T2 GIACOMO LEOPARDI, L’infinito (da Canti)

GIACOMO LEOPARDI L infinito T2 DATA DI COMPOSIZIONE 1819 TRATTO DA Canti, 1831 METRO endecasillabi sciolti Audio u L autore Unità 2, T2, p. 116 LETTURA Il poeta contempla il panorama da una collina solitaria, ma una siepe ostruisce il suo sguardo. Provando a immaginare ciò che è nascosto ai suoi occhi, finisce preda di una vorticosa esperienza mentale, che lo porta a smarrirsi nell immensità dell infinito. Sempre caro mi fu quest ermo colle, e questa siepe, che da tanta parte dell ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati 5 spazi di là da quella, e sovrumani silenzi, e profondissima quiete io nel pensier mi fingo; ove per poco il cor non si spaura. E come il vento odo stormir tra queste piante, io quello 10 infinito silenzio a questa voce vo comparando: e mi sovvien l eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva, e il suon di lei. Così tra questa immensità s annega il pensier mio: 15 e il naufragar m è dolce in questo mare. Giacomo Leopardi, Canti, in Poesie e prose, vol. I, a cura di M.A. Rigoni, Mondadori, Milano 1987 PAROLA DI Sovrumani Con l aggettivo umano ci si riferisce anche a ciò che rivela caratteristiche di generosità, comprensione ed equità tipiche della nostra specie. In un immaginaria linea verticale, a seconda del prefisso anteposto a umano ci si potrà muovere in su o in giù. Sovrumano riguarda ciò che supera i limiti o le possibilità dell essere umano, trascende la sua natura («sovrumani silenzi ). Con uso figurato, sovrumano significa straordinario, eccezionale (sforzo sovrumano). Spostandoci verso il basso, troveremo subumano, cioè che non rispetta la dignità umana; inumano, o disumano, che non ha nulla di umano . 1. ermo: solitario. 2-3. che... esclude: che impedisce di vedere gran parte dell orizzonte più lontano. 4. Ma... mirando: mentre siedo e guardo. interminati: vastissimi, sterminati. 5. di là da quella: oltre la siepe del v. 2. 7. io nel pensier mi fingo: immagino, creo all interno della mia mente. I nomi dei vv. 5-6 (spazi, silenzi, quiete) sono tutti complementi 236 oggetto retti dal verbo mi fingo, anticipati da un anastrofe. 7-8. ove... spaura: in cui (riferito agli spazi, i silenzi e la quiete dei vv. 5-6) per poco il cuore non si smarrisce a causa dello sgomento. 8. come: quando, non appena. 9. odo stormir: sento frusciare. 9-11. io quello... vo comparando: confronto quel silenzio infinito con il rumore delle piante mosse dal vento. mi sovvien l eterno: si presenta alla mia mente il pensiero dell eternità. 12. le morte stagioni: le epoche passate. 12-13. la presente e viva, e il suon di lei: l epoca attuale (contrapposta alle morte stagioni) e i suoi rumori, i suoi avvenimenti. 13-14. Così tra questa... mio: in tal modo, il mio pensiero si abbandona dolcemente nell immensità spaziale e temporale.

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro