La luce del futuro - volume B

L incanto del mondo GUIDA ALLA LETTURA Il concerto della natura La pioggia nel pineto, composta nel 1902, entra l anno successivo nella raccolta Alcyone, dove d Annunzio traspone i ricordi di un indimenticabile estate trascorsa in Toscana. Il poeta racconta di una passeggiata nei pressi del mare con una donna, chiamata classicamente Ermione, che all improvviso ha l impressione di udire voci umane. L invito sul quale si apre il componimento (Taci, v. 1) è rivolto, oltre che a lei, al lettore, perché si concentri nell ascolto. Al medesimo effetto concorrono i richiami successivi sparsi nel testo a intervalli regolari: Ascolta, v. 8; Odi?, v. 33; Ascolta, ascolta, v. 65; Ascolta, v. 88. Non si tratta però di parole pronunciate da uomini: il rumore è prodotto dalle primissime e rade gocce di pioggia che crepitano sui rami e cadono sulle foglie, suscitando suoni differenti. Il verbo piove, ripetuto sei volte fra il v. 8 e il v. 22, diventa il leitmotiv che caratterizza la prima strofa. L acqua stilla sulle diverse piante tipiche della macchia mediterranea, che funzionano come stromenti / diversi / sotto innumerevoli dita (vv. 49-51), strumenti cioè di un orchestra naturale capace di dar vita a una sorta di concerto spontaneo. Nella seconda strofa alle voci della vegetazione si aggiunge il canto / delle cicale (vv. 41-42), che si smorza lentamente nella terza, mentre sale il verso più roco (v. 72) delle rane, nascoste nell umida ombra remota (v. 74). Per conferire maggiore efficacia al quadro, d Annunzio ricorre intensamente a figure retoriche di suono, a cominciare dalle allitterazioni, come piove su i pini (v. 12), al pianto il canto (v. 41); compone, a imitazione dei suoni della natura, una partitura musicale nella quale si addensa una trama di rime (soglie : foglie; sparse : arse, irti : mirti, leggieri : pensieri ecc.) e assonanze; spesso accorda i versi su una vocale dominante, come è la i nell esempio seguente: piove su i pini / scagliosi ed irti, / piove su i mirti / divini (vv. 12-15). Il lessico è semplice, ma non mancano termini ricercati con funzione onomatopeica: salmastre ed arse, fulgenti, coccole aulenti, crepitìo, croscio. In compenso la sintassi è piana: prevalgono la paratassi e il ricorso alla congiunzione e , che crea lunghe enumerazioni nelle quali il ritmo della pioggia conosce continui mutamenti. Una metamorfosi vegetale La pioggia dà l avvio a un avventura tutta mentale, che porta i due protagonisti a immedesimarsi nell ambiente circostante. Emerge così il tema della metamorfosi, uno dei pilastri su cui si regge Alcyone: si parla al riguardo di panismo, con riferimento a Pan, antica divinità della natura. Nel caso specifico il poeta ed Ermione sono irresistibilmente attratti, quasi assimilati dal bosco verdeggiante al punto che i loro volti diventano silvani (v. 21). Il processo che li porta ad abbandonare la condizione umana e a farsi tutt uno con il paesaggio è favorito dalla sinfonia dei suoni naturali, che li proietta in una dimensione senza tempo, dove oltrepassano i propri limiti. una sorta di comunione, un estasi che viene preparata sin dalla prima strofa, quando l acqua irrora non solo i corpi dei protagonisti (vv. 20-25) ma anche le loro menti, inducendo freschi pensieri / che l anima schiude / novella (vv. 26-28). Immersi nello spirito della selva, i due possono vivere un arborea vita (v. 55). Il volto di Ermione è paragonato a una foglia, le sue chiome acquisiscono il profumo delle ginestre (vv. 56-61). La donna sembra trasformarsi in una ninfa dei boschi, che prorompe dalla corteccia degli alberi: una trasfigurazione che trova compimento nell ultima strofa, grazie a una serie di similitudini che accostano il suo cuore a una pèsca / intatta (vv. 104-105), gli occhi a polle tra l erbe (v. 107), i denti a mandorle acerbe (v. 109). L illusione bella Infine il poeta ed Ermione, ebbri, procedono sotto la pioggia or congiunti or disciolti (v. 111), tra loro ma anche con i rami, che si attorcigliano intorno ai loro corpi. Imperterriti vagano senza meta nel bosco, chi sa dove, chi sa dove! (v. 115), esclamazione già usata in precedenza per il canto delle rane, proveniente dall ombra più fonda (v. 93). E anche nei versi successivi si configura una ripetizione: gli ultimi tredici versi infatti riprendono i vv. 20-32, quasi alla lettera. In un primo momento la favola bella (v. 125), ossia il sentimento che unisce gli innamorati, aveva illuso il poeta, pronto ad assaporare il sublime piacere dei sensi: ora la stessa splendida avventura dell amore illude Ermione. L incanto fuggevole della poesia coincide con l incanto del sentimento, un vero miracolo che un temporale estivo rinnova, ma che è destinato a svanire e perciò va goduto con pienezza assoluta. 125

La luce del futuro - volume B
La luce del futuro - volume B
Poesia e teatro