Palestra di scrittura

Verso la prima prova d esame 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 240 sulla faccia della grande, che le tirava da sotto orribilmente un occhio, scoprendone tutto il bianco, fin quasi a farlo schizzar fuori. Era stato forse per quel colore dei capelli, per quell occhio cosi tirato. Perché poi s era saputo che il torto era della grande che voleva fare alla piccola una soperchieria, approfittandosi della gracilità di lei, malatina, come s era visto bene dal suo visino smunto affilato, che li per terra, tra il sangue, era sembrato di cera, una pietà, quel nasino, quella boccuccia, tutte quelle lentiggini. Nessun dubbio che nella zuffa avrebbe avuto lei, infine, la peggio. E lui con quel chiodo l aveva uccisa. Ora, dopo l interrogatorio, ascolta, curvo sulla seggiola, e con una cupa maraviglia negli occhi, le mani gracili sui ginocchi, segnate da graffii che forse lui stesso s è fatti senza saperlo. Ascolta le ragioni che gli altri escogitano per spiegare il suo atto. La sua maraviglia è che possano esser tante, queste ragioni, mentre lui non sa vederne nemmeno una; tante, e tutte parer vere e probabili sia quelle escogitate in suo favore, sia quelle contro di lui. Ma si , pajono vere e probabili anche a lui, se si lascia prendere però a considerarle come un costrutto di ingegnose supposizioni e invenzioni non propriamente riferibili a lui e al suo atto; altrimenti no; talune lo farebbero persino ridere, se non si sentisse trattenuto dallo sbigottimento e da un altra cosa che gli tengono sotto gli occhi, sul tavolino del giudice: il chiodo, la cui ruggine s è tinta d un rosso più cupo; e da un altra cosa ancora, più terribile di tutte, che lui si tien nascosta nel più profondo del cuore, quasi debba provarne vergogna. Ma non è vergogna. spavento. E trema al solo pensiero che possa essere scoperta. Una disperata pietà, uno sconsolato amore che gli è nato e a mano a mano cresciuto per LEI, che solo adesso è venuto a sapere che si chiamava Betty; cosi soltanto, Betty; perché cosi soltanto di nome era conosciuta; e nessuno infatti è venuto a presentarsi per lei. Con questo sentimento segreto, che lo cuoce, non gli importa se coloro che parlano offendono la verità, e dicono cose contro di lui; anzi n è contento perché ogni cosa ingiusta che dicono gli dimostra sempre più che vera è invece soltanto quell altra a cui nessuno vuol credere, di quel chiodo cioè caduto apposta e di Betty e dell altra ragazza che, proprio mentre lui svoltava dalla strada, si erano azzuffate ugualmente apposta perché lui da quella loro zuffa trascinato a menar le mani, senza più pensarci armato di quel chiodo, commettesse la feroce ingiustizia d uccidere una innocente. E non è vero, Betty, dei tuoi capelli; che i tuoi capelli rossi non erano belli. Erano belli, erano belli e ti stavano bene. E che importa che sul visino affilato abbia tutte quelle lentiggini? Se aprissi gli occhi che non t ho nemmeno visti! Ah, fosse avvenuto il miracolo che tu, là per terra, fra tutto quel sangue, per far passare a tutti lo spavento, d improvviso scoprissi la furbizia di due occhietti vispi. Ma non è avvenuto questo miracolo. Gli occhietti te li ho visti soltanto chiusi, per sempre. Forse, malatuccia, non potevi più averli vispi. Non importa, non importa: aprili, aprili, Betty, e sorridi. Forse ti manca qualche dentino; non li avrai ancora rimessi tutti; non importa, sorridi. Ma queste labbra bianche, queste labbra bianche; bisogna lavare subito tutto questo sangue. Insulto epilettico? Chi dice insulto epilettico? Lo dicono per lui, e spiegano i sintomi del male. Ma lui è sicuro di non aver mai provato nulla di simile. Può darsi che sia affetto di quel male senza saperlo,

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