Patrizi e plebei
Nelle sue funzioni pubbliche il re era assistito dal senato (dal latino senex, “anziano”), un’assemblea composta da capifamiglia (patres) aristocratici. Essi erano una minoranza della popolazione e costituivano la classe dei patrizi (cioè appunto dei patres delle varie familiae aristocratiche). Il resto della popolazione, la plebe (da plebs, “moltitudine”, “popolo”), era invece formato da piccoli proprietari terrieri, lavoratori, artigiani, mercanti e stranieri. Tutti costoro erano liberi, ma esclusi dalle cariche politiche e privi del diritto di partecipare alle riunioni del senato.
Per cercare di sfuggire alle condizioni di estrema povertà in cui vivevano, molti plebei si mettevano al servizio dei patrizi in qualità di clienti (clientes, termine che deriva dall’etrusco clan, “ragazzo”, “schiavo”). I clienti mantenevano la propria libertà personale, ma si sottomettevano ai loro padroni (patroni) giurando fedeltà, lavorando gratuitamente per loro, combattendo nelle contese con altri patrizi e appoggiandoli nelle assemblee politiche (essi avevano, infatti, gli stessi diritti politici della loro classe di appartenenza – se plebei, poterono votare solo una volta ottenuto il diritto di voto). In cambio, i patroni assicuravano ai clienti donazioni di denaro, la possibilità di coltivare parte delle loro terre e la protezione dalle angherie degli altri patrizi.
In mancanza di leggi scritte, la risoluzione di liti e controversie era assegnata ai pontèfici, sacerdoti custodi delle leggi e appartenenti alle famiglie patrizie: senza l’appoggio di un ricco patrono sarebbe stato impossibile, per un plebeo, ottenere giustizia.
Completamente privi di diritti politici erano invece gli schiavi, che in epoca monarchica erano presenti a Roma in numero limitato. Si trattava di plebei che non erano riusciti a pagare i debiti contratti con i patrizi e che avevano perciò perduto la libertà personale. Nei secoli seguenti, con l’estensione dei domini romani, il numero degli schiavi sarebbe aumentato sensibilmente grazie alla cattura dei prigionieri di guerra.