CHE COS’È LA GEOGRAFIA?

La parola “geografia” deriva dal greco antico, e più precisamente dal termine ghê, che significa “Terra”, e grafía, che vuol dire “descrizione” o “scrittura”. La geografia è dunque la scienza, basata anch’essa sull’applicazione di un preciso metodo scientifico, che ha per oggetto lo studio della superficie terrestre o di alcune sue parti. Non si tratta però di uno studio semplicemente descrittivo e limitato ai soli fenomeni naturali: la geografia si occupa infatti della “superficie terrestre” non solo in quanto insieme di litosfera (la massa solida della terra), idrosfera (la parte liquida) e atmosfera (l’involucro gassoso) e sede della vita vegetale e animale, ma anche come spazio in cui si svolgono le attività umane. I geografi non studiano i fenomeni fisici in quanto tali, come per esempio fanno i biologi o i geologi, né le società umane, come invece fanno gli storici o gli antropologi. L’oggetto di interesse della geografia è l’insieme delle relazioni che legano il territorio alle attività umane e come questi si influenzano a vicenda. Per fare un esempio concreto, un geografo non studierà separatamente un lago e le comunità umane che vivono sulle rive di quel lago, ma si occuperà invece di come la presenza di quel lago ha influenzato la vita e la società delle comunità stanziate intorno a esso, e di come lo stesso lago ha cambiato aspetto e funzione in relazione alle attività umane.

Le origini della disciplina

L’interesse per la descrizione del territorio è attestato presso le popolazioni umane sin dai tempi più antichi. Come la storia, anche la geografia nasce come disciplina nel mondo greco, spesso intrecciata con altre: con la filosofia, come nei casi di Anassimandro e di Aristotele, con la matematica, come nell’opera di Eratostene, e con la storia, con l’esempio del già citato Erodoto di Alicarnasso che fornì nella sua opera efficaci descrizioni di lontane regioni geografiche. I primi veri geografi furono greci, ma vissuti sotto il dominio dell’impero romano: Strabone (60 a.C.-24 d.C.), autore di una Geografia in 17 libri che è il trattato geografico più ampio dell’antichità, e Claudio Tolomeo (100-168 d.C.). Quest’ultimo, noto soprattutto come astronomo e astrologo, fu anch’egli autore di una Geografia in 8 libri. Sostanzialmente dimenticata nel corso del Medioevo, la disciplina geografica fu riscoperta nel Rinascimento e ricevette nuovo impulso con l’inizio del periodo delle grandi esplorazioni, tra Quattrocento e Cinquecento. A svilupparsi fu soprattutto la cartografia, con la realizzazione di carte sempre più dettagliate, dei mappamondi e dei primi grandi atlanti, come quelli di Mercatore e Ortelio. Come la storia, anche la geografia divenne un’effettiva disciplina di studio e di ricerca, dotata di propri strumenti e metodologie e insegnata nelle università, solo nell’Europa dell’Ottocento. Era d’altra parte un momento assai favorevole: la rivoluzione industriale aveva creato la necessità di conoscere il mondo, alla ricerca di materie prime e di nuovi mercati; le potenze europee miravano a espandere sempre più i loro imperi coloniali; l’interesse per l’esotico e per territori lontani aveva favorito la nascita di una specifica letteratura, quella di viaggio, e delle società geografiche. I padri della moderna geografia, che hanno posto le basi su cui ancora poggia la disciplina, furono due tedeschi: Alexander von Humboldt (1769-1859) e Carl Ritter (1779-1859).

