T5 LA CANZONE - FABRIZIO DE ANDRÉ, La guerra di Piero

FABRIZIO DE ANDR La guerra di Piero T5 TRATTO DA Tutto Fabrizio De André, 1966 LA CANZONE La ballata, scritta dall autore in collaborazione con il chitarrista Vittorio Centanaro, venne registrata nel 1964. Fu adottata, per il suo contenuto antimilitarista, dai movimenti di contestazione della fine degli anni Sessanta. VIDEO Dormi sepolto in un campo di grano non è la rosa non è il tulipano che ti fan veglia dall ombra dei fossi, 4 ma sono mille papaveri rossi. «Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendan i lucci argentati, non più i cadaveri dei soldati 8 portati in braccio dalla corrente . Così dicevi ed era d inverno e come gli altri verso l inferno 1. Dormi: il poeta si rivolge direttamente a Piero, il protagonista della canzone. 5. mio: la parola è passata, ora, a Piero. 6. lucci argentati: il luccio è un pesce pre- datore d acqua dolce, dalla forma affusolata, presente in laghi e fiumi. 8. portati in braccio dalla corrente: trascinati dalla forza della corrente. PAROLA DI Veglia indica la condizione di chi è sveglio, specie quando normalmente si dorme, come di notte. Il testo in particolare si riferisce alla tradizione della veglia funebre, nel corso della quale parenti e amici restano in compagnia di un defunto, prima del funerale. Un tempo veglia indicava anche le nottate trascorse in allegra compagnia, fra chiacchiere, giochi e balli: di qui viene l accrescitivo veglione, ancora in uso per le feste di Carnevale e Capodanno. 10. verso l inferno: sia, in senso figurato, l inferno della guerra, sia, in senso letterale, l oltretomba. L immagine dunque vale come te ne vai a morire in guerra . 395 CANZONE LA Fabrizio De André nasce a Genova nel 1940. Di estrazione borghese, manifesta presto carattere irrequieto e talento musicale: studia il violino e la chitarra e, dopo il liceo classico, entra nell ambiente della cosiddetta Scuola genovese, un gruppo di cantautori che, dai primi anni Sessanta, fanno scalpore nel mondo della musica leggera perché contrappongono, alla tradizione delle canzonette sentimentali, contenuti considerati spesso scandalosi. Sono infatti centrali, nelle canzoni di De André, le figure degli ultimi : emarginati, prostitute, ribelli e sognatori, le cui storie smascherano le ipocrisie dei potenti e i conformismi bigotti della società. Esordisce con il pezzo Nuvole barocche nel 1961, ma la notorietà arriva solo con La canzone di Marinella, triste ballata romantica interpretata, nel 1968, dalla celebre cantante Mina. Nei suoi quarant anni di carriera, De André pubblica tredici album in studio tra cui, interamente in genovese, Cr uza de m (1984). I suoi testi sono fitti di echi letterari e di riferimenti culturali: ad autori americani (Edgar Lee Masters) e francesi (Fran ois Villon, Charles Baudelaire), ma anche ai trovatori medievali e alla musica popolare italiana. Muore a Milano nel 1999.

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro