3.1 LA CIVILTÀ DEL NILO

LEZIONE 3.1 – La civiltà del Nilo

Condizioni ambientali simili a quelle della Mesopotamia caratterizzavano la valle del fiume Nilo. Non è dunque un caso se anche qui si diffusero le tecniche agricole introdotte in Mesopotamia.

Il Nilo scorre in Africa, da sud verso nord, e sfocia nel mar Mediterraneo, bagnando prevalentemente i territori degli attuali Stati del Sudan e dell’Egitto. Insieme alle oasi, le aree rese fertili dalle sorgenti che sgorgano dal sottosuolo in mezzo a zone aride, la valle del Nilo era l’unica parte coltivabile del territorio dell’Egitto, che per il resto era ricoperto dal deserto. A causa della sua ampia estensione geografica, la valle del Nilo presentava al proprio interno notevoli differenze dal punto di vista ambientale. Nella parte meridionale, chiamata alto Egitto perché corrispondente all’alto corso del fiume, le superfici coltivabili erano limitate ai terreni più vicini alle sponde del fiume. A nord, invece, nella zona vicina al mare, chiamata basso Egitto, si apriva l’ampia e fertilissima pianura originata dal delta del Nilo, dove si stabilirono le prime comunità agricole.

La fertilità del limo

Il fiume è alimentato da due diversi affluenti, il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro, che confluiscono in un unico letto fluviale nei pressi di Khartoum (capitale dell’attuale Sudan). Il Nilo Bianco, che manteneva un regime costante durante tutto l’anno grazie alle piogge perenni delle zone equatoriali, era ricco di sostanze vegetali e minerali raccolte attraversando le paludi del Sudan (il suo nome deriva proprio dal colore chiaro di queste sostanze). Il Nilo Azzurro, invece, aumentava sensibilmente la propria portata in occasione delle piogge estive, che cadevano in abbondanza sugli altopiani etiopici, dove si trovano le sue sorgenti. Questo ramo del fiume trasportava a valle i residui argillosi e sabbiosi delle rocce incontrate nel suo lungo viaggio, rendendo i terreni soffici e adatti alle coltivazioni.

Le diverse caratteristiche delle acque che formano il Nilo concorrevano a creare le condizioni migliori per la fertilizzazione dei campi. Dopo essere confluite in un unico letto, infatti, le acque fluviali proseguivano il loro corso inondando la pianura e depositando sui campi un fango ricco di sostanze minerali e di microrganismi vegetali e animali: il limo, che costituisce un concime naturale molto efficace.

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Il ritmo delle stagioni

L’alternarsi delle fasi di piena e di magra scandiva i tempi della lavorazione dei campi. Durante il periodo delle inondazioni, nei mesi estivi, i contadini interrompevano le loro attività, poiché le acque del fiume ricoprivano tutti i terreni, rendendo addirittura impossibile riconoscerne i confini. Una volta terminata la stagione delle piene, i contadini tornavano a tracciare i limiti dei campi coltivabili, dai quali avrebbero ottenuto abbondanti raccolti di cereali pochi mesi dopo. Il fatto che il periodo di piena coincidesse con l’estate, cioè con la stagione in cui il clima raggiunge le temperature più elevate e i terreni soffrono maggiormente la mancanza di piogge, garantiva l’apporto dell’acqua necessaria a impedire che le coltivazioni seccassero.

Tuttavia, anche in inverno, quando il clima era meno secco e le acque si erano ormai da tempo ritirate, il Nilo continuava a essere sfruttato per l’irrigazione dei campi grazie ai lavori idraulici di canalizzazione o a efficaci strumenti inventati dai contadini egizi per prelevare acqua dal fiume, come per esempio lo shaduf. Come accadeva in Mesopotamia, la fertilizzazione assicurata dalle piene fluviali incideva direttamente sull’abbondanza dei raccolti. La sovrapproduzione di cereali che ciò provocava favorì lo sviluppo economico delle comunità agricole e migliorò le condizioni di vita della popolazione, ponendo le premesse per la nascita, verso la fine del IV millennio a.C., della grande civiltà fluviale dell’antico Egitto.

STORIA & TECNICA 

Lo shaduf

In Egitto, il Nilo scorre a un livello più basso di alcuni metri rispetto ai terreni coltivati. Per ovviare a questo inconveniente, i contadini egizi utilizzavano già a partire dal II millennio a.C. uno strumento ancora oggi molto diffuso in tutta l’area, lo shaduf. Si tratta di una specie di bilanciere, composto da un’asta alle cui estremità sono fissati un secchio e un contrappeso di argilla o rame. Con un movimento alternato, i contadini prima immergono il secchio nel fiume per riempirlo d’acqua, poi, con l’aiuto del contrappeso, lo sollevano senza fatica e ne versano il contenuto nei campi. Se il dislivello è notevole, si possono mettere in fila anche più shaduf per risalire il declivio. È stato calcolato che, grazie all’impiego di questo strumento, in un giorno si possono sollevare fino a 2500 litri di acqua a un dislivello di circa due metri.

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Le piene del Nilo

Rispetto alle piene rovinose dell’area mesopotamica, in Egitto le inondazioni estive erano placide e lente; inoltre, sebbene la portata del fiume potesse aumentare fino a quindici volte il suo livello normale, la piena del Nilo era facilmente prevedibile, dal momento che si verificava sempre nello stesso periodo, compreso tra i mesi di agosto e settembre: non c’era dunque il rischio di alluvioni improvvise. Per questi motivi, i contadini della valle del Nilo non ebbero mai la necessità di contenere le acque del fiume con argini e dighe: i lavori idraulici riguardavano piuttosto la costruzione di canali utili all’irrigazione dei terreni più lontani dal fiume.

Questa differenza tra le caratteristiche ambientali di Mesopotamia ed Egitto trova espressione anche nelle rispettive tradizioni narrative. Nei racconti mitologici mesopotamici, l’acqua è legata al tema del diluvio universale, come nell’Epopea di Gilgamesh: un poema scritto in caratteri cuneiformi su tavolette d’argilla, in cui si narrano le vicende del leggendario re della città sumera di Uruk, che affrontò numerose avventure per scoprire il segreto dell’immortalità, e al suo interno si trova anche il racconto di una disastrosa calamità, un diluvio, che colpì la Mesopotamia in epoca antichissima. Completamente diversa era invece la concezione che gli antichi Egizi avevano delle piene del loro grande fiume, come conferma un antico inno in cui lo stesso Egitto viene definito come un “dono del Nilo”. Questa immagine rimase a lungo, tanto che lo storico greco Erodoto, attivo nel V secolo a.C., nel fornire una puntuale descrizione della cultura e della civiltà egizie, individuava la fortuna e la prosperità dell’Egitto proprio nelle acque che lo bagnano.

Un fiume che unisce

Oltre che preziosa fonte di risorse idriche per le attività agricole e per l’alimentazione, il Nilo costituiva per gli abitanti di questi territori anche la più importante via di comunicazione, che favoriva gli scambi commerciali e di conseguenza la prosperità economica degli Egizi. I collegamenti lungo il corso del fiume erano utilizzati già in epoca paleolitica, grazie all’impiego di rudimentali zattere di legno. La navigazione avveniva però sfruttando unicamente la forza della corrente, quindi era possibile spostarsi soltanto da sud verso nord, seguendo il corso del fiume in direzione della foce. Agli inizi dell’epoca neolitica, gli antichi abitanti dell’Egitto impararono anche a risalire la corrente del fiume (spostandosi cioè da nord verso sud) utilizzando le prime imbarcazioni a remi, spinte dalla forza delle braccia dei marinai.

Verso la metà del III millennio a.C., infine, gli Egizi svilupparono la navigazione a vela, che risultò molto vantaggiosa, considerata la presenza di venti costanti in direzione sud; le vele consentivano di risalire il corso del fiume muovendosi controcorrente e usufruendo semplicemente della spinta delle correnti d’aria.

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Il deserto, barriera contro le invasioni

L’unità del territorio egizio era garantita, d’altra parte, anche dal deserto, che ne occupava tutto il territorio a esclusione soltanto della stretta fascia che corre lungo il percorso del fiume e della zona del delta. Se da un lato la presenza del deserto rendeva molto difficile l’espansione delle direttrici commerciali al di fuori della valle del Nilo, dall’altro rappresentava un’efficace barriera naturale contro le invasioni straniere. Anche sotto questo aspetto, dunque, le caratteristiche ambientali dell’antico Egitto differivano notevolmente da quelle della Mesopotamia (una pianura aperta alle invasioni e priva di difese naturali) e garantirono migliori condizioni per lo sviluppo della civiltà e per la sua salvaguardia.

VOCI DALLA STORIA 

Il “dono” del Nilo

Gli antichi Egizi, a differenza delle popolazioni della Mesopotamia, avevano una visione positiva delle acque del fiume, considerato come una divinità benevola. Ecco come veniva descritto il Nilo in un inno che risale agli inizi del II millennio a.C.:


Salute a te, o Nilo, che sei uscito dalla terra,

che sei venuto per far vivere l’Egitto! […]

è lui che irriga i campi, che è creato dal dio Ra

per far vivere tutto il bestiame;

che disseta il deserto, lontano dall’acqua:

[…] capo dei cereali, che fa prosperare tutti i laboratori […];

è lui che produce l’orzo e fa nascere il grano

perché siano in festa i templi.

[…] Quando il Nilo comincia ad alzare,

il paese è in giubilo, tutti sono in gioia.

[…] è lui che fa divenire pieni i magazzini,

che fa larghi i granai, che dà qualcosa ai poveri,

che fa crescere gli alberi secondo il desiderio di ognuno […].

Efflusso che disseta i campi e rende forte tutta la terra,

è lui […] che crea gli alimenti in modo che non è superato […]

è la forza di ogni essere esistente, non c’è chi viva senza di lui,

si vestono gli uomini secondo che sono inondati i loro campi:

è lui che dà gli alimenti con il suo lavoro,

che opera per (preparare) la cena che ama i campi […]

non c’è chi si abbeveri d’argento, non si mangia il vero lapislazzuli:

l’orzo è invece il prodotto pregiato. […]

Quando (il Nilo) monta nella città, gli affamati si saziano

coi prodotti della campagna […].

Si offre (anche) a ogni dio, come si fa al Nilo,

con incenso buoi e capre, e volatili in olocausto.

E. Bresciani, Letteratura e poesia dell’antico Egitto, Einaudi, Torino 2007


STUDIO CON I TESTI
  • Quali prodotti agricoli vengono citati nell’inno?
  • Perché la gente gioisce quando il Nilo comincia ad alzarsi?
  • Perché si dice che il Nilo “rende forte tutta la terra”?
  • Chi ha creato il Nilo secondo l’inno?
  • In che modo le popolazioni egizie ringraziano il Nilo per i suoi doni?

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L’abbondanza di cereali e il ruolo dei magazzini

Come tutti i prodotti deperibili, i cereali che non venivano consumati immediatamente per l’alimentazione dovevano essere conservati in luoghi adatti, i magazzini, al riparo soprattutto dall’umidità e dai roditori. Queste riserve alimentari garantivano la disponibilità di cibo anche durante le stagioni in cui i campi erano improduttivi; risultavano inoltre fondamentali per prevenire carestie dovute, per esempio, a condizioni atmosferiche e climatiche sfavorevoli, che potevano ridurre temporaneamente la quantità di acqua dei fiumi limitando, di conseguenza, la produttività dei terreni.

La crescita della popolazione

L’abbondanza di cereali comportava una serie di conseguenze positive che, in una sorta di circolo virtuoso, favorivano a loro volta l’aumento della produzione agricola. La maggiore quantità di cibo permetteva di nutrire meglio la popolazione: mangiando cibi più sostanziosi e in quantità maggiori, ci si ammalava meno frequentemente e si viveva più a lungo. Inoltre, l’aumento della popolazione dovuto alle nuove nascite non era frenato dalla mancanza di risorse alimentari. In virtù di questi elementi, la popolazione egizia conobbe un notevole sviluppo demografico. L’incremento demografico si traduceva poi in una maggiore disponibilità di lavoratori per le opere idrauliche e per la coltivazione dei campi. Grazie a questa abbondanza di manodopera in pochi decenni la produzione di cereali e di conseguenza le scorte nei magazzini erano destinate ad aumentare ulteriormente.

