La luce del futuro - volume B

Focus sull autore | PASCOLI (tintinni a invisibili porte che forse non s aprono più? ); e c era quel pianto di morte chiù Giovanni Pascoli, Myricae, a cura di G. Lavezzi, Rizzoli, Milano 2015 21-22. tintinni... più?: i suoni tintinnanti dei sistri non sono forse più in grado di aprire le porte dell aldilà? Questi versi si spiegano ricordando che quello di Iside era un culto legato alla risurrezione dopo la morte: la dea infatti, secondo il mito, aveva raccolto le mem- bra del marito ucciso, Osiride, e lo aveva fatto rivivere. SPECCHI di CARTA Immagina di essere in un luogo che conosci bene. Un luogo domestico, familiare, che vedi spesso o addirittura tutti i giorni, senza farci troppo caso. Immagina di capitarci in un ora inconsueta, un ora in cui non l avevi mai visto. Nella solitudine, noti una luce particolare, che ti sorprende. Un rumore strano ti fa sobbalzare: ci vuole un po per capire di che cosa si tratta, e da dove arriva. Oppure nessuna luce, buio totale e un silenzio perfetto. Una combinazione molto rara ai nostri tempi, che piano piano instilla una sottile inquietudine. lo stesso sentimento che prova Pascoli nel guardare il solito melo, il solito mandorlo, inondati dalla luce lunare. In casi come questi, una sensazione indefinibile di disagio si impadronisce di noi. All improvviso nella mente esplode un ricordo doloroso, o si risveglia una vecchia paura che credevamo sepolta. Ora siamo pronti a sentire il verso dell assiuolo. GUIDA ALLA LETTURA Il paesaggio dell anima Lo spettacolo della natura, che si manifesta attraverso il sorgere della luna in una notte chiara e i rumori che animano la campagna, si carica progressivamente di valenze misteriose. Come sempre accade nelle poesie di Pascoli, ogni particolare rimanda a qualcos altro di più profondo e ignoto: la realtà, in tutti i suoi aspetti, nasconde un significato simbolico che il poeta coglie grazie alla propria sensibilità. Qui la serena luminosità dei primi versi viene filtrata dall interiorità dell io lirico: gli elementi del paesaggio finiscono per alludere ad antiche memorie personali, a passati dolori, a segreti luttuosi. Già nella domanda con la quale il componimento si apre (Dov era la luna?, v. 1) si riconosce la presenza di una soggettività inquieta. L attesa dell apparizione della luna si trasmette alla natura che, umanizzata, risente di questo turbamento: il cielo sembra nuotare, e il mandorlo e il melo (v. 3) danno l impressione di elevarsi per scrutare meglio l orizzonte. Un atmosfera indefinita Gli alberi vengono designati da Pascoli con precisione ed esattezza lessicale, ma questa scelta non conduce al realismo della rappresentazione: tutto il testo infatti presenta contorni sfumati, in cui domina l indeterminatezza. Nei primi versi possiamo cogliere un cromatismo indefinito che rende l atmosfera come sospesa: il profilo delle piante si staglia su un alba di perla (v. 2), una nebbia di latte (v. 10), che allude al chiarore opalescente del cielo. A queste analogie si oppongono la sinestesia soffi di lampi (v. 5), che lascia soltanto immaginare il rombo dei tuoni, 143

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro