Palestra di scrittura

L IDEA IN PI Possibili e no. Raccontare nelle interviste All inizio dell unità abbiamo ricordato che raccontare significa riferire fatti e parole per iscritto e a voce. Talvolta i racconti a voce possono essere trasformati in racconti scritti, come quando si trascrivono, con gli opportuni accorgimenti, fatti e parole riferiti da qualcuno che risponde a un intervista. il metodo utilizzato nei suoi libri-reportage dalla scrittrice bielorussa Svetlana Aleksievic , vincitrice del premio Nobel per la letteratura nel 2015. La Aleksievic riporta nei suoi libri le parole di chi ha vissuto fatti importanti come le persecuzioni staliniane e la caduta dell URSS. Il suo intento, infatti, come si legge per esempio nella presentazione del volume Tempo di seconda mano, è «far raccontare a donne e uomini, protagonisti vittime e carnefici, un dramma corale, quello delle piccole persone coinvolte dalla grande Utopia comunista . La scrittrice è stata premiata col Nobel per la letteratura perché i giudici hanno apprezzato la sua «polifonica scrittura nel raccontare un monumento alla sofferenza e al coraggio dei nostri tempi . Un altro caso è quello del programma radiofonico Le interviste impossibili, andato in onda su Radio 2 tra il 1973 e il 1975: intellettuali dell epoca fingevano di trovarsi a intervistare intellettuali di epoche passate; i loro testi erano recitati da loro stessi e da un attore. Le interviste impossibili è dunque partito come testo scritto, è diventato testo recitato-orale ed è tornato testo scritto dentro un libro che raccoglie tutte le interviste, a cura di Lorenzo Pavolini, scrittore che lavora in radio da molti anni. Esercizio 1 Ecco un passaggio tratto dal libro Tempo di seconda mano di Svetlana Aleksievic . La voce è di Anna M., architetto che all epoca dell intervista (2013 circa) ha 59 anni. L autrice ha riprodotto fedelmente parole e pause (rese con i tre punti di sospensione), facendo attenzione a conservare non solo la veridicità del testo, ma anche la sua scorrevolezza nella lettura. La pagina che ti proponiamo racconta le persecuzioni subite dalla famiglia di Anna M. Leggila e trasforma sul quaderno il testo in un racconto in terza persona. Mio padre è stato arrestato nel Trentasette. Lavorava nelle ferrovie. La mamma brigava, correva da ogni parte protestando l innocenza del marito, sostenendo che si trattava di un errore. Si era dimenticata di me. Quando se ne è ricordata, ha cercato di togliermi di mezzo ma era ormai troppo tardi. Ha trangugiato delle porcherie ha fatto un bagno nell acqua bollente E e così sono nata prematura. Ma sono sopravvissuta. Non so perché, ma nella vita mi sarebbe capitato molte volte. Di sopravvivere. Ben presto hanno arrestato anche mia madre e me con lei, visto che non potevano lasciarmi da sola nell appartamento, avevo quattro mesi. La mamma aveva fatto in tempo a mandare le mie due sorelle maggiori al villaggio dalla sorella di mio padre, ma è arrivata una lettera dell NKVD1 in cui si intimava di riportare le bambine a Smolensk. Le hanno fermate subito al loro arrivo alla stazione: «Le bambine verranno trasferite in un orfanotrofio. Così magari diventeranno delle brave komsomoliane .2 Non ci hanno mai dato il loro indirizzo. Quando le abbiamo ritrovate, erano già sposate e avevano figli Molti, molti anni dopo Nel lager sono vissuta con mia madre fino ai tre anni. La mamma mi avrebbe poi raccontato che molti bambini piccoli morivano. In inverno mettevano i bambini morti in grandi barili e ce li lasciavano fino alla primavera. In balia dei ratti. In primavera si provvedeva alla sepoltura di quel che rimaneva. 1. NKVD: polizia segreta russa, responsabile di tutte le strutture di detenzione, tra cui i campi di lavoro forzati, i Gulag, come anche della polizia ordinaria. 2. komsomoliane: aderenti all Unione comunista della gioventù, organizzazione giovanile del partito comunista bolscevico sorta nell ottobre 1917, che comprendeva precedenti unioni giovanili marxiste. 74

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