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Geografia fisica e geografia umana

La geografia è dunque una disciplina complessa, che integra saperi differenti e che si pone un oggetto di studio molto ampio. Proprio per questo, essa è spesso settoriale, nel senso che si divide in numerose branche, che rispondono alla necessità di adottare strumenti e metodi specifici per ogni componente del territorio. Le principali di queste branche sono la geografia fisica e la geografia umana:

  • la geografia fisica studia i fenomeni naturali che coinvolgono la superficie terrestre. Al suo interno ulteriori suddivisioni si concentrano sullo studio delle forme del suolo (geomorfologia), delle acque (idrologia), del clima (climatologia) e di molti altri aspetti;
  • la geografia umana si occupa invece, nello specifico, dei rapporti d’interdipendenza che si sviluppano tra ambiente naturale e attività umana: per esempio, della diffusione della popolazione umana sulla Terra, dei fenomeni migratori, dell’utilizzo delle risorse naturali da parte degli uomini, e così via. Anche in questo caso, questa branca della geografia dà origine a ulteriori suddivisioni disciplinari, per cui avremo la geografia politica, la geografia economica, la geografia sociale, la geografia urbana o la geografia storica.

Mappe e planisferi

Tra gli strumenti principali dei geografi vi sono le mappe, con le quali si dà una rappresentazione più o meno dettagliata delle caratteristiche del territorio. Le prime mappe geografiche, realizzate nel Vicino Oriente, risalgono alla seconda metà del II millennio a.C. Da allora, il tentativo di rappresentare il territorio ha subito molte evoluzioni, accompagnando il cammino della storia umana.

A partire dal XVI secolo d.C., in seguito alle grandi esplorazioni marittime e alla scoperta delle Americhe da parte di Cristoforo Colombo (1492), l’elaborazione delle carte geografiche conobbe un intenso sviluppo. Nella seconda metà del XVI secolo, in particolare, il geografo fiammingo (ma tedesco di origine) Gerhard Kremer, meglio noto attraverso il suo nome italianizzato, Mercatore, realizzò la carta che porta ancora oggi il suo nome. Il planisfero di Mercatore fu la prima carta realizzata con metodi scientifici, sulla base di calcoli matematici e astronomici. Esso aveva però il difetto di rappresentare il mondo da un punto di vista eurocentrico, sottostimando le dimensioni delle terre del Sud del pianeta.

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Il reticolato geografico

Da Mercatore in poi si affinarono sistemi matematici utili a riportare sulle mappe gli elementi del territorio con un grado di esattezza sufficiente alla maggior parte dei fini pratici per cui esse erano prodotte. Alla base di questi sistemi c’è l’uso del reticolato geografico, una gabbia geometrica costituita da linee immaginarie, orizzontali e verticali, che si intersecano su tutta la superficie terrestre. Inventato dal greco Eratostene nel III secolo a.C., il reticolato permette di esprimere la posizione di ogni punto della superficie terrestre tramite le coordinate geografiche.

Le linee che intersecano la superficie terrestre si dividono in meridiani e paralleli: i paralleli sono le circonferenze che si ottengono immaginando di tagliare la sfera terrestre con un piano perpendicolare al suo asse di rotazione; i meridiani sono invece le circonferenze ottenute immaginando di intersecare il globo con un piano che passa per il suo asse di rotazione. I paralleli corrono a una distanza fissa misurata in gradi a partire dall’Equatore, cioè la circonferenza massima che divide la Terra in due emisferi: quello boreale a nord, quello australe a sud. La distanza di un luogo dall’Equatore, espressa in gradi e misurata lungo il meridiano passante per quel punto, si chiama latitudine.

Fra i meridiani, quello fondamentale è il meridiano di Greenwich, il cosiddetto meridiano 0, che passa nei pressi di Londra. La distanza dal meridiano 0, anch’essa espressa in gradi e misurata lungo il parallelo passante per quel punto, si chiama longitudine. Latitudine e longitudine formano le coordinate geografiche: conoscendole è possibile individuare un punto sulla superficie terrestre.

Le carte geografiche

Le rappresentazioni del territorio maggiormente utilizzate sono le carte geografiche, alla cui elaborazione si dedica la parte della geografia chiamata topografia (dal greco tópos, “luogo”, e grafía, “scrittura”, “descrizione”). Per tracciare una carta geografica fedele, però, è necessario conoscere posizioni e distanze di tutti gli elementi geografici rappresentati. Nel XVI secolo si trovò un modo per calcolare le distanze tra punti geografici: il rilevamento topografico, basato sulla trigonometria, la disciplina matematica che studia alcune proprietà dei triangoli. Il suo strumento principale è la triangolazione, così chiamata perché considera i punti da misurare come vertici di immaginari triangoli. In passato i topografi hanno tracciato con questo metodo carte di interi Paesi.

