La luce del futuro - volume B

Albatri, acrobati e rockstar GUIDA ALLA LETTURA Poeta, no Palazzeschi inizia il componimento con una esplicita contraddizione: se da un lato scrive in versi, dall altro rifiuta l etichetta di poeta (vv. 1-2). Tale incoerenza si spiega tenendo conto della profonda crisi alla quale era andata incontro dalla metà dell Ottocento la figura del poeta. Come afferma in un altro testo scritto negli stessi anni, E lasciatemi divertire, «i tempi sono cambiati, / gli uomini non domandano più nulla / dai poeti . In altre parole: la società sembra avere voltato le spalle ai poeti, i quali devono prendere atto della loro inutilità sociale. Come reagire a questa nuova condizione? Alcuni letterati indulgono nei loro scritti al vittimismo, altri invece alla provocazione dissacrante. Palazzeschi sperimenta entrambe le soluzioni: Chi sono? è un testo che fa da ponte fra queste due diverse istanze. Da un lato si rinvengono forti tracce dell influenza esercitata dai crepuscolari, che amavano dipingersi come giovani mesti e sofferenti: ecco dunque che l io lirico sente nel suo cuore malinconia (v. 10) e nostalgia (v. 15). Dall altro lato emerge la sua propensione al grottesco, rintracciabile nel riferimento alla follia (v. 5) e nell autodefinizione di saltimbanco con la quale la poesia si chiude. Una studiata semplicità I contenuti irriverenti del componimento poggiano su una struttura calibrata con attenzione e rigore. I primi quindici versi si possono dividere in tre gruppi di cinque versi, che si rispondono con perfetta simmetria. Ogni gruppo è costruito a partire da un botta e risposta, nel quale il poeta imposta una sorta di dialogo con sé stesso, sigillato dalla stessa rima in -ia. A una domanda segue una risposta negativa, accompagnata da un chiarimento. Ne deriva un andamento da filastrocca, ritmato dall espressione dell anima mia (vv. 4, 9, 14, 21). Il lettore non assiste a un sofferto scavo nell interiorità, ma a un ragionamento lineare, che pure chiama in causa condizioni e sentimenti cupi, quali sono la follia (v. 5), la malinconia (v. 10) e la nostalgia (v. 15): termini valorizzati dalle virgolette, dal fatto che da soli occupano un intero verso e dalla pausa indotta dai due punti che li precedono. Gli ultimi sei versi variano questo schema, proponendo finalmente una risposta di segno positivo alla domanda su chi sia davvero l io lirico. Il cuore messo a nudo Né poeta, né pittore, né musicista ma saltimbanco, dunque. Chi scrive sostiene di eccellere in una disciplina meno nobile: l arte circense dei saltimbanchi. Follia, malinconia e nostalgia convergono a creare il sottofondo inquieto dal quale esplode alla fine il grottesco, con la chiara intenzione di scandalizzare e fare a pezzi le convenzioni di una letteratura sentita come terribilmente invecchiata. La poesia diventa un atto giocoso, dal quale può scaturire anche il riso: che è poi ciò che ci distingue dalle bestie, come Palazzeschi scriverà qualche anno più tardi in un saggio paradossale, Il controdolore, nel quale esorta a sghignazzare nelle situazioni in cui abitualmente si piange, funerali compresi. I versi non sono altro che una lente collocata davanti al cuore, per farlo vedere alla gente (v. 19): una forma di esibizionismo, con la quale ci si mette a nudo. Ma restare inerme a subire un esame non è nella natura del saltimbanco, che afferma e smentisce, dice e si contraddice, mosso da un impulso irresistibile e da un istintivo desiderio di vivere. Non si può scordare del resto che il termine saltimbanco è passato nel tempo a indicare anche chi è un ciarlatano, un impostore. E allora come fidarsi di lui? impossibile, perché come ci suggerisce Palazzeschi la poesia è un dolcissimo inganno, un illusione che seduce in primo luogo chi la scrive. 89

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro