La luce del futuro - volume B

PROVA B 35 40 45 50 55 60 rosimile che due personaggi di romanzo, a un certo punto, entrino in dimestichezza e passino dal lei al tu , come stabiliremo quale sia il punto? Di regola il cambiamento lo si fa avvenire quando i due personaggi cessano di chiamarsi Mr. Smith e Mr. Brown e si dicono più semplicemente dear John e dear Charles , ma la regola non vale sempre. Il capoufficio, da noi, chiama semplicemente Marisa la sua dattilografa, ma le dà del lei . Ci sono poi altri inconvenienti più spiccioli e talvolta comici. Come gli attori, anche i traduttori pigliano le papere . A me accadde di far stare un personaggio, in piedi, davanti alla vedova. Per mia fortuna qualcuno se ne accorse prima che il libro fosse stampato, e mise il personaggio al posto giusto, cioè davanti alla finestra. Un palese errore di lettura, favorito dal fatto che in lingua inglese le due parole sono quasi identiche: window è la finestra, widow è la vedova. Un mio amico fece correre le ostriche, giù in Africa. Sedotto dalla parola inglese, ostrich, s era dimenticato che in realtà si trattava di struzzi. Addirittura, certi errori di traduzione sono ormai entrati nell uso corrente e nessuno ci fa più caso. Noi leggiamo e forse diciamo cortina di ferro , che è la versione a orecchio dell inglese iron curtain e significa in realtà sipario di ferro . L espressione la adoperò per la prima volta, in quel senso, Winston Churchill. L ideale sarebbe, per il traduttore, consultarsi il più spesso possibile con l autore straniero che sta mettendo in italiano. Io ebbi una volta la fortuna di poter chiedere spiegazione a uno scrittore americano che stavo traducendo. E debbo dire che in tre o quattro casi non seppe neanche lui dire che cosa significava quella certa frase. Se n era dimenticato. E debbo anche confessare che quando, dopo anni di lavoro traduttorio, un mio libro fu a sua volta tradotto all estero, io mi stropicciavo le mani per la gioia un po maligna di vedere in che modo il mio collega francese, inglese, tedesco, e spagnolo, avrebbero messo nella loro lingua alcuni brani miei scritti in dialetto pisano. O addirittura, come se la sarebbero cavata dinanzi a una espressione quale buona notte al secchio . B1. Nel testo Bianciardi riflette sul mestiere di traduttore e sull arte della traduzione portando esempi tratti dalla sua esperienza personale e da una specifica lingua di partenza. Quale? a L inglese. b L italiano. c Il francese. d Il dialetto pisano. B2. Quali competenze ha, secondo Bianciardi, un buon traduttore? (sono possibili più risposte) a Sa ordinare un pasto in un ristorante di Londra. b più fedele allo spirito che alla lettera del testo di partenza. c Sa leggere e comprendere l Ulisse di Joyce. d più fedele alla lettera che allo spirito del testo di partenza. e Conosce un migliaio di parole e per questo sa conversare del più e del meno in inglese. f Conosce bene sia la lingua di partenza sia la lingua di arrivo e ha una particolare disposizione mentale per cui la frase straniera, nella lettura, gli si rovescia immediatamente nell equivalente frase italiana. 539

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Poesia e teatro