Nel corso del XX secolo le innovazioni tecnologiche hanno reso obsoleto il tradizionale metodo di rilevamento topografico. Una di queste innovazioni è la fotografia aerea, mediante la quale si possono scattare dagli aeroplani in volo foto del territorio che sembrano già carte geografiche. Una vera e propria rivoluzione nelle tecniche per osservare e rappresentare il mondo è stata inoltre resa possibile dai dati dei satelliti artificiali messi in orbita intorno alla Terra, i cui obiettivi permettono di scattare immagini del territorio di interi Paesi o continenti.

Oggi le informazioni ricavate dai sistemi di rilevamento topografico sono elaborate da programmi informatici: sofisticati software che permettono l’acquisizione, l’elaborazione e l’analisi di enormi quantità di dati e che permettono di effettuare indagini statistiche delle informazioni e metterle in relazione con il territorio.

Le applicazioni della geografia

La geografia non è una disciplina puramente teorica, praticata solo da studiosi specializzati nelle università. Essa ha infatti un importante aspetto applicativo, in cui cioè le conoscenze geografiche vengono utilizzate per fini concreti, di natura politica ed economica. Nell’età antica, la geografia serviva ad avere un’idea, per quanto vaga, di territori e popoli lontanissimi, con cui il mondo greco-romano raramente era venuto in contatto. Secoli dopo, tra Settecento e Ottocento, le conoscenze acquisite sui continenti extra-europei attraverso i viaggi di esplorazione e le spedizioni scientifiche furono fondamentali per pianificare le ambizioni coloniali delle principali potenze europee e la divisione tra di esse di interi continenti (l’Africa soprattutto). Ai nostri giorni, gli studi geografici sono preziosi per pianificare strategie economiche di ampia portata, a livello internazionale, per programmare interventi umanitari o, al contrario, campagne militari, insomma per tanti diversi utilizzi.

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I metodi geografici

Essendo dunque una disciplina dal campo di indagine così ampio e suddivisa in numerose branche e sottobranche, spesso anche isolate le une dalle altre, la geografia fatica ad avere un’unica metodologia, che accomuni tutti gli studiosi e li differenzi da quelli di altre discipline. È quindi più corretto parlare di metodi, al plurale, di studio e di ricerca applicati alla geografia, che generalmente partono con la fase di raccolta e selezione dei dati mediante osservazione diretta e ricerca sul campo. Nelle sue indagini, il geografo è spesso costretto a “prendere in prestito” metodi e strumenti di altri studiosi: così, per esempio, colui che si occupa di geografia storica dovrà, almeno in parte, utilizzare il metodo tipico degli storici per raccogliere una parte delle informazioni e delle conoscenze di cui ha bisogno. Dati numerici e rappresentazioni cartografiche sono poi due strumenti fondamentali per i geografi, sia nella fase di raccolta delle informazioni, sia in quella di rielaborazione e poi di presentazione dei risultati della ricerca. Tra i principi che regolano la metodologia geografica, vista nel suo complesso, è particolarmente importante il principio di causalità, secondo cui nulla accade in natura senza che vi sia una causa determinata e, ripresentandosi le stesse cause, è dunque possibile prevedere in anticipo il ripetersi di un evento.

Al giorno d’oggi, la geografia è una disciplina di cui spesso si è teso a sminuire l’importanza, ma che mantiene invece un ruolo fondamentale all’interno del sistema del sapere contemporaneo. Sia la geografia fisica, sia quella umana, aiutano a comprendere l’influenza reciproca tra uomo e ambiente e a cogliere i grandi cambiamenti che interessano le vite di tutti noi.

Tempo, spazio, storia - volume 1
Tempo, spazio, storia - volume 1
Dalla Preistoria alla crisi di Roma repubblicana