La luce del futuro - volume B

I generi UNIT 5 La poesia civile SPECCHI di CARTA Ti accorgi quanto è importante la salute solo quando la perdi. Con la vita non succede lo stesso, per forza di cose: ma l apparire della morte intorno a noi spinge a interrogarsi sul modo in cui spendiamo l esistenza. Questo almeno nella realtà, dove la visione di un cadavere è sempre più rara rispetto ai tempi passati. E d altra parte la smorfia orribile che colpisce Ungaretti l abbiamo vista mille volte, in film e siti Web. Quali sono gli effetti di questa dilagante attrazione per il macabro? Secondo alcuni essa rischia di anestetizzar- ci, trasformando in abitudine ciò che dovrebbe essere un evento eccezionale. Secondo altri ci allena a reagire dinanzi agli appuntamenti con la morte, che nella vita di ogni uomo prima o poi si presentano. Ma un conto è la scomparsa per vecchiaia di una persona cara, giunta al termine del suo percorso esistenziale; un altro conto una fine prematura, magari violenta, come quella rappresentata in Veglia. In ogni caso, solo tenendo presente l inevitabilità del trapasso si può amare sino in fondo la vita. GUIDA ALLA LETTURA 312 Il trauma della trincea Veglia è la prima poesia di argomento bellico dell Allegria. Il 23 dicembre 1915 Ungaretti era giunto da poche settimane nei panni di fante volontario sul fronte del Carso, dove subito aveva dovuto fare i conti con una realtà fatta di paura, sporcizia, ordini d assalto che sconvolgevano le lunghe ore trascorse dai soldati nelle trincee. L incontro con la morte fu subito una traumatica consuetudine, che in questi versi assume le fattezze di un compagno / massacrato (vv. 3-4), colpito da un cecchino o forse da una granata. Per esigenze di servizio e per i comandi imposti dagli ufficiali il poeta non può allontanarsi ed è così costretto a una veglia obbligata come quelle che si tenevano un tempo in casa dei defunti che dura Un intera nottata (v. 1). Di qui il titolo del componimento, che come sempre in Ungaretti offre un importante chiave di lettura del testo. A rinforzare l impressione di orrore provvede lo stile, connotato da un aspra essenzialità, grazie alle allitterazioni che insistono sulle consonanti dentali, spesso raddoppiate: la cogliamo nell incipit (Un intera nottata / buttato, vv. 1-2) o nei participi chiamati a formare da soli un verso (massacrato, v. 4; digrignata, v. 6; penetrata, v. 10) e capaci di fornire immagini di forte impatto emotivo. La salvezza della scrittura La bocca digrignata (v. 6) del soldato morto è volta al plenilunio (v. 7), quasi in un estremo tentativo di parlare, e chiedere alla luna l ultima immagine a fermarsi nei suoi occhi il perché di un sacrificio atroce, e di una vita spezzata nel fiore degli anni. La stessa muta domanda agita il poeta, che resta in silenzio ma travasa nella propria scrittura il dolore del quale è testimone. Il legame che unisce i due fanti è strettissimo: fra la vita e la morte passa un soffio. Un attimo, una mossa, il gioco del caso e l uno sarebbe stato al posto dell altro. Il sopravvissuto ne ricava l impulso a scrivere lettere piene d amore (v. 13) e a cogliere sino in fondo il miracolo della riscoperta elementare della vita. Cambia così il tono del componimento: messo da parte il contesto drammatico, resta il momento di sospensione dettato dal chiaro di luna, a qualche giorno dal Natale. La scrittura è un modo per esprimere i propri sentimenti, trovare consolazione e tenere viva l umanità là dove tutti l hanno perduta: sia essa privata, in forma epistolare, o pubblica, come la prima manciata di versi pubblicata da Ungaretti nel Porto sepolto, di cui Veglia fa parte. Vivere e amare Dinanzi al tremendo spettacolo del massacro, la scrittura celebra la vittoria dell amore sull odio, della vita sulla morte. La poesia del primo Ungaretti nasce al cospetto della tragedia e la oltrepassa di slancio, come avviene negli ultimi tre versi che, isolati dallo stacco grafico, propongono una constatazione quasi sorpresa. Ora il poeta guarda sé stesso. La presenza incombente della morte risveglia l istinto di sopravvivenza: ricorre un altro participio connotato dalle dentali sorde, attaccato (v. 16), ma questa volta per esprimere l acquisita consapevolezza del valore della vita, maturata appunto dal contatto con la tragedia. un insopprimibile desiderio di esistere, nonostante il dolore che pervade il mondo: un «allegria di naufragi , per ricorrere a un espressione ossimorica dello stesso Ungaretti.

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro