La luce del futuro - volume B

La condizione femminile 25 30 35 40 45 50 55 60 Trovo Moniba, la mia migliore amica, e ci sediamo insieme, chiacchierando e scherzando, come se non me ne fossi mai andata. Poi mi ricordo di essere a Birmingham, in Inghilterra. Il giorno in cui tutto è cambiato era martedì 9 ottobre 2012: di certo non il giorno migliore, dato che eravamo sotto esami, anche se io, da vera secchiona, non ero preoccupata quanto le mie compagne. Quella mattina raggiungemmo lo stretto vicolo fangoso vicino a Haji Baba Road con la solita processione di risciò variopinti sputacchianti diesel bruciato, ognuno carico di cinque o sei ragazzine. Da quando i talebani erano saliti al potere la nostra scuola non aveva un insegna, e la porta in ottone decorato che spiccava nel muro bianco di fronte al deposito di una segheria non lasciava intravedere nulla di ciò che accadeva all interno. Per noi ragazze quella porta era come una magica soglia che portava al nostro mondo speciale. Appena entrate, ci toglievamo subito il velo, come quando un soffio di vento spazza via le nuvole per fare posto al sole, poi correvamo su per la scala saltando i gradini a due a due. La scuola era stata fondata da mio padre prima che io nascessi, e sul muro sopra le nostre teste svettava ancora, in orgogliosi caratteri bianchi e rossi, la scritta khushal school. Avevamo lezione sei mattine alla settimana e io, avendo quindici anni, ero iscritta alla nona classe: durante le lezioni ripetevamo formule chimiche e studiavamo la grammatica urdu,5 scrivevamo brevi racconti in inglese che terminavano spesso con morali tipo: «Presto e bene non stanno insieme e disegnavamo diagrammi della circolazione sanguigna (la maggior parte delle mie compagne sognava di diventare medico). difficile immaginare che qualcuno potesse vedere in tutto ciò una minaccia. Eppure, fuori da quella porta di ottone non c erano solo il rumore e la confusione di Mingora, la città principale del distretto dello Swat, ma anche chi, come i talebani, pensava che le ragazze non debbano andare a scuola. La scuola non era molto lontana da casa mia, e ci ero sempre andata a piedi; ma dall inizio dell anno avevo cominciato a prendere l autobus con le altre ragazze. Mi piaceva usare l autobus, perché così non sudavo tanto come quando andavo a piedi e anche perché potevo chiacchierare con le mie amiche e spettegolare un po con Usman Ali, il conducente, che noi chiamavamo sempre Bhai Jan, fratello , e che ci faceva ridere con le sue buffe storielle. Avevo iniziato a prendere l autobus perché la mamma non era tranquilla se andavo in giro a piedi da sola. Avevamo ricevuto minacce per tutto l anno. A volte con dichiarazioni pubblicate sui giornali, altre volte con bigliettini che passavano di mano in mano fra la gente. Mia madre era molto preoccupata per me, ma i talebani non avevano mai fatto del male a una ragazza, e io temevo soprattutto che potessero prendersela con mio padre, anche perché lui aveva 5. urdu: lingua ufficiale del Pakistan. 213

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La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro