L’ORA DI GEOGRAFIA - CATASTROFI NATURALI E RISCHI AMBIENTALI

L’ORA DI GEOGRAFIA

Catastrofi naturali e rischi ambientali

PROBLEMI GLOBALI

I rischi naturali

Fin dalle origini, l’umanità ha sempre convissuto con i pericoli connessi al manifestarsi di fenomeni naturali violenti e distruttivi. Terremoti, maremoti e tsunami, alluvioni e improvvise eruzioni vulcaniche hanno provocato, nel corso della storia, grandi catastrofi naturali; celebri esempi sono l’eruzione del Vesuvio, che nel 79 d.C. ricoprì di lava e cenere le città di Pompei ed Ercolano, e il terremoto di Lisbona (Portogallo), che nel 1755 provocò decine di migliaia di vittime. Questi disastri causarono la morte di molti individui e la distruzione di interi centri abitati, influendo in alcuni casi anche sull’evoluzione delle civiltà. Ogni ecosistema presenta dunque un fattore di rischio naturale con cui gli esseri umani devono fare i conti. La consapevolezza di questo problema ha nel tempo condotto alla necessità di programmare misure di prevenzione dei rischi. Oggi, per esempio, apposite leggi urbanistiche vietano la costruzione di abitazioni in zone soggette a smottamenti, frane, inondazioni improvvise o eruzioni vulcaniche.

I rischi provocati dall’uomo

Accanto alle norme e alle azioni di prevenzione, tuttavia, sono molto diffuse forme di gestione del territorio e dell’ambiente che aggravano i rischi di catastrofi naturali. In Italia, per esempio, il dissesto idrogeologico causato dal disboscamento, dall’alterazione delle caratteristiche dei suoli e dalla “cementificazione” (lo sfruttamento intensivo del territorio per costruire infrastrutture e case) ha favorito i rischi di inondazioni e frane. Senza l’effetto di consolidamento dei terreni svolto dalle radici delle piante, infatti, i rilievi sono più facilmente soggetti all’erosione delle piogge violente: sono queste le premesse delle improvvise alluvioni che causano grandi danni ai centri abitati coinvolti e contribuiscono a loro volta a rendere più insicuro il territorio.

L’attenzione per la prevenzione dei rischi ricopre un ruolo particolarmente importante nel caso di fenomeni impossibili da predire scientificamente, quali i terremoti e i maremoti. Come hanno dimostrato i violenti sismi che hanno colpito l’Abruzzo nel 2009, l’Emilia nel 2012 e l’Italia centrale, con epicentro ad Amatrice, e poi il Maceratese nel 2016, in questi casi l’intervento umano può essere improntato unicamente alla limitazione delle conseguenze. Per ridurre i danni provocati dai terremoti bisogna in primo luogo evitare di costruire nelle zone più a rischio e adottare metodi che rispettino sempre i criteri antisismici previsti dalle normative. Ancora oggi, tuttavia, queste prescrizioni sono spesso disattese, soprattutto perché comportano costi più elevati per i costruttori. Queste considerazioni si inseriscono comunque in un quadro più ampio di rispetto delle leggi naturali: poiché la natura è in grado di autoregolarsi, dobbiamo essere consapevoli che i suoi processi di compensazione tendono a ristabilire, nel tempo, le condizioni ambientali compromesse dalle attività antropiche. Se lo sfruttamento del territorio ha comportato gravi squilibri, è quindi lecito aspettarsi che, prima o poi, possano derivarne sciagure ambientali. Al di là di ogni considerazione di interesse economico, dunque, per evitare gravi conseguenze per le comunità umane, è necessario salvaguardare il fragile equilibrio del pianeta, adottando politiche che tutelino l’ambiente e preservino le caratteristiche naturali dei territori.

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Rischio ambientale

L’uomo convive costantemente con pericoli naturali e, negli ultimi secoli, gli effetti di tali calamità sono stati ancor più dannosi a causa degli interventi umani sull’ambiente. Quando un fenomeno naturale rappresenta un pericolo per le vite umane, per il patrimonio culturale e naturale, per gli elementi antropici (infrastrutture, attività economiche, case e così via), si è in presenza della probabilità di rischio ambientale.

I fenomeni naturali che possono diventare causa di pericolosità per l’essere umano e il suo ambiente sono distinguibili in base alla loro origine. Sono fenomeni di origine endogena quelli legati a meccanismi che si verificano nel sottosuolo terrestre, come eruzioni vulcaniche e terremoti. Sono, invece, fenomeni di origine esogena quelli che si manifestano sulla superficie terrestre, come alluvioni, frane e valanghe.

Il rischio ambientale può essere di diversi tipi. Il rischio geomorfologico presenta una pericolosità legata all’instabilità del terreno che non è in equilibrio con l’ambiente circostante: è il caso dei movimenti franosi, per esempio. A tale categoria di rischio appartengono anche il processo di inondazione fluviale e il processo di erosione marina che mette a rischio soprattutto le aree in cui si trovano porti, canali o dispositivi di estrazione di acqua e metano dal sottosuolo. Anche l’erosione eolica rappresenta una fonte di pericolosità geomorfologica.

Il rischio idrogeologico riguarda invece gli aspetti legati al ciclo naturale dell’acqua e alla struttura geologica del territorio, come mareggiate, valanghe, trombe d’aria, nevicate intense, precipitazioni di carattere straordinario dannosi per l’agricoltura, la viabilità e le case.

Il rischio sismico e il rischio vulcanico sono invece legati alla possibilità che un dato territorio possa, rispettivamente, essere colpito da un terremoto o interessato dall’attività di un vulcano. Una categoria di rischio che desta sempre più preoccupazioni è infine quella legata ai cambiamenti climatici e alle conseguenze, spesso drammatiche e di lungo periodo, che essi possono causare sull’ambiente e sulla vita umana.

GUIDA ALLO STUDIO
  • C’è un legame tra i rischi naturali di catastrofi ambientali e i rischi dovuti alle attività umane?
  • Quali interventi umani aggravano i rischi di disastri naturali?
  • Quali accorgimenti vanno seguiti per limitare le conseguenze dei terremoti?

Tempo, spazio, storia - volume 1
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Dalla Preistoria alla crisi di Roma repubblicana