Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi

DENTRO IL TESTO I contenuti tematici L esclusione dalla gioia La visione di un notturno dominato dalla luce lunare è improvvisamente interrotta dal pensiero di una figura femminile, invocata con il possessivo mia (v. 4) e dunque implicitamente oggetto d amore. A lei, che dorme serena, ignara di aver aperto nel cuore del poeta una ferita dolorosa, si contrappone l io lirico, portato crudelmente dalla natura a provare il desiderio amoroso ma reso, dalla stessa natura, incapace di realizzarlo. Il confronto accentua la drammatica consapevolezza del proprio destino esistenziale: a differenza della donna, che sta sognando gli svaghi e gli incontri con gli altri giovani come lei (vv. 18-20), egli si trova irrimediabilmente escluso dal novero di quei fortunati (non io, non già ch io speri / al pensier ti ricorro, vv. 20-21), «dove la ripetizione del pronome personale e della negazione, e le pause nel verso, sottolineano il sentimento di esclusione provato dal soggetto (Bazzocchi). Come nell Ultimo canto di Saffo ( T7, p. 60), il disinganno amoroso e la convinzione di essere perseguitati dalla natura si trovano dunque sullo stesso piano. La fuga del tempo Tuttavia lo sfogo emotivo del poeta passa presto dalla sfera personale e dalla condizione individuale a una riflessione più ampia sul mondo e sulla vita umana in generale. Come nell Infinito ( T9, p. 68), una percezione sonora (odo non lunge il solitario canto / dell artigian , vv. 25-26), una di quelle che vengono definite «vaghe nello Zibaldone, acuisce in Leopardi il dolore per lo scorrere del tempo che non lascia traccia. Il giorno di festa è destinato a finire come tutti gli altri nel grigiore dell oblio: allo stesso modo perfino le imprese degli antichi e la loro fama vengono cancellate dal silenzio del presente (Tutto è pace e silenzio, e tutto posa / il mondo, e più di loro non si ragiona, vv. 38-39). Infelicità personale e universale Registro filosofico e registro soggettivo paiono intrecciarsi fino alla fine in un discorso senza soluzione di continuità. L esperienza più intima del poeta si inserisce nella riflessione sulla caducità universale delle cose, sull esito della Storia umana e sull inevitabile decadere di ogni civiltà. Così non appare incongruo il fatto che, in conclusione dell idillio, Leopardi torna a illuminare il proprio io, aprendo lo spazio della memoria. Rievocando il passato e la prima età, quando attendeva con l urgenza dell infanzia il giorno festivo, egli ricorda il dolore provato di notte dinanzi all impietoso tramonto delle illusioni e delle speranze. In quel tempo remoto della fanciullezza, un secondo canto, lontano e indistinto (ed alla tarda notte / un canto che s udia per li sentieri / lontanando morire a poco a poco, / già similmente mi stringeva il core, vv. 43-46), suggellava ed enfatizzava, con perfetta circolarità, la coscienza dell illusione e dell infelicità: la sensazione dell indefinito, che per Leopardi fa scattare la sensazione del piacere, si rovescia qui nel tragico presagio di un irreparabile destino di sofferenza. Janos Janko, La bella del villaggio invitata alla danza, XIX secolo. Budapest, Galleria Nazionale Ungherese. 76

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