4.4 IL MEDIOEVO ELLENICO

LEZIONE 4.4 – Il Medioevo ellenico

Tra terra e mare

Il territorio greco risultava inadatto alle coltivazioni di cereali. Sebbene nell’antichità il clima fosse più temperato di quello odierno, con piogge più abbondanti e zone boschive e pascoli più estesi (dove veniva praticato l’allevamento di bovini e di ovini), le uniche colture che ebbero diffusione nella Grecia continentale e nelle isole furono l’ulivo e la vite, che consentivano una produzione sufficiente non solo per la popolazione locale, ma anche per l’esportazione. Anche le risorse del sottosuolo erano scarse: il fabbisogno di metalli era superiore alla disponibilità garantita dalle miniere locali e rendeva necessaria sia l’importazione di argento e oro (fondamentali per gli scambi commerciali), sia quella del ferro, alla cui carenza i Greci supplirono dapprima comprando i prodotti finiti dai mercanti del Vicino Oriente, e in seguito importando la materia prima da lavorare localmente.

L’elemento principale che consentì lo sviluppo economico della civiltà greca fu dunque il mare, sfruttato sia per l’approvvigionamento diretto di risorse alimentari, attraverso le attività di pesca, sia come via di comunicazione: gran parte dei centri urbani greci sorse infatti sulle coste e si sviluppò grazie alla diffusione delle tecniche di navigazione apprese dai marinai fenici e all’espansione delle rotte mercantili marittime.

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L’Attica e l’Asia Minore

Protesa verso l’Egeo, l’Attica si trovava al centro degli scambi che attraversavano il Mediterraneo orientale: la sua posizione geografica era propizia a un’intensa espansione delle attività commerciali marittime, grazie alle quali i Greci instaurarono contatti con le civiltà orientali (in particolare con l’impero persiano), facendo proprie le innovazioni tecnologiche e culturali diffuse da secoli nel Vicino Oriente.

L’altra area costiera maggiormente coinvolta nella rete commerciale del Mediterraneo orientale era l’Asia Minore. Le città fondate dai migranti greci sulla costa anatolica si trovavano al centro delle vie di comunicazione marittime e terrestri che collegavano la Grecia e le civiltà orientali. I grandi spazi dell’Anatolia, inoltre, offrivano ai Greci possibilità di espansione commerciale altrimenti precluse dalla superficie contenuta della penisola ellenica. Inoltre, come nel caso dell’Attica, anche per le città dell’Asia Minore la ricchezza derivante dalla coltivazione dell’ulivo e della vite, da cui si ricavavano vino e olio, oltre che la produzione di preziosi oggetti artigianali, fu la premessa di un notevole sviluppo economico.

Il Peloponneso e la Macedonia

La situazione dei territori dell’entroterra restò a lungo simile a quella dell’epoca neolitica. Nel Peloponneso, in gran parte montuoso, la popolazione continuò per secoli a dedicarsi all’allevamento di bovini e di ovini, mentre nelle valli della parte meridionale della penisola, percorse da fiumi a carattere torrentizio, le coltivazioni di cereali continuarono a essere insufficienti al sostentamento della popolazione.

Tra le regioni escluse dai traffici commerciali del Mediterraneo vi era anche la Macedonia, nella parte settentrionale della penisola ellenica, un territorio ricco di legname e di metalli preziosi, che per secoli restò ai margini dello sviluppo economico e culturale del mondo greco.

Il mar Nero e l’Italia meridionale

L’area di influenza dei Greci si estese anche su territori lontani dalla madrepatria. Le relazioni economiche e politiche furono intense con le coste del mar Nero, che avevano abbondanza di cereali ed erano facilmente accessibili via mare attraverso lo stretto dei Dardanelli, e con le coste dell’Italia meridionale, dove sorsero colonie che contribuirono a diffondere la cultura greca in ampie zone delle attuali regioni italiane. Molte città pugliesi, lucane, campane, calabresi hanno un’origine greca: è il caso, per esempio, di Taranto, Crotone, Napoli. La presenza ellenica nell’Italia meridionale fu così importante che questa parte della penisola fu chiamata Magna Grecia (grande Grecia).

Il Medioevo ellenico

Dopo la caduta della civiltà micenea la penisola ellenica entrò in una fase di grave crisi economica e sociale. In gran parte del territorio si tornò all’economia di sussistenza tipica dei villaggi neolitici: l’agricoltura regredì alle condizioni degli inizi del II millennio a.C. e l’espansione della pastorizia seminomade contribuì a impoverire terreni di per sé già poco produttivi. In queste condizioni non era possibile creare eccedenze alimentari da utilizzare per le esportazioni e l’economia assunse una dimensione sostanzialmente autarchica in cui le varie comunità provvedevano in modo autonomo alla produzione delle risorse agricole, ricorrendo agli scambi commerciali solo in misura molto limitata. I commerci di lunga distanza vennero penalizzati anche dalle invasioni dei popoli del mare, che provocarono l’interruzione delle relazioni con il Vicino Oriente. I viaggi via terra divennero insicuri a causa della presenza di tribù bellicose stanziate nell’entroterra; quelli via mare per le incursioni delle popolazioni costiere che praticavano la pirateria.

Questa lunga fase di regresso economico, iniziata più o meno intorno al XII secolo, si sarebbe conclusa solo nell’VIII secolo a.C. Il declino non riguardò soltanto l’economia, ma anche le strutture politiche e la cultura: in quest’epoca scomparve persino l’uso della scrittura, mentre la contrazione dei commerci ridusse i contatti con il Vicino Oriente, escludendo la Grecia dalla diffusione delle innovazioni tecnologiche e culturali provenienti da quelle terre. In riferimento al regresso economico e culturale che la caratterizzò, gli storici hanno descritto questo periodo – il più arcaico della civiltà greca – con espressioni come “secoli bui”, “età oscura”, “Medioevo ellenico”.

In tempi recenti, gli studiosi hanno in larga parte sfumato questo giudizio negativo, grazie ai dati archeologici che hanno rivelato una serie di innovazioni rispetto al passato miceneo. Ritrovamenti quali sepolture accompagnate da corredi ricchissimi sono infatti testimoni della presenza di comunità fiorenti riunite intorno a un capo.

IN SINTESI

Il Mediterraneo greco

  • Attica: protesa verso il mare
  • Peloponneso: allevamento di bovini e ovini
  • Influenza dei Greci sulle coste del mar Nero e dell’Italia meridionale (Magna Grecia)

Crisi economica e sociale

  • Regresso economico
  • Calo demografico
  • Espansione della pastorizia seminomade
  • Impossibilità di creare eccedenze alimentari
  • Forte riduzione degli scambi commerciali
  • Scomparsa della scrittura
  • Riduzione dei contatti con il Vicino Oriente

GUIDA ALLO STUDIO
  • Quali aree del territorio greco erano favorevoli allo sviluppo agricolo?
  • Su quali risorse si basò lo sviluppo economico dell’Attica?
  • Quali erano le caratteristiche ambientali dell’entroterra greco?
  • Quali erano le aree di influenza greca?
  • Quali aspetti culturali e sociali caratterizzarono il “Medioevo ellenico”?
  • Per quale motivo i commerci a lunga distanza ebbero una battuta d’arresto dopo la caduta della civiltà micenea?

Tempo, spazio, storia - volume 1
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Dalla Preistoria alla crisi di Roma repubblicana