Lo scontro tra Cesare e Pompeo
Nel 53 a.C., Crasso era stato ucciso dai Parti nella battaglia di Carre: a spartirsi il potere restavano solo Cesare e Pompeo. Il senato, temendo che l’eccessivo potere acquisito da Cesare in Gallia potesse minacciare le istituzioni repubblicane, appoggiò Pompeo, nominandolo console unico (52 a.C.) e affidandogli la custodia dello Stato.
Nel 50 a.C., dopo aver terminato la riorganizzazione amministrativa della nuova provincia gallica, Cesare tentò di ricandidarsi come console, in modo da evitare di presentarsi a Roma da privato cittadino e cadere così nelle mani dei suoi avversari politici. Il senato gli impose di sciogliere il suo esercito, minacciando di dichiararlo nemico pubblico in caso di rifiuto. Per tutta risposta, Cesare scese in Italia alla guida delle sue legioni e la notte del 10 gennaio del 49 a.C. varcò il pomerium stabilito da Silla presso il Rubicone, cioè il confine tra l’Italia romana e la provincia della Gallia Cisalpina. Fu in quest’occasione che egli pronunciò la celebre frase Alea iacta est, “Il dado è tratto”: con questo atto, infatti, Cesare si poneva consapevolmente in aperto contrasto con il senato e con le leggi dell’ordinamento repubblicano. La scelta di violare apertamente la legge che proibiva l’ingresso armato all’interno dei confini dell’Italia diede di fatto il via a una nuova guerra civile, che contrappose i seguaci di Cesare e di Pompeo. L’avanzata dei cesariani, che potevano contare su un esercito ben addestrato e rafforzato dai contingenti arruolati nei territori della Gallia, fu inarrestabile e costrinse Pompeo alla fuga.
Preso il potere a Roma, Cesare si occupò dapprima di combattere i pompeiani stabilitisi in Spagna; poi inseguì il rivale, fuggito in Grecia, e vinse le sue truppe nella battaglia di Farsalo (48 a.C.), in Tessaglia. Pompeo cercò allora rifugio presso il re dell’Egitto Tolomeo XIII; questi, però, lo uccise, sperando così di ingraziarsi i favori di Cesare che, con la sua flotta, era ormai padrone incontrastato del Mediterraneo. Al suo arrivo in Egitto, tuttavia, dato che nessun cittadino romano doveva essere ucciso senza il suo consenso, Giulio Cesare destituì Tolomeo dal trono e lo affidò alla sorella, Cleopatra, di cui si era innamorato. Anche questa regione, ricca di cereali, entrò così stabilmente nella sfera di influenza romana.
Subito dopo Cesare guidò le legioni contro il re del Ponto, Farnace, figlio di Mitridate, che aveva approfittato della guerra civile romana per estendere i propri domini sulle coste del mar Nero. Cesare si impose nella battaglia di Zela (47 a.C.), rafforzando il dominio di Roma anche sull’Asia Minore.
Gli ultimi seguaci di Pompeo furono infine decimati a Tapso, in Africa, nel 46 a.C., e a Munda, in Spagna, nel 45 a.C. Le guerre civili tra cesariani e pompeiani avevano quindi coinvolto tutte le terre che si affacciavano sul Mediterraneo. Alla fine del conflitto, Cesare restava padrone unico di una vastissima area e, in patria, poteva portare a compimento il suo progetto di imporsi a capo dello Stato romano.