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Mercanti e pastori

Non tutti i cereali immagazzinati venivano però consumati per l’alimentazione. Le eccedenze alimentari erano utilizzate come forma di pagamento per gli artigiani in cambio dei beni da loro prodotti, come attrezzi agricoli o armi, oppure potevano essere scambiate con merci di cui vi era scarsità. Per esempio, alcune materie prime come legname e metalli, necessarie alla realizzazione di utensili impiegati nelle attività quotidiane, erano difficilmente reperibili. L’approvvigionamento di questi beni avveniva quindi per via commerciale, attraverso i contatti con le comunità nomadi. D’altra parte, i popoli nomadi vivevano di un’economia per lo più fondata sulla pastorizia e tra i cibi da loro più ricercati vi erano proprio i cereali, che potevano ottenere dalle comunità stanziali. In virtù del loro elevato valore alimentare, i cereali erano considerati molto preziosi e garantivano scambi favorevoli a chi li possedeva: attraverso le attività commerciali, quindi, gli Egizi si arricchirono notevolmente.

I commerci di lunga distanza

Tra il IV e il II millennio a.C., i rapporti commerciali tra le comunità sedentarie e i popoli nomadi che vivevano ai loro confini divennero sempre più frequenti e proficui. I villaggi si trasformarono in ricche e fiorenti città, che allargarono gli scambi ben al di là dei loro territori. Nella loro espansione, i mercanti del Vicino Oriente si spinsero probabilmente fino al mar Mediterraneo da una parte e all’oceano Indiano dall’altra, dando vita a commerci di lunga distanza.

Oltre ai trasporti via fiume e via terra, iniziarono così anche i viaggi per mare, che avrebbero svolto un ruolo fondamentale nella storia dell’umanità dei secoli seguenti. Grazie ai commerci di lunga distanza, i mercanti si procuravano i beni assenti nei loro territori ed estendevano la loro influenza commerciale su vasti spazi. Anche se non portò a un vero e proprio dominio territoriale, poiché le popolazioni con cui entravano in contatto rimasero politicamente indipendenti, la forza commerciale egizia favorì di fatto una supremazia di questa civiltà sulle regioni che i suoi mercanti raggiunsero.

Le razzie dei popoli nomadi

I rapporti con le popolazioni nomadi non erano sempre pacifici e basati sullo scambio commerciale. Accadeva che le ricche città subissero scorribande e razzie da parte di queste popolazioni. Finché le civiltà fluviali furono in grado di mantenere la propria supremazia economica e territoriale, queste brevi invasioni vennero facilmente respinte. Quando però entrarono in crisi, in seguito a periodi di carestia o perché le risorse del territorio non erano più sufficienti a sfamare la popolazione in continuo aumento, i popoli nomadi infittirono le scorrerie, fino a imporre il loro dominio.

IN SINTESI

Il Nilo

  • Corso alimentato da due affluenti (Nilo Bianco e Nilo Azzurro)
  • Inondazioni prevedibili che lasciano sul terreno il limo fertilizzante
  • Importante via di comunicazione tra i territori a nord e quelli a sud

La valle del Nilo

  • Nell’alto Egitto coltivazioni lungo le sponde del Nilo
  • Nel basso Egitto fertile pianura originata dal delta del Nilo
  • Il deserto a est e ovest del fiume fornisce una protezione naturale contro le invasioni

Conseguenze dell’abbondanza di cereali

  • Crescita della popolazione
  • Maggiore disponibilità di manodopera
  • Numerosi scambi commerciali per ottenere materie prime

GUIDA ALLO STUDIO
  • Quali erano le principali caratteristiche del corso del fiume Nilo?
  • Quali erano le caratteristiche ambientali comuni alla Mesopotamia e all’Egitto? In che cosa invece si differenziavano?
  • Qual è stato il ruolo del deserto nello sviluppo della civiltà egizia?
  • Perché fino al Neolitico il Nilo poteva essere percorso solo da sud a nord?
  • Su quali risorse si basava la civiltà egizia?
  • Dove venivano conservati i cereali? Perché?
  • Quali conseguenze demografiche derivarono dall’abbondanza di cibo?
  • Quali relazioni si stabilirono con i popoli nomadi?
  • Quali materie prime scarseggiavano in Egitto?
  • Fino a quali località si spinsero i mercanti del Vicino Oriente?

Tempo, spazio, storia - volume 1
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Dalla Preistoria alla crisi di Roma repubblicana