Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi

I contenuti tematici Un amaro confronto Il testo presenta una struttura lineare, nella quale si dipana il confronto tra l io lirico e il passero, a cui il poeta si rivolge come se fosse un interlocutore reale. Nella prima strofa, esso viene descritto mentre, all ora del tramonto, dall alto del campanile del villaggio diffonde il proprio canto armonioso sul paesaggio circostante, senza partecipare ai voli giocosi degli altri uccelli, uniti invece in una allegra comunità. Nella seconda l autore si sofferma sulla propria condizione, cogliendo la somiglianza tra il comportamento solitario del passero e il proprio (Oimè, quanto somiglia / al tuo costume il mio!, vv. 17-18). Anch egli, infatti, non condivide la gioia dei suoi coetanei, i loro svaghi e divertimenti: mentre i giovani del paese si incontrano nelle strade per trascorrere in spensierata compagnia il giorno di festa, il poeta si aggira da solo nella campagna, estraneo al sollazzo, al riso (entrambi al v. 18) e all amore (v. 20), che pure dovrebbero allietare la sua età. La terza e ultima strofa evidenzia però la profonda differenza tra l ignara natura del passero e la propria consapevolezza di uomo: il comportamento del passero, privo di memoria e di coscienza, è conforme alla sua indole e al suo istinto e pertanto non gli susciterà rimpianti; la scelta del poeta, invece, lo condurrà a un amaro e doloroso pentimento quando vedrà cadere le illusioni e non gli sarà più possibile riempire l esistenza di affetti e speranze. Il motivo della solitudine Il tema dell esclusione dalla felicità altrui, nonché della propria insanabile solitudine appare spesso nell opera poetica leopardiana (è presente, tra l altro, negli idilli La sera del dì di festa, T10, p. 74, e La vita solitaria) ed è ribadita anche nello Zibaldone (in una nota del 1823 Leopardi si descrive come «misantropo di se stesso ). Anche nell epistolario è possibile trovare traccia di questo stato, paradossalmente odiato e contemporaneamente ricercato. In una lettera a Giovan Pietro Vieusseux datata 4 marzo 1826, il poeta scrive: «La mia vita, prima per necessità di circostanze e contro mia voglia, poi per inclinazione nata dall abito [abitudine] convertito in natura [trasformata in disposizione naturale] e divenuto indelebile, è stata sempre, ed è, e sarà perpetuamente solitaria . Le fonti di un motivo autobiografico Il riferimento al passero solitario per esprimere questa costante esistenziale trae spunto da una serie di modelli poetici, colti e popolari, che Leopardi rielabora nella sua originale rappresentazione autobiografica. Nella Bibbia, e precisamente al Salmo 101, si legge di un uccello solitario e sperduto sui tetti (passer solitarius in tecto), un espressione ripresa da Petrarca nel Canzoniere, 226 («Passer mai solitario in alcun tetto / non fu quant io , vv. 1-2). Reminiscenze letterarie a cui si aggiungono fonti più umili, come quella costituita da uno strambotto marchigiano, senz altro noto al poeta: «Passero solitario ben tornato! / mi ritrovi a cantar al luogo antico / e canto ognor come uno sventurato, / dagli altri uccelli io sono tradito . Musicalità e vaghezza Le scelte stilistiche Rispetto alle poesie precedenti (come le canzoni filosofiche, tra cui l Ultimo canto di Saffo, T7, p. 60), con gli idilli il pensiero e la riflessione dell autore abbandonano il linguaggio letterariamente sostenuto e retoricamente elaborato, a favore di uno stile più immediato. Se la prima strofa è percorsa da un tono lieve e dolce, nelle due successive tornano accenti mesti e meditativi, attenuati però dalla musicalità dei versi. Inoltre le scelte lessicali contribuiscono a creare un atmosfera indefinita (antica, v. 1; erra, v. 4; rimota, v. 37; lontani, v. 41), anche se in chiusura del canto l incupirsi dell argomentazione richiede vocaboli più aspri (vecchiezza, v. 50; impetro, v. 52; noioso e tetro, v. 55; sconsolato, v. 59). 66 / GIACOMO LEOPARDI

Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi
Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi