Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi

5 10 15 20 25 30 35 dilettoso dell imitazione, il quale è tanto essenziale che tolto via, si può dire che il diletto poetico parte si riduca alla metà, parte al niente. E in oltre imitando la poesia massime4 romantica infinite cose che in natura non solamente non dilettano anzi molestano, né possono dilettare altrimenti che imitate,5 il metterci queste cose avanti agli occhi non tanto imitate quanto vere, non è né bizzarria, né gusto singolare, né stranezza di opinioni, né fierezza né altro, ma pura e pretta6 ignoranza, e grossezza di cervello.7 Credono i romantici che l eccellenza della imitazione si debba stimare solamente secondoch ella8 è vicina al vero, tanto che cercando lo stesso vero, si scordano quasi d imitare, perché il vero non può essere imitazione di se medesimo. Ma l imitare semplicemente al vivo, e del resto comeché sia,9 non è pur cosa facile ma triviale: imita ciascuno di noi tutto giorno,10 imita il volgo principalmente, imitano le bertucce,11 imitava quel buffone di Fedro quanto si può dire al naturale il grugnito del porco.12 Ma che maraviglia deriva da questa sorta13 d imitazioni? e quindi che diletto? Se la sentenza dei romantici fosse vera, andrebbe fatto molto più conto delle balie che dei poeti, e un fantoccio vestito d abiti effettivi con parrucca, viso di cera, occhi di vetro, varrebbe assai più che una statua del Canova o una figura di Raffaello. [ ] Ed io vedo, per esempio, che appresso i poeti antichi s incontrano molto di rado quei troncamenti e quelle interruzioni e sospensioni che i moderni fanno a gara di seminarle da per tutto, empiendo le pagine di lineette o di punti; perché stimavano che il vero nella poesia non si dovesse introdurre ma imitare, e che l imitare in guisa14 troppo facile, e uscire dalle leggi ordinarie della poesia non accrescesse il diletto ma lo scemasse. Talmente che paragonando la poesia loro a quella statua o figura dipinta ch io dicea15 poco sopra, la poesia romantica, la quale imita il calpestio de cavalli col trap trap trap, e il suono de campanelli col tin tin tin,16 e così discorrendo, si può molto acconciamente17 rassomigliare a quel fantoccio, o volete a un burattino che ha la mobilità da vantaggio. Che se l evidenza sola va cercata nelle imitazioni, perché non dismettiamo18 del tutto questa materia disadattissima delle parole e dei versi, e non ci appigliamo a quella scrittura di certi barbari ch esprime i concetti dell animo con figure in vece di caratteri? anzi perché ciaschedun poeta in cambio di scrivere non inventa qualche bella macchina la quale mediante diversi ingegni metta fuori di mano 4 massime: soprattutto. 5 altrimenti che imitate: se non quando sono imitate. 6 pretta: semplice. 7 grossezza di cervello: grossolanità. 8 secondoch ella: nell ipotesi in cui essa (l imitazione). 9 del resto comeché sia: come capita, senza nessuna attenzione. 10 tutto giorno: in continuazione. 11 le bertucce: scimmie selvatiche, abili, secondo il giudizio comune, nell imitare le movenze e gli atteggiamenti dell uomo. 12 quel buffone porco: Leopardi si riferisce a una favola (Il buffone e il contadino) di Fedro (I sec. d.C.), in cui un buffone imita il verso di un maiale. 46 / GIACOMO LEOPARDI 13 sorta: tipo. 14 guisa: modo. 15 ch io dicea: a cui accennavo. 16 trap trap trap tin tin tin: Leopardi al- lude alle onomatopee presenti in Lenore (Eleonora), una famosa ballata del poeta tedesco Gottfried August B rger (17471794), tradotta in italiano da uno dei massimi difensori della letteratura romantica, Giovanni Berchet. 17 molto acconciamente: molto bene, nel modo corretto, con precisione. 18 dismettiamo: lasciamo perdere. Le parole valgono buffone Anticamente con il termine buffa si indicava una burla, uno scherzo: da qui la parola buffone, che nel Medioevo e nel Rinascimento designava l uomo, spesso fisicamente deforme, che aveva il compito di rallegrare con i suoi lazzi i signori, dei quali poteva anche essere un influente consigliere («buffone di corte ). Per estensione, oggi, si merita questo appellativo non proprio lusinghiero chi scherza volentieri intorno a cose serie oppure si comporta in modo ridicolo, agendo con incostanza e leggerezza anche quando sarebbe meglio evitarlo: «Non è il momento di fare il buffone . «Essere il buffone della compagnia : che cosa si intende dire con questa espressione?

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