ma al contrario di un ultimo atto di sfida e di rivendicazione solenne. Questa scena segna una cesura evidente nella rappresentazione degli ultimi istanti di vita del paladino. Il vassallo del re Carlo cede il passo all altra faccia della sua identità: quella del servitore di Dio. Orlando, infatti, disteso sotto un pino (un albero imponente, simbolo dello slancio divino), può chiedere perdono a Dio dei peccati commessi, pregarlo per la salvezza della propria anima e offrirgli il guanto in segno di devozione e sottomissione. Il gesto estremo rientra nel codice cerimoniale feudale: il guerriero e il santo muoiono insieme. La solennità epica Nonostante la struttura semplice e lineare dei periodi (in cui prevale decisamente la paratassi), il tono del passo è improntato a un indubbia solennità, tipica dei moduli formali della tradizione epica (non solo medievale, ma anche classica). Lo testimoniano gli elenchi (le conquiste di Orlando per conto di re Carlo), gli epiteti formulari (come quelli riferiti a Carlo Magno: dalla barba canuta, v. 12; dalla barba fiorita, v. 57; il re gentile, il grande, v. 25), le frequenti anafore, la ripetizione, seppure variata, di alcune azioni o di alcune frasi (per esempio: per i suoi peccati tende il guanto a Dio, v. 69; Il guanto destro ha teso verso Dio, v. 77; A Dio ha offerto il guanto destro, v. 93). Laboratorio sul testo COMPRENDERE INTERPRETARE 1. Suddividi il brano in sequenze e assegna un titolo a ognuna. 8. Nella seconda lassa, Orlando enumera le proprie conquiste e dice gli ho conquistato: a chi è riferito il pronome gli ? Perché viene usata questa formula? 2. Perché Orlando cerca di distruggere la sua spada? 3. Che cosa chiede a Dio il paladino? 4. La richiesta di Orlando viene accolta? Da che cosa lo capisci? 9. Quali valori tipicamente cavallereschi emergono in questo brano? Fai riferimento ai passi del testo che, secondo te, li esprimono in modo significativo. ANALIZZARE COMPETENZE LINGUISTICHE 5. Trova altri esempi, oltre a quelli forniti nell analisi, di azioni ripetute e descritte in punti successivi del brano. 10. I verbi. In questo passo sono usate più volte forme verbali che esprimono desiderio, volontà, comando. Individua nel testo esempi di: a) congiuntivo desidec) futuro imperativo; rativo/ottativo; d) costrutti fraseologici/ 6. Riporta alcuni esempi di anafora. 7. Quali appellativi vengono usati per indicare il paladino Orlando? b) imperativo positivo/ negativo; con ausiliare. 43

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Antologia primo biennio