Palestra di scrittura

Verso la prima prova d esame 15 La via fatta, il trascorso dolore m accenna col tacito dito: improvvisa, con lieve stridore, discende al silenzio infinito. COMPRENSIONE E ANALISI 1 Fai la parafrasi del testo. 2 Quale funzione ha il titolo della poesia rispetto al contenuto del testo? 3 Quale figura retorica viene attivata dal poeta nella descrizione della felicità? 4 Quali momenti del giorno vengono individuati nella poesia? Di quali momenti della vita umana possono essere ritenuti metafora? possibile affermare che la vita umana, a sua volta, è assimilata dal poeta a un inseguimento fallito della felicità? Perché? 5 Quali quartine del testo raccontano atti e gesti della felicità? Quali quelli del poeta? Che significato ha, secondo te, questa scelta? 6 Individua le ripetizioni di parole presenti nelle ultime due quartine e spiega il significato di questa strategia retorica, anche in base alle tue conoscenze delle caratteristiche stilistiche e metriche della poesia di Pascoli. 7 Durante l inseguimento, i due personaggi della poesia non parlano. Uno di loro, però, provoca dei suoni e dei rumori: quali? INTERPRETAZIONE Sulla base dell analisi condotta, sviluppa un commento sul significato complessivo della poesia. Soffermati in particolare su a la collocazione della poesia all inizio della sezione Elegie di Myricae e il possibile significato di questa scelta da parte del poeta; b l idea di felicità che traspare dal testo e il processo dell inseguimento, facendo confronti anche con altre opere e pensieri di altri autori. Se vuoi, per quest ultimo punto, puoi richiamare la poesia Movimento di Aldo Palazzeschi: «Io vo tu vai si va / Ma non chiedere dove / ti direbbero una bugia: / dove non si sa. / E è tanto bello quando uno va. / Io vo tu vai si va / perché soltanto andare / in un mondo di ciechi / è la felicità . Puoi far riferimento anche a questo testo di Eugenio Montale, tratto dalla prima raccolta dell autore, Ossi di seppia: «Felicità raggiunta, si cammina / per te sul fil di lama. / Agli occhi sei barlume che vacilla, / al piede, teso ghiaccio che s incrina; / e dunque non ti tocchi chi più t ama. // Se giungi sulle anime invase / di tristezza e le schiari, il tuo mattino / è dolce e turbatore come i nidi delle cimase. / Ma nulla paga il pianto del bambino / a cui fugge il pallone tra le case . 198

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