Il magnifico viaggio - Giacomo Leopardi

175 180 185 scheduna serve continuamente all altra, ed alla conservazione del mondo; il quale sempre che cessasse o l una o l altra di loro, verrebbe parimente in dissoluzione. Per tanto risulterebbe in suo danno se fosse in lui cosa alcuna libera da patimento. Islandese Cotesto medesimo odo ragionare a tutti i filosofi. Ma poiché quel che è distrutto, patisce; e quel che distrugge, non gode, e a poco andare è distrutto medesimamente; dimmi quello che nessun filosofo mi sa dire: a chi piace o a chi giova cotesta vita infelicissima dell universo, conservata con danno e con morte di tutte le cose che lo compongono? Mentre stavano in questi e simili ragionamenti è fama che sopraggiungessero due leoni, così rifiniti e maceri dall inedia,60 che appena ebbero forza di mangiarsi quell Islandese; come fecero; e presone un poco di ristoro, si tennero in vita per quel giorno. Ma sono alcuni che negano questo caso, e narrano che un fierissimo61 vento, levatosi mentre che l Islandese parlava, lo stese a terra, e sopra gli edificò un superbissimo mausoleo62 di sabbia: sotto il quale colui disseccato perfettamente, e divenuto una bella mummia, fu poi ritrovato da certi viaggiatori, e collocato nel museo di non so quale città di Europa. 60 così rifiniti e maceri dall inedia: così esausti e indeboliti dalla fame. 61 fierissimo: violentissimo. 62 mausoleo: monumento funebre. DENTRO IL TESTO L interpretazione personale di una fonte letteraria L Islandese simbolo dell umanità I contenuti tematici In ossequio al principio di varietà che domina in tutta la raccolta, il protagonista di questa operetta non è un personaggio mitico né favoloso né storico né reale, bensì un uomo sco nosciuto, identificato solo dal paese di provenienza da cui è scappato per sfuggire all a zione della natura. Lo spunto venne a Leopardi probabilmente da un opera di Voltaire, la Storia di Jenni, nella quale un ateo, per dimostrare l inesistenza di Dio, descrive i mali che affliggono l umanità, portando a esempio il gelo che attanaglia la remota Islanda. L inter locutore, però, opponeva a questo punto di vista le ragioni del deismo, ovvero di una con cezione razionale della divinità come ente ordinatore dell universo; Leopardi invece propo ne una concezione della vita radicalmente materialistica, nella quale la natura, indifferente al bene del singolo, appare come la causa prima della sua sventura. Dopo un lungo vagabondare, l Islandese incontra infatti proprio la personificazione del la natura, sotto la forma statuaria di una donna gigantesca che gli rivolge alcune doman de per conoscere le ragioni della sua fuga affannosa. Ne scaturisce un dialogo surreale, in cui l autore esprime il nucleo fondamentale della propria filosofia, riassumibile nel concet to che l uomo non è stato creato per essere collocato al centro del mondo. A nulla servo no i suoi tentativi non già di cercare un impossibile felicità, ma almeno di vivere una vita oscura e tranquilla (rr. 3435) isolandosi e allontanandosi dalla società: lo stato di natura, in cui trascorrere un esistenza libera e serena, si rivela come un utopia o una menzogna; il viaggio o la fuga non possono soddisfare il desiderio di conoscere una realtà diversa da quella che si manifesta, puntualmente, a tutti gli uomini in tutte le regioni del mondo. Si può sfuggire forse ai mali causati dagli altri uomini, ma non a quelli provocati dalla natu ra, che tormenta l uomo e lo strazia in mille modi, pur non volendolo, ma semplicemente garantendo il ciclo generale della produzione e della distruzione o attraverso le sue nor mali manifestazioni, connesse con gli eventi meteorologici e l avvicendarsi delle stagioni. L AUTORE / 145

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