Storie della STORIA DELL’ARTE

Il Romanico

«C’era da aspettarselo», borbotta Zelda mentre cammina facendosi largo tra la folla. «Oggi è la festa del patrono e per di più è domenica». Dopo aver preso diverse spallate e innumerevoli pestoni sui suoi nuovissimi stivali verde acido, raggiunge una bancarella che vende libri antichi, fumetti vecchi e nuovi e persino spartiti musicali.

«Buongiorno, Gino!», Zelda saluta il suo vecchio amico: si conoscono da quando erano bambini e sono ancora molto legati. «Ciao, carissima! Ora vengo da te, aspettami un attimo». Gino sta servendo un cliente, così Zelda si mette a sfogliare qualche libro della bancarella, quando si sente chiamare da Mia.

«Libri anche di domenica, Zelda?», dice Mia, con aria canzonatoria. I due ragazzi in giro per le bancarelle della fiera hanno fatto acquisti.

«Certo, ragazzi! E voi? Che cosa avete comprato?», chiede incuriosita Zelda.

«Manga e fumetti, le nostre letture preferite, e tu?», risponde Leo.

«Sto per acquistare questo rarissimo libro sull’arte romanica. Che ne dite, ci sediamo su quei gradini, così ve lo mostro?». E poi, rivolgendosi a Gino: «Caro, prendo in prestito questo libro. A proposito, loro sono Mia e Leo, i figli di Silvia e Vanessa. Te le ricordi le mie amiche?».

«Come no! Salve, ragazzi, io sonop Gino. Prendete pure tutto quello che vi serve».

«Buongiorno, Gino», rispondono in coro i ragazzi.

Una volta seduti, Zelda inizia a raccontare: «Iniziamo dall’anno Mille, quando finalmente, dopo un’epoca di crisi, i raccolti agricoli tornarono ad essere abbondanti e con il tempo anche i commerci si fecero fiorenti. Le città crebbero enormemente e…».


Non dirmi che con l’ANNO MILLE inizia finalmente un periodo di pace!


«Non del tutto, Leo! Nel 962, infatti, il Sacro Romano Impero passò agli Ottoni di Sassonia, che ingaggiarono una vera e propria guerra contro il Papato. Le due potenze combatterono per secoli, creando divisioni in tutto il territorio italiano. E fu proprio in questo contesto di crescita economica, ma anche di disordine, che nacquero i Comuni italiani», spiega Zelda.


Intendi i COMUNI come quelli di oggi? Come il nostro?


«I loro antenati, possiamo dire!», risponde Zelda. «Queste nuove forme di governo si affermarono dopo il Mille e crebbero sempre di più, allargando la loro sfera di influenza sulle campagne vicine. La città diventò il cuore di ogni attività politica, commerciale, economica e culturale».

«E l’arte in tutto questo?», domanda Mia.

«Mentre nascevano i Comuni, si faceva strada un nuovo linguaggio artistico ispirato al mondo romano, e per questo chiamato Romanico. Fu uno stile che si sviluppò contemporaneamente in varie parti d’Europa e assunse caratteristiche diverse da Paese a Paese, da città a città. Eppure, esiste un filo rosso che unisce edifici, sculture e pitture di quest’epoca. E indovinate un po’? Anche questa chiesa alla nostra sinistra è romanica!», dice Zelda.


Un filo rosso che unisce gli edifici romanici? Vuoi dire che tutte le opere in STILE ROMANICO hanno caratteri simili?


«Proprio così! Mi spiego meglio», dice Zelda aprendo il librone e mostrando una chiesa. «Le opere romaniche per eccellenza furono le cattedrali, simboli della comunità dei cittadini. Guardate, ad esempio, la BASILICA DI SAN ZENO a Verona. La chiesa è divisa in tre navate, con quella centrale molto più grande delle laterali. Vedete la zona dell’altare, il presbiterio, come era rialzato? E come sono piccole le finestre?».

«E perché mai? Volevano stare al buio? Non avevano paura di addormentarsi?», sghignazza Leo.

«Il buio, Leo, era considerato fondamentale per il raccoglimento del fedele e per la preghiera. Per questo l’architettura romanica voleva poca luce», replica Zelda.


Hey, ma in San Zeno, è usato l’ARCO A TUTTO SESTO!


«Esattamente! Rifacendosi ai modelli romani, la nuova architettura recuperò anche l’arco a tutto sesto, che diventò un vero cavallo di battaglia!», esclama Zelda.

«Ma perché in queste sculture i temi non sono religiosi?» chiede Mia voltando pagina e indicando l’immagine del MESE DI SETTEMBRE di BENEDETTO ANTELAMI nel Battistero di Parma.

Zelda, sorpresa dall’acuta osservazione della ragazza, si stringe nel cappotto e risponde: «La scultura romanica illustra sia soggetti religiosi, sia profani e, tra questi, privilegia il racconto delle attività legate alla vita dell’uomo. Uno dei soggetti preferiti fu proprio quello dei mesi, spesso uniti ai segni zodiacali, come in questa scultura: Settembre è personificato da un contadino che vendemmia, mentre il personaggio ai suoi piedi rappresenta il segno della Bilancia. Le sculture che abbellivano le chiese avevano grande importanza, perché servivano a istruire i fedeli che, nella maggior parte dei casi, erano analfabeti».


Le sculture servivano a istruire i fedeli... e come?


«Osserva questo rilievo di CAINO E ABELE di Wiligelmo, Leo! Qui lo scultore rappresenta diverse scene in sequenza, come in uno dei vostri fumetti. Provate a leggerle con me a partire da sinistra: ci sono i due fratelli che portano i loro sacrifici a Dio, poi l’uccisione di Abele per mano di Caino e infine il rimprovero e la punizione divina», dice Zelda.

«In effetti, tutti possono “leggere” queste immagini... anche se non sanno leggere!», concorda Leo.

«Sono come fumetti di pietra, insomma!», commenta Mia. «Belli ma... preferisco i miei manga!». E scoppiano tutti a ridere, mentre la banda attraversa la città.


La storia continua a pag. 174

Storie della Storia dell’arte - volume B
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Dalle origini a oggi