L’organizzazione politica della pólis
Questi cambiamenti costituirono le condizioni per la nascita delle póleis. Mentre nei centri urbani delle civiltà orientali i palazzi reali erano separati dal resto delle abitazioni, a simboleggiare il dominio dei sovrani sui loro sudditi, nelle città-Stato greche la disposizione degli spazi urbani rispecchiava un’organizzazione sociale e politica in cui la partecipazione dei cittadini alla gestione della comunità aveva un’importanza fondamentale. Con il termine asty si intende il centro della città, sede dei luoghi della vita comunitaria, idealmente contrapposto alla chora, ossia il territorio circostante, rurale, dove si concentravano le attività agricole e legate all’allevamento. Nel punto più alto della città vi era l’acropoli, dove si trovavano gli edifici di culto più importanti dedicati alla divinità poliade, protettrice della città. Nel centro della città, invece, vi era una piazza aperta a tutti, l’agorà, sede a un tempo del mercato, degli edifici religiosi e delle istituzioni politiche. Qui i cittadini prendevano parte alle assemblee, in cui esercitavano il proprio diritto di parola e di voto, secondo modalità che non avevano eguali nelle organizzazioni politiche del tempo.
A differenza che nelle società urbane del Vicino Oriente, infatti, in Grecia la sovranità era per la prima volta esercitata in nome del popolo, senza essere più legata esclusivamente all’origine divina della figura terrena che ne era considerata l’incarnazione (come il faraone egiziano o il sovrano assoluto dell’impero persiano). Per la mentalità greca, il concetto di cittadinanza divenne così il discrimine fondamentale per distinguere i popoli civili (costituiti appunto da un insieme di cittadini) dai barbari (formati da sudditi sottomessi a un sovrano dotato di poteri illimitati). A fronte di questa straordinaria novità, non va però dimenticato che l’accesso alle cariche politiche e la partecipazione attiva alle assemblee rimanevano molto lontani dall’essere universali, essendo limitati soltanto ai cittadini maschi maggiorenni (tali in quanto i genitori erano a loro volta cittadini) e a chi disponeva di mezzi economici sufficienti a non lavorare. Le donne, gli schiavi e le classi sociali più povere, formate da tutti coloro che erano quotidianamente impegnati nelle proprie attività lavorative, non potevano prendere parte alle assemblee e restavano del tutto esclusi dalla vita politica.
L’autonomia interna delle póleis – nel senso etimologico del termine (dal greco autós, “egli stesso”, e nómos, “legge”) che, riferito a una comunità di individui, indica la facoltà di autodeterminarsi, di “darsi le proprie leggi” – aveva un corrispettivo nei rapporti tra le diverse città-Stato. Le póleis greche rimasero infatti sempre indipendenti l’una dall’altra; solo in casi particolari strinsero tra loro alleanze temporanee, mentre molto più spesso si combatterono per il dominio di territori contesi o per il controllo dei traffici commerciali.