L’ARCHITETTURA ROMANA

I ROMANI, abili ingegneri

nuove tecniche edilizie per grandi opere pubbliche

Centro più importante del popolo dei Latini è Roma, fondata dal mitico Romolo nel 753 a.C. Da piccolo villaggio diventa nel tempo capitale di un impero che durerà fino al 476 d.C. e giungerà ad abbracciare tutta l’area mediterranea.

l’invenzione del calcestruzzo

Un dominio così vasto come quello romano richiede strutture di pubblica utilità e celebrative che ricordino ovunque la potenza di Roma (anche se lontana): monumenti, strade comode per collegamenti rapidi e infrastrutture all’avanguardia.

I Romani sono abili ingegneri e in campo edilizio migliorano o inventano nuove tecniche e materiali.

Introducono in particolare l’opera cementizia (o calcestruzzo): tra due muri (paramenti) viene fatto colare un impasto costituito da malta (calce, acqua e sabbia) e pietrisco che, indurendosi, diventa tutt’uno con i rivestimenti murari esterni.

le coperture a volta

I Romani portano a perfezione l’arco a tutto sesto già usato dagli Etruschi (p. 94), una struttura che garantisce grande stabilità, permette di costruire edifici più alti e copre una luce (cioè la distanza tra gli elementi verticali di sostegno) più ampia rispetto a un semplice architrave.

Dallo sviluppo dell’arco e dall’applicazione dell’opera cementizia, leggera e resistente, derivano diverse tipologie di volta, una struttura di copertura che avrà grandissimo impiego nei secoli a venire:

  • la volta a botte (a forma semicilindrica);
  • la volta a crociera (data dall’incrocio di due volte a botte);
  • la cupola (una semisfera).

Le prime due sono impiegate come coperture di ambienti a pianta quadrata o rettangolare, l’ultima per spazi a pianta quadrata o circolare.

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Le vie dell’acqua

Nell’architettura romana volte e archi trovano largo impiego anche nella costruzione degli acquedotti, strutture che servono a trasportare l’acqua dalle sorgenti naturali fino ai centri urbani, sfruttando una pendenza costante. L’acqua, una volta in città, è immagazzinata in bacini e serbatoi e distribuita attraverso le fontane. Nel II secolo d.C. Roma arriva ad avere ben undici acquedotti, con una rete idrica di circa 800 chilometri!

Le condotte passano per lo più nel sottosuolo, lungo gallerie sotterranee, ma quando è necessario superare dislivelli o ostacoli naturali, sono rette da uno o più livelli di arcate che, posti uno sopra l’altro, possono raggiungere i 50 metri di altezza.

le vie di terra

Per permettere alle truppe di spostarsi agevolmente e per favorire gli scambi commerciali tra i territori dell’Impero, Roma è collegata ai centri urbani delle province da uno straordinario numero di strade lastricate.

Le vie sono costruite secondo la tecnica “a strati”: si tratta di differenti livelli che si sovrappongono all’interno di uno scavo profondo circa un metro e mezzo. Il primo è costituito da sassi di grandi dimensioni, cui seguono ciottoli, sabbia e ghiaia, e infine un rivestimento con pietre levigate. Quest’ultimo strato è incurvato verso l’esterno, per assicurare lo scorrimento dell’acqua piovana lungo i bordi della carreggiata. Una tecnica che garantisce resistenza all’usura.

Storie della Storia dell’arte - volume B
Storie della Storia dell’arte - volume B
Dalle origini a oggi